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Imprese Covid

Perché sbaglia chi sbraita contro le politiche del governo pro domanda vista la stagnazione in fieri

È probabile che misure di stimolo della domanda interna riescano a fornire risultati migliori del previsto. L’analisi di Giuseppe Liturri  (Terza parte dell’analisi; la prima parte si può leggere qui e la seconda parte qui) Tutti questi elementi inciderebbero negativamente sulle scelte di investimento delle imprese. Ma abbiamo già osservato che il primo è una…

(Terza parte dell’analisi; la prima parte si può leggere qui e la seconda parte qui)

Tutti questi elementi inciderebbero negativamente sulle scelte di investimento delle imprese. Ma abbiamo già osservato che il primo è una minaccia che si è già manifestata e sta rientrando senza apprezzabili effetti sui costi di finanziamento bancario, mentre il terzo è una minaccia che avrebbe già dovuto manifestarsi ma di cui si sono colti finora solo timidissimi segnali.

Riguardo al razionamento del credito bancario, Bankitalia dimentica di far notare che la insensata richiesta alle nostre banche di svalutare in fretta i crediti deteriorati continua ad aprire voragini nei loro conti, deprimendone, per questa via, la capacità di credito, e non certo per qualche modesta minusvalenza sui BTP in portafoglio, peraltro rapidamente recuperata nelle ultime settimane.

Bankitalia vuole forse farci sapere che ci sarà un ‘credit crunch’ nei prossimi mesi, non certo a causa dello spread sui BTP ma delle banche che andranno in difficoltà a causa delle politiche procicliche della Vigilanza Bce?

In conclusione, la riduzione della previsione di crescita del PIL è in gran parte attribuibile alla decrescita degli investimenti delle imprese in beni strumentali, a sua volta attribuibile al peggioramento del clima di fiducia ed al fattore ciclico della fine degli incentivi. Ma c’è un aspetto che tutti omettono: La fiducia delle imprese è in calo da inizio 2018, in perfetta sincronia con quanto sta accadendo in tutta Europa in conseguenza delle incertezze politiche a livello mondiale. E tutto questo mal si concilia col tentativo di utilizzare questi dati come una clava contro il Governo.

Può aver pesato sul deterioramento del clima di fiducia anche l’asfissiante coro dei media che ci raffigura sempre sull’orlo di un qualche baratro, amplificando a dismisura ogni evento, così come è accaduto anche per i dati di Bankitalia che ho qui commentato?

Fiducia ed aspettative sono la spina dorsale delle decisioni imprenditoriali ed un sistema informativo equilibrato e plurale che non punti solo ai titoli ma anche ai dettagli è necessario come non mai.

La fiducia e le aspettative sono erose in ogni caso da un fatto sostanziale. Dopo anni spesi all’insegna del facciamo come la Germania, ora ci si accorge che un rallentamento del commercio mondiale ci danneggia due volte: la prima, direttamente, con la diminuzione delle nostre esportazioni; la seconda, indirettamente, a causa della Germania che, prosperando sulla domanda mondiale, ora ne trasmette molto meno anche ai suoi fornitori più vicini, come noi.
E perché accade tutto questo? C’entra forse il modello di sviluppo tutto fondato sulla crescita delle esportazioni che sta rivelando i suoi limiti, essendo troppo esposto alla congiuntura mondiale? Tale modello ha come rovescio della medaglia una permanente deflazione interna con inevitabili effetti negativi su salari e consumi.

È allora probabile che misure di stimolo della domanda interna, ritenute sulla carta meno efficaci ai fini della crescita, riescano a fornire risultati migliori del previsto proprio perché destinate ad una platea di beneficiari che, dopo anni di ristrettezze, potrebbe rivelarsi sorprendentemente reattiva?

(3.fine; la prima parte si può leggere qui e la seconda parte qui)

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