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Perché Beppe Grillo non mi convince con le sue grillate sull’euro

Il commento di Gianfranco Polillo sulle reazioni di mercati alle bozze di programma M5S-Lega e sulle idee di Beppe Grillo su euro e dintorni Per capire come sia mutato il sentiment del mercato, subito dopo la pubblicazione della bozza di governo di Lega e pentastellati, basti considerare quanto prevedevano gli analisti in chiusura della seduta…

Per capire come sia mutato il sentiment del mercato, subito dopo la pubblicazione della bozza di governo di Lega e pentastellati, basti considerare quanto prevedevano gli analisti in chiusura della seduta precedente. “Piazza Affari, pronta per una fiammata rialzista?”: questa l’indicazione, dove il punto interrogativo era solo un fatto di stile. La previsione era di un Ftse-Mib (l’indice delle blue chips) a quota 24.340. Mai ipotesi fu così azzardata: visti i dati di chiusura del giorno successivo a 23.734, con una caduta del 3,5 per cento rispetto all’ipotizzato e del 2,32 rispetto al giorno precedente.

In picchiata tutti i titoli bancari (da Unicredit a Banca intesa, passando Mediolanum, Ubi Banca e via dicendo), che lasciano sul terreno circa il 5 per cento del proprio valore. Le stravaganti proposte di chiedere la moratoria sui titoli del debito pubblico posseduti dalla Bce, e depositati presso la Banca d’Italia, ha lasciato il segno. L’aumento degli spread, fino a 150 punti base, ha fatto il resto.

La spiegazione è ovvia. Se si contesta la legittimità dei debiti contratti, il rischio Italia non può che aumentare. E con esso il relativo premio. Vale a dire il rendimento per chi investe. Va da sé che l’enorme quantità di titoli posseduti dalle banche – le reiterate critiche da parte della Commissione europea – non può che deprezzarsi. Quindi perdite sommerse, per i relativi bilanci, che impattano negativamente sui corsi delle azioni.

Anche il titolo Mediaset ha subito la stessa sorte, con una perdita del 5,2 per cento. Dovuta in parte al peggioramento del suo profilo economico e finanziario: con fatturato ed utili in calo (seppur di poco) rispetto ai precedenti periodi. Ma soprattutto per le incertezze che regnano sovrane sul terreno delle entrate pubblicitarie, viste le turbolenze politiche che segnano la vita del Paese. A questo si aggiunga il tema del “conflitto di interessi” contenuto nella bozza del programma di governo. I suoi incerti confini non fanno altro che spaventare ulteriormente gli investitori e spingerli a disfarsi dei titoli posseduti.

Può essere solo una giornata di ordinaria follia, visto l’andamento positivo delle altre borse europee, o il risveglio dell’orso, dopo un lungo periodo in cui il toro ha dominato incontrastato? Difficile rispondere. Tutti sono concordi nell’ammettere che la volatilità nel mercato è fortemente cresciuta. Essa si nutre soprattutto delle incertezze del quadro politico, per troppo tempo lasciato in balia di sé stesso. E delle dichiarazioni dei principali esponenti politici italiani, che non temono lo sprezzo del ridicolo.

Beppe Grillo, il precursore della proposta sul referendum “no euro”, nella sua intervista a Newsweek, appena uscita, nel ribadirne la necessità, ritiene che “potrebbe essere una buona idea avere due Euro, per due regioni economiche più omogenee. Uno per l’Europa settentrionale e uno per l’Europa meridionale”. Ricetta fantastica. Ma chi farebbe parte del secondo gruppo, oltre l’Italia? Forse la Grecia, ma non è detto. Certamente non la Spagna. Per non parlare di Malta o di Cipro i cui redditi crescono ad un ritmo doppio o triplo dell’Italia.

Beppe Grillo, allora solo comico senza velleità politiche, ha evidentemente scordato il travaglio che ha portato alla nascita dell’euro. I dubbi amletici della sinistra di allora così evidenti nella discussione parlamentare che accompagnò quel parto. Romano Prodi, sicuro di poter contare sulla solidarietà spagnola per rinviare di un anno la decisione, che si reca a Madrid, cercando le necessarie complicità. E la risposta a brutto muso degli spagnoli: spiacenti noi parteciperemo fin dall’inizio alla nascita della nuova moneta. Quindi il mesto ritorno in Italia e poi la super tassa per ricondurre il deficit di bilancio nei parametri di Maastricht e non rimanere indietro.

Questa è l’Europa vera e non quella dei sogni tenuti in un cassetto. Non esiste un’Europa meridionale pronta a farsi carico dei problemi italiani. Esiste solo l’Italia che qualcuno vorrebbe condurre ad una guerra solitaria contro il Resto del Mondo.

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