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Blockchain

Vi spiego vizi e virtù delle monete digitali ai tempi della blockchain

L’analisi di Paolo Savona, economista ed ex ministro, su presente e futuro delle cripto-monete fra potenzialità e rischi Se esiste quella che è stata battezzata Industria 4.0 esiste anche la Finanza 4.0. L’intelligenza artificiale non coinvolge solo l’industria, ma forse ancor più la finanza. Tutto si basa sui nuovi linguaggi dell’informatica. La storia testimonia che…

Se esiste quella che è stata battezzata Industria 4.0 esiste anche la Finanza 4.0. L’intelligenza artificiale non coinvolge solo l’industria, ma forse ancor più la finanza. Tutto si basa sui nuovi linguaggi dell’informatica. La storia testimonia che l’esplosione delle conoscenze scientifiche muove dalle innovazioni apportate ai linguaggi scientifici che si concretano in macchine e divengono strumenti di sviluppo. I contributi in materia di Leonardo, Galilei, Newton e Leibnitz hanno aperto la strada alla rivoluzione industriale che ha portato al traguardo il testimone della corsa al benessere individuale e sociale, fino a far credere che i problemi dell’uomo fossero stati risolti. La rivoluzione informatica/telematica in corso è un nuovo stadio della rivoluzione dei linguaggi e delle macchine, i cui effetti non sono ancora decifrabili in termini di crescita reale e culturale dell’umanità, alla quale si è aggiunto il problema non meno rilevante dell’impatto sull’ecosistema. Pensando al futuro, una sola cosa si può considerare certa: l’uomo verrà sostituito da macchine/robot guidate dall’intelligenza artificiale. I popoli che freneranno il processo resteranno inevitabilmente indietro.

Di questa nuova fase dello sviluppo della civiltà umana, l’impatto più difficile da comprendere è quella degli algoritmi e del blockchain. Gli algoritmi vengono usati per una miriade di scopi: valutare e decidere il da farsi in qualsiasi campo degli affari familiari, di impresa e di Stato, comprese le competizioni elettorali. Gli algoritmi valutano congiuntamente le relazioni che intercorrono tra decine di migliaia di informazioni di fonte eterogenea facendo uso di linguaggi scientifici e della crescente potenza dei computer. Il blockchain è la tecnica di conservazione delle informazioni usate, di memorizzazione della loro elaborazione e delle scelte che con esse si fanno; esso fornisce una testimonianza non manipolabile, particolarmente adatta per l’attività finanziaria. Perciò possiamo parlare di Finanza 4.0, la quarta fase di gestione dei sistemi di pagamento e di conservazione dei valori.

I mezzi monetari si sono evoluti passando dalla fase 1, quella fisica (che approdò all’uso dell’oro), alla fase 2, quella fiduciaria (moneta cartacea e poi puramente scritturale); alla fase 3, quella derivata (dai contratti omonimi), e alla fase 4 in corso, ancora tutta da comprendere e da realizzare. Le autorità monetarie e gli organi di controllo sono aggrappate alla logica della fase 3 e sostengono che la moneta telematica criptata (le criptocurrency, come i bitcoin) non è d’attualità o non ha futuro; il loro interesse pare concentrato su come tassarle, una vera fissazione. Le autorità affermano che il risparmio è protetto e le gestioni sono garantite sia da norme pubbliche (come i fondi di garanzia dei depositi bancari e le regole tipo Mifid), sia dai comportamenti privati, essendo stato imposto a essi un maggiore capitale di rischio. Queste tesi sono infondate.

Le obiezioni da muovere all’attuale assetto istituzionale partono dall’esistenza di una contabilizzazione insicura perché penetrabile dagli hacker, che non è solo un problema di cybersecurity di cui si parla nei rapporti internazionali; un certo uso del blockchain non fa correre questo rischio. Seguono i metodi di gestione, che sono soggettivi e poco scientifici e, quindi, esposti al rischio di errori e di manipolazioni da parte dei manager, non facilmente documentabili in caso di crisi; né sono contratti equi, perché il rischio è corso dal risparmiatore e non dal gestore, che percepisce una commissione comunque vadano gli investimenti (anche nel caso in cui viene inciso il valore del principal, il capitale investito). Un’obiezione ancora più rilevante è che l’attuale assetto normativo della moneta e del risparmio costringe la Finanza 4.0 a calarsi nei regolamenti della Finanza 3.0, appesantendone l’avvio e la gestione, e distorcendone gli effetti positivi. È ben noto che i regolatori si muovono sempre in ritardo rispetto all’emergere delle innovazioni: la crisi dei derivati che ha oppresso l’economia globale è una chiara testimonianza. Sta accadendo lo stesso per le innovazioni finanziarie, lasciando nuovo spazio agli abusi, come il caso delle Ico (Initial Coin Offering).

Questa situazione può e deve essere affrontata:
1. passando dalla moneta puramente fiduciaria alla criptomoneta, ma gestita dalle autorità per evitare lo svuotamento delle funzioni di politica monetaria e il gonfiamento dei regolamenti di gestione esistenti, già abbastanza pesanti, per limitare lo sviluppo in mani private;
2. usando gli algoritmi per gestire il risparmio e valutare il merito di credito;
3. contabilizzando tutte le operazioni di pagamento e finanziarie, compresi i calcoli effettuati per concedere il credito, su blockchain protetti (non tutte le tecniche usate con questo nome lo sono) per offrire trasparenza e sicurezza, anche al fine di lasciare traccia nel caso di crisi;
4. rendendo i contratti più equi, per indurre migliori gestioni e ridurre i rischi corsi dai risparmiatori.
Se si prendessero queste decisioni il risultato sarebbe un generale miglioramento delle performance delle autorità di controllo, della credibilità degli intermediari e della protezione dei risparmiatori. Per fare ciò è però necessaria una profonda revisione della legislazione monetaria e finanziaria vigente che implica un cambiamento di orientamento del legislatore favorevole ai linguaggi e agli strumenti più avanzati disponibili.

(articolo pubblicato su Mf/Milano finanza)

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