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Conte

Mcc-Invitalia e Popolare Bari. Il governo delle occasioni mancate che tradisce il Sud. L’opinione di Centemero (Lega)

Conte canta vittoria per il salvataggio statale della Popolare di Bari ad opera di Mcc-Invitalia ma con Gualtieri non si è adoperato per rendere attuabile una norma di sistema per il Sud come quella che con le Dta favoriva le aggregazioni bancarie. L'intervento di Giulio Centemero, deputato della Lega

Quando durante il Decreto Crescita presentai come relatore, insieme all’altro relatore Raduzzi del M5S, l’emendamento sulla conversione delle imposte differite attive in crediti d’imposta nel Mezzogiorno sino a 500 milioni di euro, si creò una cornice normativa perfetta per fare partire tante operazioni di aggregazione (pensiamo a passaggi generazionali, capitalizzazione delle imprese e M&A come strumento di crescita) e anche la piattaforma ideale per quell’istituto che avrebbe potuto essere un importante aggregatore nel Mezzogiorno, ovvero la Popolare di Bari.

Popolare di Bari usciva da un’importante vittoria comunitaria in tema aiuti di Stato per la vicenda Tercas, dando all’Italia un’immagine positiva a livello internazionale.

Con il salvataggio dell’Istituto abruzzese e dei suoi obbligazionisti inoltre si prestò un supporto al sistema Italia che in quei giorni viveva momenti durissimi e il peso di Tercas fu enorme per l’istituto pugliese alla luce delle numerose operazioni di cessione di crediti provenienti dal primo.

Proprio da quella vicenda generò un significativo ammontare di Dta che, in base alla norma primaria e puramente contabile, sarebbero potute diventare crediti d’imposta e raddrizzare i parametri dell’Istituto.

Invece è mancata l’azione politica di un premier, Conte, che ieri cantava vittoria per il salvataggio dell’Istituto ma che non si è adoperato, insieme al suo ministro dell’Economia, a rendere attuabile una norma di sistema per il Sud.

Questi non agire e non decidere hanno allontanato sempre più il progetto di integrazione tra popolari (ci sono ancora soggetti deboli che devono essere aiutati) che era la via d’uscita per il sistema bancario meridionale che sconta un’economia tra le più deboli d’Europa, un processo che fu reso possibile per la prima volta grazie al nostro emendamento sulle Dta.

Ora invece non si fa altro che far nascere sotto una cattiva stella e mettere in cattiva luce un’operazione che ha senso industriale, ovvero l’acquisizione di clienti da parte del Mediocredito Ccntrale, una banca che clienti non ne ha, facendola passare per l’ennesimo salvataggio (con denaro pubblico, usando 900 milioni di euro dei contribuenti) di una banca i cui parametri (basta aver tenuto d’occhio il Texas ratio su Google) erano sballati da troppo tempo. Ma come al solito i frutti sono stati lasciati maturare fino a farli marcire o quasi.

Lo stesso dicasi ad esempio sull’innalzamento dal 30 al 40% della deducibilità degli investimenti in startup innovative che è diventato norma primaria nella Legge di Bilancio dell’anno scorso ma ora, secondo il mise, la stessa non è applicabile.

Insomma, questo è il governo delle occasioni mancate e degli interventi tardivi, abbiamo una cornice normativa e un tessuto sociale promettenti ma spesso la prima resta lettera morta e il secondo viene ignorato.

Si pone un problema di democrazia visto che la norma elaborata dal Parlamento, eletto dai cittadini a suffragio universale, spesso non vede applicazione (a volte mancano i decreti attuativi, a volte le autorizzazioni comunitarie) o perché il governo, in particolare questo, non distingue “gli elefanti dalle noccioline”.

Con la norma Dta del Crescita, insieme all’allargamento del cosiddetto regime degli impatriati che nel medesimo decreto ha visto riconoscere al Sud un significativo aumento di quota esentasse della base imponibile per chi, italiano e non, decide di andarci a vivere, lavorare, fare impresa, volemmo dare degli strumenti efficaci al Mezzogiorno che ha voglia di fare.

Conte, Di Maio, Gualtieri & co. hanno invece scelto la solita ricetta assistenziale, sentenziando che il Mezzogiorno deve restare assistito a vita e non “si merita” degli strumenti che gli diano un vantaggio competitivo che invece a mio avviso si merita.

Ora è partita la solita caccia alle streghe, come se designare un colpevole risolva i problemi. Un paradosso se pensiamo che con questo tipo di intervento si rimettono in gioco proprio quei banchieri che il Conte Bis vorrebbe punire; sì, perché gli azionisti generalmente hanno il diritto di opzione. Un ulteriore paradosso se pensiamo che questa variopinta maggioranza ha rimandato ancora una volta questa settimana l’insediamento della Commissione di Inchiesta sul sistema Bancario e Finanziario, originariamente prevista per il 4 settembre 2019; è evidente che per il Conte Bis contano di più le medaglie da affiggersi al petto che la sostanza, conta di più designare colpevoli piuttosto che prendersi responsabilità. Tutto l’opposto di quello che insegnerò a mio figlio che è nato venerdì scorso.

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