Nel 2022 immaginava di aprire un nuovo negozio in Cina ogni nove ore nei tre anni successivi. Dopo due, Starbucks ha dovuto ridimensionare i suoi ambiziosi piani. La scorsa settimana infatti ha registrato una forte flessione e per l’anno fiscale 2024 ha ridotto le previsioni di utili e ricavi.
I NUMERI (NERI) DI STARBUCKS
Il 30 aprile scorso Starbucks ha riportato utili e ricavi trimestrali più deboli del previsto, “alimentati da un calo a sorpresa delle vendite nei negozi”, scrive Cnbc. E nelle contrattazioni prolungate le azioni della società sono scese del 12%, il peggior livello dal 2000.
La catena di caffetterie, comunicando i propri risultati, ha inoltre tagliato le previsioni per gli utili e le entrate dell’anno fiscale 2024, prevedendo che i punti vendita continueranno a registrare performance inferiori per diversi trimestri. In particolare, le vendite sono diminuite del 4% e il traffico nelle caffetterie del 6%.
In totale, il fatturato globale è sceso di quasi il 2%, a 8,56 miliardi di dollari, risultando inferiore alle aspettative degli analisti. L’azienda prevede ora una crescita dei ricavi a una sola cifra, in forte calo rispetto alla precedente previsione del 7%-10%.
IL MALCONTENTO DEI CLIENTI USA TRA INSODDISFAZIONE E BOICOTTAGGIO
Negli Stati Uniti, principale mercato di Starbucks, le vendite sono scese del 3%, mentre il traffico del 7%. “Questo – ricorda Cnbc – è il secondo trimestre in cui il mercato nazionale dell’azienda è in difficoltà”, con i dirigenti che lo scorso trimestre “hanno attribuito la colpa del rallentamento delle vendite ai boicottaggi che hanno colpito Starbucks a causa di ‘percezioni errate’ della sua posizione nei confronti di Israele”.
Stavolta, però secondo il Ceo del gruppo, Laxman Narasimhan, il problema negli States è che l’offerta non soddisfa la domanda. L’azienda ha infatti attribuito il calo all’indisponibilità dei prodotti e ai lunghi tempi di attesa sulla sua app, notando che i clienti registrano un ordine ma non lo completano.
“In questo contesto, molti clienti sono diventati più esigenti su dove e come scegliere di spendere il proprio denaro”, ha dichiarato Narasimhan.
Tuttavia, come scrivono Cnn, Al Monitor e Middle East Monitor, anche il boicottaggio dei clienti in segno di protesta nei confronti di Israele continuerebbe a pesare sulla catena. Se inizialmente molti dei giovani che hanno smesso di frequentare Starbucks si trovavano in Medio Oriente, anche i coetanei americani hanno seguito l’esempio.
IN CINA IL NEMICO SI CHIAMA LUCKIN COFFEE
Ma anche in Cina, secondo mercato per importanza per l’azienda e dove Starbucks aveva grandi progetti, le vendite hanno subito un ulteriore calo dell’11% nel secondo trimestre, con una riduzione dell’8% dello scontrino medio.
La ragione, in questo caso, sarebbe la concorrenza. Il piano di espandersi velocemente con nuove aperture si è infatti arenato ed è rimasto indietro rispetto al gigante nazionale del caffè Luckin Coffee, che conta oltre 16.000 punti vendita o di ritiro e che l’anno scorso, per la prima volta, ha superato le vendite annuali di Starbucks in Cina di quasi 350 milioni di dollari.