Alla fine ce l’hanno fatta: al via la creazione di un gigante cinese dell’energia e dei prodotti chimici.
La Cina ha approvato la fusione tra i due principali gruppi chimici del Paese, Sinochem e ChemChina.
Si parla di una fusione tra le società dal 2016, a seguito dell’acquisizione della società agrochimica svizzera Syngenta da parte di ChemChina, la più grande acquisizione estera della Cina.
I due gruppi saranno collocati sotto una holding finanziata e supervisionata da un ente governativo, la Commissione per la supervisione e l’amministrazione dei beni di proprietà dello Stato.
Lo ha annunciato la Sasac, l’ente del governo cinese che vigila sugli asset statali in una nota diffusa nella serata di ieri.
Si tratterebbe del più grande conglomerato chimico del mondo con circa 1 trilione di yuan di entrate annue, pari a circa 153 miliardi di dollari.
Mettere le attività di ChemChina e Sinochem sotto un’unica holding è una mossa per evitare di innescare il controllo del governo degli Stati Uniti. Gli Usa potrebbero sollevare infatti revisioni sulla proprietà cinese nel gigante agricolo svizzero Syngenta.
All’inizio del 2020 sia ChemChina che Sinochem sono state aggiunte a una lista nera del Pentagono di società che avrebbero avuto legami con le forze armate cinesi. Ciò conferisce alla Casa Bianca ampi poteri per imporre sanzioni paralizzanti a qualsiasi azienda che faccia affari con loro.
Tutti i dettagli.
AL VIA LA FUSIONE TRA SINOCHEM E CHEMCHINA
“Dopo la segnalazione al Consiglio di Stato”, il governo cinese, “per l’approvazione, Sinochem Corporation e China National Chemical Corporation (ChemChina) hanno attuato una riorganizzazione congiunta”.
I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE
I due giganti della chimica cinese, secondo quanto riporta separatamente Sinochem in una nota, diventeranno sussidiarie di una nuova holding operata dalla Sasac.
Per Sinochem la fusione con ChemChina creerebbe economie di scala, ottimizzerebbe l’allocazione delle risorse e “aiuterebbe a forgiare un gruppo chimico completo e leader del settore”.
Dal 2018, le due società sono presiedute entrambe da Ning Gaoning, un mossa per segnalare che la fusione stava procedendo come previsto.
IL VALORE DEL NUOVO POLO DELLA CHIMICA
Con il via libera al piano di ristrutturazione dei due gruppi, scrive l’agenzia Bloomberg, la Cina spiana la strada alla creazione di un polo della chimica da oltre 100 miliardi di dollari di asset.
Se un giorno fosse quotato, ciò potrebbe comportare una capitalizzazione di mercato di 777 miliardi di yuan sul multiplo di 0,75 volte il prezzo di vendita tipico delle grandi aziende chimiche, all’incirca le dimensioni di BASF SE, Dow Inc. e Nutrien Ltd. messe insieme, sottolineava sempre Bloomberg l’anno scorso.
LA STRATEGIA PER AGGIRARE LE RESTRIZIONI USA
La nuova holding è stata progettata per evitare strette da parte degli Usa, per ragioni di sicurezza nazionale, sulla proprietà di Syngenta, acquisita da Sinochem nel 2017 per 43 miliardi di dollari, che ha ricevuto l’autorizzazione da oltre 20 giurisdizioni. Qualsiasi cambiamento nella proprietà di Syngenta attiverebbe una revisione.
NESSUNA RIPERCUSSIONE PER PIRELLI (CHEMCHINA RESTA PRIMA AZIONISTA)
Infine, anche Pirelli ha ricevuto una comunicazione da parte di ChemChina con la quale è stata informata a costituzione della nuova holding.
“Non c’è assolutamente alcuna ripercussione su di noi” ha commentato il ceo di Pirelli, Marco Tronchetti Provera. “Noi non siamo direttamente coinvolti: abbiamo una gestione separata sia per statuto sia per patti. Se i nostri azionisti riescono a realizzare un’operazione per cui hanno lavorato per anni siamo solo contenti”.
A conclusione della ristrutturazione congiunta, ChemChina rimarrà il primo azionista di Pirelli.