I costi ancora troppo elevati e la preferenze per i prodotti freschi stanno segnando il destino della carne vegetale. Unilever e Nestlé speravano di emulare il successo dei leader del settore Beyond Meat e Impossible Foods ma i consumatori non sembrano intenzionati a sostenerli. E anche la nomina a segretario alla Salute di Robert F. Kennedy Jr non gioca a loro favore.
IL FLOP DI UNILEVER…
Unilever con il marchio The Vegetarian Butcher e Nestlé con Garden Gourmet ambivano a conquistare il mercato delle alternative alla carne con prodotti a base di ingredienti di origine vegetale. Tuttavia, le abitudini dei consumatori, secondo Reuters, avrebbero spinto Unilever a vendere il suo marchio acquistato nel 2018 – ma potrebbe non essere così semplice.
Stando infatti a un banchiere del settore consumer citato dall’agenzia di stampa, “il marchio genera solo circa 50 milioni di euro di vendite annuali ed è in perdita”. Motivo per cui due consulenti finanziari dell’industria alimentare ritengono che “potrebbe faticare a spuntare un prezzo interessante”. Tra i papabili acquirenti però potrebbero esserci i produttori di carne che vogliono diversificarsi in alternative a base vegetale.
In passato Unilever aveva sostenuto il marchio The Vegetarian Butcher aprendo anche un negozio di gastronomia “Vegan Butchery” a Rotterdam nel 2023 e stringendo accordi con Burger King e Subway.
…E NESTLÉ
Fonti riferiscono che anche la rivale Nestlé si trova in una situazione simile. Lo scorso novembre il suo nuovo amministratore delegato Laurent Freixe ha dichiarato che “l’azienda si era concentrata eccessivamente sulla carne a base vegetale, per poi scoprire che il mercato non era così grande come pensava inizialmente”. Un portavoce di Nestlé ha poi aggiunto che l’azienda ha ridotto le offerte di Sweet Earth a base vegetale e ora vende solo piatti come il tofu General Tso’s e il bulgogi, mentre prima proponeva anche strisce di pollo e pancetta a base vegetale.
Ecco, dunque, che sia Unilever che Nestlé stanno pianificando un ridimensionamento e una concentrazione su un numero minore di marchi più redditizi. “Nestlé e Unilever si aspettavano che questi marchi diventassero rapidamente aziende multimiliardarie, ma non è stato così”, ha detto Laurent Vermer, partner di Next Food Capital, un fondo di Kharis Capital.
LA PARABOLA DEI PRODOTTI A BASE DI CARNE VEGETALE
Dalla loro fondazione, Beyond Meat e Impossible Foods, fondati rispettivamente nel 2009 e nel 2011, hanno dominato il mercato delle alternative alla carne da 17 miliardi di dollari, specialmente tra quei consumatori che cercavano un’alternativa più sana alla carne e prodotti più rispettosi dell’ambiente.
Ma ora i dati sembrano sfavorevoli a questa industria. Infatti, secondo Euromonitor International, negli Stati Uniti, considerati il mercato chiave del settore, le vendite totali dei sostituti della carne e dei frutti di mare sono scese a 1,6 miliardi di dollari nel 2023 rispetto agli 1,7 miliardi dell’anno precedente e si prevede un’ulteriore erosione delle vendite da qui al 2026.
Per Jean-Philippe Bertschy, analista di Vontobel, al declino del mercato ha contribuito “la percezione che questi prodotti siano ‘ultra-processati’ e che possano non essere così salutari o nutrienti come sembrano”. Tesi sostenuta da RFK Jr, il quale, criticandoli, li ha definiti proprio prodotti “ultra-processati”, ai quali ha dichiarato guerra ancora prima di essere confermato a capo del dipartimento della Salute.