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Perché il Wto bacchetta gli americani

Gli Stati Uniti promuovono il "friend-shoring" per creare una globalizzazione senza la Cina. Ma la direttrice del Wto invita a riflettere bene sulle amicizie.

 

Sai riconoscere un falso amico?

Intervistata da Reuters durante il Forum economico mondiale di Davos, la direttrice generale dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), Ngozi Okonjo-Iweala, ha lanciato un avvertimento implicito agli Stati Uniti d’America.

“Chi è un amico? Non [puoi essere] troppo sicuro che sarà un amico anche domani, ne abbiamo visti di esempi”, ha detto Okonjo-Iweala all’agenzia. L’economista nigeriana fa riferimento a uno dei termini del lessico geopolitico più diffusi degli ultimi termini, il friend-shoring, una sorta di “globalizzazione tra amici”.

CHE COS’È IL FRIEND-SHORING

Il New York Times definisce il friend-shoring come “la pratica di delocalizzare le catene di approvvigionamento in paesi in cui il rischio di interruzioni dovute al caos politico è basso”. Secondo Bloomberg, il friend-shoring sta “incoraggiando le aziende a spostare la produzione dagli stati autoritari a quelli alleati”.

Friend-shoring è un concetto promosso principalmente dagli Stati Uniti, e in particolare dalla segretaria al Tesoro Janet Yellen, con l’obiettivo di convincere le aziende americane e i governi dei paesi partner a ridurre l’esposizione alla Cina, escludendola dalle filiere maggiormente critiche e aprendo stabilimenti produttivi altrove. Ovvero nelle nazioni più affini per valori o per forma di governo, dove la probabilità di ritorsioni politiche sugli approvvigionamenti è bassa.

Le mete evocate più spesso nei discorsi sul friend-shoring sono il Vietnam (una repubblica socialista, in realtà, ma può vantare un basso costo della manifattura), l’India (formalmente una democrazia, tra molte contraddizioni) e il Messico (alleato degli Stati Uniti, geograficamente vicino e ben integrato nelle catene del valore nordamericane).

COSA HA DETTO OKONJO-IWEALA

Okonjo-Iweala ha detto a Reuters che il friend-shoring – e dunque la definizione di “amico” – dovrebbe venire esteso a quelle nazioni oggi marginali rispetto al commercio internazionale. “Gli amici non dovrebbero essere solo in Asia; c’è l’America latina, c’è l’Africa. Ci sono paesi in cui si può benissimo de-concentrare la manifattura. Li si inserisce nella catena di fornitura, e in questo modo li si include” nel sistema globale degli scambi.

Secondo l’economista, poi, la nozione stessa di “amico” è ingannevole e dovrebbe venire applicata con cautela dai promotori del friend-shoring, perché non è detto che l’amicizia duri in eterno.

NON ABBANDONARE IL WTO

Visto l’abbandono della Russia da parte di molte aziende occidentali, i discorsi sul distacco dalla Cina e gli obiettivi di rimodellamento della globalizzazione, Ngozi Okonjo-Iweala pensa che il WTO debba realizzare una riforma delle sue istituzioni e dei suoi processi in modo da riuscire a promuovere con efficacia il libero scambio. La direttrice ha tuttavia invitato i governi a non abbandonare l’organizzazione e il suo sistema commerciale.

“Non bisogna buttare via il bambino con l’acqua sporca”, ha detto. “Se lo si fa, si crea una situazione di tutti-contro-tutti e non credo che sarebbe vantaggiosa per nessuno”.

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