Unicredit continua ad avere un atteggiamento inaccettabile: l’amministratore delegato Jean Pierre Mustier si illude di poterci squadernare un piano a scatola chiusa, di fatto senza discutere i numeri, tutti già cristallizzati nella lettera di avvio di procedura sul confronto che ci è arrivata oggi. A queste condizioni, diventa difficile poter avviare un negoziato basato sul fair play.
CHE COSA DICE LA FABI SUL PIANO DI MUSTIER
Non solo ribadiamo che, a fronte di ogni due eventuali esuberi, dovrà corrispondere almeno un’assunzione, ma anche che tutti gli argomenti del piano industriale, nessuno escluso, andranno condivisi con le organizzazioni sindacali.
L’OSSESSIONE DI MUSTIER PER I TAGLI IN UNICREDIT
Quanto all’ossessione dei tagli, vale la pena sottolineare che a fine 2019 i costi totali del gruppo si sono attestati a 9,9 miliardi di euro, assai meno rispetto all’obiettivo prefissato a 10,6 miliardi.
CHE COSA E’ GIA’ SUCCESSO IN UNICREDIT
Vuol dire che il gruppo ha tagliato 700 milioni di troppo, di fatto senza motivo. E Il cost-income, principale indicatore di redditività, è al 52% tra i livelli migliori d’Europa.
GLI OBIETTIVI DI MUSTIER
Inoltre, Unicredit vuole concentrare il 70% dei tagli al personale e alle filiali in Italia, che, però, è l’area di maggior profittabilità del gruppo, a livello europeo.
IL COMMENTO DI SILEONI
Insomma, idee confuse e solito piano per fare utili sulla pelle dei lavoratori.
Lando Maria Sileoni, segretario generale Fabi