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Risalita Pil

Perché le previsioni sul Pil sono molto ballerine. Parola della Banca d’Italia

Che cosa ha scritto davvero la Banca d'Italia a proposito di Italia, crescita e Pil nel suo ultimo Bollettino. L'approfondimento di Giuseppe Liturri

 

Occorre parafrasare il titolo del celebre film di Woody Allen ‘Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (ma non avete mai osato chiedere)” per presentare, mutatis mutandis, alcuni dettagli (in cui spesso si nasconde il diavolo) che risultano decisivi per comprendere cosa ha effettivamente scritto la Banca d’Italia, nel Bollettino pubblicato venerdì 18 gennaio.

CHE COSA CELA LA PREVISIONE SUL 2019

Quei dati, anzi un solo dato, quello della crescita prevista per il 2019, sono rapidamente diventati clava mediatica brandita da ogni parte politica ed i titolisti hanno fatto il resto. Tutti i commenti si sono concentrati sul dato di crescita del PIL previsto per il 2019, pari allo 0,6% contro l’1% previsto dal Governo nella legge di bilancio varata a fine dicembre.

I DUE ESTREMI MEDIATICI

Il tam tam mediatico si è polarizzato intorno a due estremi. Da un lato il ‘da tempo Bankitalia non ci prende’, accompagnato da maldestri sospetti sul tempismo di uscita dei dati avanzati da Di Maio. Dall’altro la improvvida previsione di una imminente manovra aggiuntiva per riequilibrare i conti, come se una minore crescita dovesse richiedere un minore stimolo da parte del bilancio pubblico, anziché, più plausibilmente, richiedere misure espansive. Entrambi francamente irricevibili.

LE DOMANDE

Ma le cose stanno davvero così? Chi, alla guida di aziende, è alla prese con la definizione di scelte strategiche, ma anche il semplice cittadino che vuole capirci qualcosa, può fermarsi a questa visione manichea? Il bene di qua il male di là?

LE INCERTEZZE

Se si provasse a leggere tutto il Bollettino, il quadro appare più complesso e probabilmente meno tragico di quanto sia stato affrettatamente dipinto. In una parola, per il 2019, Bankitalia ci dice che può ancora succedere di tutto.

CHE COSA SCRIVE BANKITALIA

La chiave di volta è già all’inizio del documento. Da Via Nazionale ci dicono che “… La dispersione della distribuzione di probabilità attorno a questi valori centrali è particolarmente ampia. Rischi al ribasso per la crescita sono legati all’eventualità di un nuovo rialzo dei rendimenti sovrani, a un più rapido deterioramento delle condizioni di finanziamento del settore privato e a un ulteriore rallentamento della propensione a investire delle imprese. Un più accentuato rientro delle tensioni sui rendimenti dei titoli di Stato potrebbe invece favorire ritmi di crescita più elevati…”.

GLI ERRORI DI PREVISIONE

In altre parole, è particolarmente elevata la probabilità di errore di questa previsione, sia al ribasso che al rialzo. Elemento fondamentale è il livello dei tassi sul debito pubblico che potrebbe causare rilevanti scostamenti. Elevati livelli di questi tassi si trasmetterebbero sui costi della raccolta bancaria e quindi su quantità e costi del credito bancario, deprimendo così l’attività privata. Normale. Se non fosse per il piccolo particolare che, dopo ben 8 mesi di spread oscillante tra 240 e 330, con tassi del BTP decennale arrivati anche poco oltre il 3,5% (da 1,8% di aprile) ed ad un massimo di 3,36% in asta (contro 1,70% di aprile), nulla o quasi si è mosso sul fronte della quantità e del costo del credito bancario.

LA PRINCIPALE CAUSA DI INCERTEZZA

Si, avete letto bene. La maggiore causa di incertezza della previsione di crescita, indicata da Bankitalia, non è tuttora operante e probabilmente opererà con molta minore forza anche in futuro. Perché, spiegano loro stessi, le banche sono piuttosto liquide e raccolgono denaro senza dipendere eccessivamente dalle oscillazioni dei tassi, quindi possono prestare senza peggiorare le condizioni. Inoltre la ‘pressione concorrenziale’ tra le banche (si, proprio quella che sparirà quando avranno fatto fuori molte banche medie e piccole a favore di pochi grandi campioni internazionali che faranno il bello ed il cattivo tempo) ha calmierato il mercato facendo registrare solo un ‘lieve inasprimento… pur nell’ambito di una situazione ancora relativamente distesa’ . In prospettiva potrebbe accadere qualcosa, ma non è ancora accaduto nulla. Ed allora perché incorporano l’apocalisse nelle previsioni? Boh…

EFFETTO SPREAD?

L’importanza della crescita dello spread sui titoli pubblici ai fini della crescita è sottolineata in un altro passaggio in cui si simula che un aumento di 100 punti base del tasso medio sui titoli di Stato produce una decrescita del PIL dello 0,4% dopo 2 anni e dello 0,7% dopo 3 anni. Effetti molto rilevanti. Peccato che le probabilità di accadimento sembrino piuttosto modeste.

Ma questa è solo la prima delle numerose sorprese. Non mollate la presa e non ve ne pentirete.

PERCHÉ RALLENTIAMO? 1. LO SCENARIO INTERNAZIONALE

È decisivo. È infatti in atto una frenata del commercio internazionale, la crescita scende dal 5,6% del 2017 al 3,5% del 2019. Uno scalino di 2 punti che farà male a tutti. Anche e soprattutto al nostro Paese, che ha fondato la modesta crescita degli ultimi anni soprattutto sulla domanda estera, con mercato interno sempre stagnante. Non a caso, chi fa ancora peggio noi è la Germania, la cui crescita per il 2019 è stata rivista al ribasso dal FMI dello 0,6%.
In particolare, la previsione di crescita della domanda estera dell’Italia, prevista pari al 3% circa per il 2019, è stata tagliata di circa 2 punti percentuali rispetto alla previsione di luglio. Insomma, quello 0,6% risente in modo decisivo del fatto che uno dei pilastri della nostra crescita (l’export) viene meno in modo così importante.

(1.continua; la seconda e la terza parte dell’approfondimento saranno pubblicate il 24 e il 25 gennaio)

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