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Chi e come fa lievitare il titolo Mps con Banco Bpm?

Che cosa sta succedendo davvero fra Mps e Banco Bpm. Fatti, numeri e non solo

 

Chi ha interesse a far lievitare artatamente in Borsa il titolo Mps? Chi fa circolare rumors su prossime – farlocche – nozze fra Banco Bpm e Mps?

Sono alcune delle domande che circolano non solo in Borsa dopo la netta smentita di un portavoce di Banco Bpm.

Ecco fatti, indiscrezioni, numeri e sogni (senesi).

BANCO BMP DISDEGNA MPS

“Banco Bpm conferma che la banca non è interessata a operazioni di M&A e ribadisce la strategia stand alone, già più volte comunicata e che sarà il presupposto del piano industriale di fine anno”, ha sottolineato un portavoce della banca in merito alle ipotesi di stampa che sono tornate a ipotizzare un’aggregazione tra il Banco e Mps.

IL RUOLO DEL TESORO E LA CARTA FARLOCCA DI BANCO BPM

E’ noto che il governo ha in cantiere l’accelerazione del suo disimpegno dall’istituto di credito toscano, di cui è azionista con il 64,2%. Lo impongono gli accordi con l’Europa e non farebbe male alle casse dello Stato visto che secondo i calcoli di alcuni analisti, Deutsche Bank per prima, la plusvalenza destinata al Mef si aggirerebbe intorno ai 400 milioni di euro, a fronte della sottoscrizione all’aumento di capitale di un anno fa da 1,6 miliardi (2,5 miliardi la ricapitalizzazione complessiva). Al guadagno ha contribuito la corsa del titolo, oggi a 2,63 euro, che ha ricevuto la spinta dal lavoro di ristrutturazione e rilancio condotti dal ceo Luigi Lovaglio, ha sottolineato oggi il Corriere della sera, così come tutta la grande stampa che si profonde in lodi sperticate verso il vertice di Mps senza ricordare a sufficienza il ruolo della politica monetaria della Bce nei conti del Monte dei Paschi di Siena (così come per le altre banche), senza dimenticare che finora il Tesoro ha sempre coperto diligentemente le perdite di un istituto guidato negli anni da management sempre coccolati dalla stampa specializzata e non.

I FATTORI DI MPS

Certo, Mps ha alcune caratteristiche comunque positive per un eventuale acquirente. In primo luogo i crediti fiscali da imposte differite da Dta (deferred tax asset) che, secondo i calcoli degli analisti, per il Monte rappresenterebbero una dote di riguardo nel caso di un’operazione di m&a, ha scritto il Corriere della sera oggi: “Il Cet1 di Mps (l’indice di solidità patrimoniale, al 15,9% a inizio agosto quando Siena ha presentato i conti del secondo trimestre) potrebbe ricevere un’ulteriore spinta, da 1 a 3 miliardi di euro, nel caso in cui , il governo dovesse consentire di trasformare i crediti di imposta in capitale, come era stato previsto dal provvedimento temporaneo scaduto nel 2021”.

COSA LEGA AL MOMENTO MPS E BANCO BPM

Il filo rosso che eccita alcuni ambienti dei mercati su Mps a Banco Bpm è dato pure dalla strategia dei due istituti che puntano a svolgere il ruolo di fabbrica-prodotto che «aiuteranno a crescere quando il margine di interesse inizierà a risentire di uno scenario dei tassi in discesa», come aveva detto il ceo di Banco Bpm, Giuseppe Castagna (nella foto), che ha sempre detto di non essere interessato a eventuali merger. Piazza Meda ha in Anima il fulcro nel risparmio gestito con prodotti peraltro venduti agli sportelli di Siena.

IL QUADRO PRESENTE E PASSATO DEL CORRIERE DELLA SERA

Per Mps vale lo stesso discorso nelle polizze, in partnership con Axa, che vengono proposte anche ai clienti di Piazza Meda. Sullo sfondo, Unicredit e Bper, che restano le possibili altre candidate alle nozze con Siena. Nel 2021 Unicredit aveva chiesto un «contributo» attorno ai 5 miliardi per salvare il Monte. L’asticella poi era salita fino a 8,5 miliardi e al ministero dell’Economia avevano preso atto di non poter andare avanti.

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