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Golden Power

Pirelli, ci sarà sgommata di sistema con banche italiane al posto della cinese Sinochem?

Si avvicina il 23 giugno, la data-limite per l'intervento del golden power su Pirelli. Il governo vuole tutelare l'italianità dell'azienda, e le sue tecnologie, da Sinochem: l'investitore cinese è diventato ancora più influente. Ecco il punto della situazione e gli scenari del Sole 24 ore

 

Oggi è il giorno dell’audizione al governo di Marco Tronchetti Provera, amministratore delegato di Pirelli, che riguarderà il nuovo patto parasociale per l’azienda e il rafforzamento della posizione del gruppo petrolchimico cinese Sinochem, azionista con il 37 per cento: a rischio c’è l’italianità del management di Pirelli e la sua presenza sui mercati internazionali.

Già oggi, infatti, per via dei dazi imposti su Sinochem, Pirelli ha interrotto le esportazioni negli Stati Uniti. Se misure simili dovessero venire introdotte anche dal Giappone, dalla Corea del sud, dall’Australia o dall’Unione europea, le ripercussioni sui conti della società sarebbero pesanti.

LA SITUAZIONE, IN BREVE

A fine maggio è entrato in vigore il nuovo patto parasociale per Pirelli, che prevede una maggiore presenza di Sinochem nel consiglio di amministrazione: il conglomerato cinese porterà infatti da otto a nove i suoi consiglieri. Camfin – la holding di Tronchetti Provera, azionista con il 14 per cento – ne perderà invece uno, da quattro a tre. Resteranno invariati i tre consiglieri indipendenti.

L’intesa durerà fino al 2025. Dopodiché il futuro amministratore delegato potrebbe essere espressione della lista di maggioranza, ossia quella che fa capo a Sinochem. In altre parole, la guida di Pirelli potrebbe non essere più italiana.

Il patto parasociale è stato sospeso fino a che il governo non interverrà sulla vicenda attraverso il golden power: la data ultima è il 23 giugno, pertanto è possibile che la decisione venga presa la prossima settimana.

COSA FARÀ IL GOVERNO, FORSE

L’utilizzo dei poteri speciali su Pirelli sembra essere certo; non è chiara, invece, la forma che prenderà l’intervento governativo. Potrebbe venire limitato il diritto di voto dei consiglieri di Sinochem, ma secondo Il Sole 24 Ore si tratterebbe di una mossa “controproducente per una [società] quotata: inibirebbe le mire espansionistiche cinesi (inclusa la richiesta di condividere i dati Pirelli) ma comporterebbe una distorsione nella governance che il mercato non potrebbe non scontare in Borsa”.

In alternativa, si potrebbe decidere di modificare l’azionariato di Pirelli per ridurre la quota di Sinochem: “una richiesta in questo caso farebbe scattare un’offerta pubblica, ponendo una soluzione in linea con le logiche di mercato”, spiega il quotidiano economico.

CDP O UNICREDIT + INTESA SANPAOLO?

È teoricamente possibile, poi, un ingresso di Cassa depositi e prestiti, controllata dal ministero dell’Economia, ma non sembra probabile. Questo perché, nel caso in cui si decidesse di procedere con la sostituzione di Sinochem da principale azionista di Pirelli, potrebbero subentrare piuttosto UniCredit e Intesa Sanpaolo, entrambe presenti nel capitale di Camfin.

CAMFIN E BREMBO INSIEME?

Già adesso, comunque, Camfin è in grado di portare la sua quota di Pirelli dal 14 per cento al 20 per cento circa grazie all’accordo – stretto lo scorso marzo e valido tre anni – con un altro azionista: si tratta di Brembo, azienda italiana di impianti frenanti, che possiede intorno al 6 per cento di Pirelli.

LE LINEE GUIDA DEL PARTITO COMUNISTA CINESE

Come si legge nei documenti ottenuti dal Messaggero, la Cina ha invitato le società statali (come Sinochem) ad adottare le linee guida del XX Congresso del Partito comunista cinese in materia di lavoro, orientate all’aumento del grado di controllo politico sulle imprese e di composizione dei quadri dirigenziali.

LE TECNOLOGIE DI PIRELLI SONO STRATEGICHE?

Pirelli realizza pneumatici (anche ad alte prestazioni) per automobili, e rifornisce le vetture di Formula 1. Le sue tecnologie di pneumatici possono essere considerate critiche perché entrano in comunicazione con i computer a bordo delle auto attraverso i microchip: è un modello di connettività chiamato “Internet delle cose”, o IoT.

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