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Popolare Bari, ecco come Visco (Bankitalia) sbologna di nuovo De Bustis

Che cos'ha detto il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, nell'intervista con il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, sulla Popolare di Bari, la Vigilanza e l'ex ad De Bustis. Ma i consumatori borbottano

Altro regalo sotto l’albero per Vincenzo De Bustis. Dopo il commissariamento – per lui inatteso – della Banca Popolare di Bari arriva oggi la presa di distanza esplicita del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che sceglie il Corriere della Sera per mettere in chiaro il ruolo e l’operato dell’istituzione che guida: Via Nazionale ha svolto il compito di vigilare in tutte le situazioni critiche del sistema del credito, anche nel caso dell’istituto pugliese, assicura il governatore dell’Istituto centrale. E all’indirizzo dell’ex amministratore delegato il numero uno di Palazzo Koch, riserva anche un paio di staffilate. Ecco tutti i dettagli.

BANKITALIA IN DISACCORDO CON LA NOMINA DI DE BUSTIS E IL PROBLEMA DELLE NORME SUI REQUISITI

La prima è relativa alla nomina di De Bustis quale amministratore delegato. “La scelta dei componenti degli organi sociali è di esclusiva responsabilità dell’azienda” risponde al direttore Luciano Fontana che gli domanda perché Bankitalia non ha rintuzzato il ritorno al vertice di De Bustis, “già molto contestato”. “La Banca d’Italia – prosegue Visco – verifica la sussistenza in capo ai singoli esponenti dei requisiti previsti dalla legge”.

E qui si apre un problema perché “il nuovo regime europeo sui requisiti degli amministratori bancari – che concede discrezionalità alle autorità di vigilanza – è stato recepito nell’ordinamento italiano, ma entrerà in vigore solo dopo l’emanazione delle norme attuative da parte del ministero dell’Economia e delle Finanze. La Banca d’Italia ha segnalato – pubblicamente e ripetutamente – l’importanza di questa materia”. Dunque, “le regole attuali non ci consentono di intervenire, esercitando discrezionalità, al di fuori dei confini normativi”.

Palazzo Koch può però ricorrere alla moral suasion e nel caso della Popolare di Bari – e Visco si toglie il primo sassolino – “ha espresso chiaramente al presidente del consiglio di amministrazione la proprie perplessità sull’opportunità del rientro dell’ingegner De Bustis tre anni dopo che aveva lasciato la banca”.

LA SICUMERA DI DE BUSTIS

Evidentemente questi echi non erano giunti alle orecchie di De Bustis – o forse erano opportunamente chiuse – visto che il commissariamento della Popolare pugliese – con l’arrivo a Bari della vigilanza di Via Nazionale – è stato deciso il 13 dicembre. Solo pochi giorni prima l’ad, in un’intervista sempre al Corriere della Sera, si era quasi proposto come commissario in pectore della banca e annunciava un’azione di responsabilità contro i vecchi dirigenti. “In questi ultimi tre o quattro anni di mala gestione hanno prevalso vere e proprie patologie – diceva De Bustis -, con un processo decisionale concentrato in un’enclave ristretta che ha tenuto il vecchio consiglio d’amministrazione e il collegio sindacale all’oscuro di quanto avveniva. I verbali del comitato crediti erano addomesticati, non veritieri, redatti ad uso e consumo di quella enclave”. L’azione di responsabilità proposta dall’ad – che in ambienti bancari, scriveva Start Magazine, era spiegata con “la miglior difesa è l’attacco” – è stata votata in una riunione del board giovedì 12 dicembre: il consiglio d’amministrazione ha dato mandato a un revisore di approfondire l’operazione in vista dell’assembla del 2020. Mossa inutile.

IL COINVOLGIMENTO IN INDAGINI GIUDIZIARIE GIA’ AI TEMPI DELLA NOMINA

Peraltro l’ex numero uno della Popolare di Bari – già direttore generale dello stesso istituto per circa 5 anni – pensava a far indagare gli altri quando egli stesso era già sotto inchiesta. Secondo La Repubblica, alla Procura di Bari ci sono quattro inchieste aperte sui vertici della banca che si sono avvicendati in questi anni. Le prime accuse risalirebbero addirittura al 2010 e da allora si starebbero setacciando fidi milionari concessi senza garanzie, bilanci “aggiustati”, titoli a rischio venduti a ignari contribuenti. L’ultima operazione sotto la lente dei magistrati è quella che riguarda il rafforzamento del capitale, tentato circa un anno fa – e voluto proprio da De Bustis – con una emissione obbligazionaria da 30 milioni di euro da far sottoscrivere a una società maltese.

IL GIUDIZIO NEGATIVO DI BANKITALIA SULL’AZIONE DEGLI ORGANI AZIENDALI

Nel corso dell’intervista odierna al Corsera, Visco chiarisce anche i motivi per cui si è deciso solo ora il commissariamento di una banca sottoposta a ispezioni già dal 2010. “Tutte le banche sono vigilate continuamente”, chiarisce il governatore, ma l’amministrazione straordinaria “può esser adottata solo quando ne ricorrano i termini definiti con precisione dalla legge”. Nel caso della Popolare di Bari, spiega Visco, “il commissariamento è stato disposto quando le perdite hanno ridotto i livelli dei capitale al di sotto dei minimi stabiliti dalle regole prudenziali. La discesa del capitale al di sotto dei minimi non si era registrata negli anni precedenti, nonostante le difficoltà della banca; è emersa solo a seguito dell’ultimo accertamento ispettivo effettuato nei mesi scorsi dalla Banca d’Italia”.

Ed ecco il secondo colpetto a De Bustis: “Abbiamo rilevato anche l’insufficiente azione degli organi aziendali in relazione alle criticità del contesto. Il loro scioglimento e la nomina dei commissari pongono le premesse per ripristinare condizioni di ordinata gestione aziendale, alla luce della disponibilità d’intervento manifestata dal Fondo interbancario e dal Mediocredito Centrale”.

Un salvataggio, del costo di 900 milioni di euro, che “deve avviare il rinnovamento della banca, mettendola in grado di tornare a sostenere famiglie e imprese. Il progetto sarà aperto ad altre banche che vorranno integrarsi in un nuovo intermediario finanziario dotato di dimensioni adeguate al nuovo contesto tecnologico e concorrenziale, al servizio dell’economia”.

LA VICENDA TERCAS

Guardando al passato, il governatore parla anche dell’“accusa” secondo cui il salvataggio di Tercas, la Cassa di Teramo commissariata nel 2012, è stato la merce di scambio per consentire a Popolare di Bari di superare il divieto di fare nuove acquisizioni. “Nell’estate del 2013 – ricorda Visco – la vigilanza ricevette una manifestazione di interesse per Tercas da parte di un’altra banca, che poi rinunciò nell’ottobre 2013. Alla fine dello stesso mese venne considerata la manifestazione di interesse dei vertici della Popolare di Bari, che poi decisero di realizzare l’operazione in base a una autonoma valutazione, negoziando e ottenendo dal Fondo interbancario di Tutela dei depositi il contributo ritenuto necessario per l’acquisizione. Naturalmente alla fine di un percorso si corre il rischio di emettere giudizi di autoassoluzione o di ragionare con il senno del poi; noi facciamo il massimo per tenere costantemente sotto controllo le diverse situazioni e valuteremo se ci siano stati errori anche da parte nostra”.

COSA SUCCEDERA’ ORA AI RISPARMIATORI

Guardando al futuro della Popolare di Bari, invece, Visco assicura che “l’intervento del Fondo interbancario e del Mediocredito centrale è volto a evitare scenari liquidatori e possibili perdite per i risparmiatori che detengono depositi e obbligazioni. Gli azionisti partecipano al capital di rischio: il piano industriale definirà la misura dell’aumento di capitale necessario, le modalità di realizzazione e il coinvolgimento degli attuali azionisti. Ricordo che sono decine di migliaia di persone: la Banca d’Italia negli anni scorsi ha accertato – dandone informazione alla Consob, che ha irrogato sanzioni – irregolarità nell’adeguatezza degli investimenti della clientela; di questo si dovrà tenere conto”.

MA IL CODACONS NON CI STA

Le parole del governatore non sono però piaciute al Codacons che parla di “vergognosa autoassoluzione che offende migliaia di risparmiatori coinvolti nella disastrosa gestione della Banca Popolare di Bari”. “Ancora una volta Banca d’Italia scarica qualsiasi responsabilità per il dissesto di una banca al quale hanno concorso operazioni autorizzate dallo stesso istituto – spiega l’associazione dei consumatori – e cerca di minimizzare le crisi bancarie avvenute nel nostro Paese, parlando di impatto dei salvataggi sul Pil solo dell’1% ma senza soffermarsi sui miliardi di euro dei piccoli investitori andati in fumo. Un film già visto con gli altri istituti di credito caduti in default nel nostro Paese e per i quali Bankitalia non ha svolto la dovuta attività di vigilanza”.

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