Per le vendite di moda e pelletteria di Lvmh è il peggior trimestre dal 2020 quello che si è appena concluso. A pesare è ancora il crollo della domanda da parte dei consumatori cinesi. Nella regione che include Pechino le vendite sono infatti diminuite del 16%.
Oggi le azioni del gruppo – che in base alle misure previste per risanare le finanze pubbliche francesi si aspetta di pagare fino a 800 milioni di euro di tasse aggiuntive l’anno prossimo – sono scese fino al 7,5% nelle contrattazioni di Parigi, portando il calo di quest’anno al 21% e l’odierno crollo delle azioni del lusso ha cancellato l’equivalente di circa 33 miliardi di dollari dal valore di mercato di quattro titoli chiave europei: Lvmh, Hermes, Richemont e Kering.
VENDITE IN CALO (NON SOLO IN CINA)
Gli analisti, secondo Bloomberg, si aspettavano un piccolo guadagno ma i ricavi organici dell’unità chiave del primo gruppo del lusso al mondo, i cui marchi includono Louis Vuitton e Dior, sono diminuiti del 5% nel terzo trimestre. Si è trattato della peggiore performance trimestrale dal secondo trimestre del 2020, quando il mondo si è fermato a causa della pandemia. Inoltre, nel complesso, le vendite di Lvmh sono diminuite del 3%, attestandosi a 19,08 miliardi di euro. Le ragioni sono da riscontrarsi nell’aumento dei prezzi e nell’incertezza economica. In questo caso, secondo Barclays, le stime del consensus prevedevano una crescita organica del 2%.
Per quanto riguarda la Cina in particolare, le vendite organiche nella regione in cui è compresa sono scese del 16% nel trimestre. Un cifra superiore alle attese e “una delusione per un gruppo che era stato tra i più resistenti di fronte al raffreddamento della domanda nel Paese”, afferma la testata economica, che aggiunge: “Anche le vendite in Giappone sono andate peggio del previsto, perché lo yen più forte ha colpito la spesa dei consumatori cinesi che si recavano lì per acquistare articoli di lusso. Pure i risultati negli Stati Uniti e in Europa sono stati deludenti”.
“L’aggiornamento commerciale del terzo trimestre di Lvmh non è riuscito a rassicurare, suggerendo che le tendenze sono in realtà più deboli di quanto temuto”, ha affermato JP Morgan.
GLI STIMOLI DI PECHINO BASTERANNO?
Pechino, intanto, ha intrapreso una serie di misure di stimolo affinché i suoi consumatori ricomincino a riacquistare non solo prodotti ma anche fiducia. Tuttavia, Bloomberg osserva che, dai primi segnali che emergono, questo non sembra avere un impulso significativo.
Non c’è “alcun miglioramento dei consumi di lusso dopo il recente cambiamento di politica macroeconomica”, ha dichiarato Citigroup in una nota basata sui controlli effettuati presso un centro commerciale di lusso nella Cina orientale durante le vacanze della Golden Week di questo mese. Per Piral Dadhania, analista di RBC Capital Markets, i risultati “indicano un rallentamento più pronunciato del previsto” .
Secondo Jean-Jacques Guiony, Chief Financial Officer di Lvmh, “la maggior parte dei nostri mercati si trova attualmente ad affrontare sfide economiche, compresa la Cina continentale”, dove “la fiducia dei consumatori è oggi tornata in linea con il minimo storico raggiunto durante il Covid”. Per Guiony al momento è difficile valutare il potenziale impatto delle misure cinesi sulla domanda, ma queste “dimostrano che [le autorità] stanno prendendo molto sul serio la questione”.
NON SOLO CRISI ECONOMICA
Ma ad affliggere le vendite dei marchi del lusso in Cina non è solo la crisi economica. Bloomberg segnala anche “gli alti tassi di restituzione e cancellazione sulle piattaforme di e-commerce, gli sconti più elevati, il boom del mercato grigio e la concorrenza più agguerrita delle alternative locali più economiche”.
E poi c’è anche chi aspetta di viaggiare per comprare in altri Paesi, tra cui l’Italia, dove gli stessi prodotti sono acquistabili a un costo inferiore.