skip to Main Content

Einaudi

Gli aforismi utili e risparmiosi di Luigi Einaudi

Cesare Maffi legge il libro curato da Corrado Sforza Fogliani "Elogio del rigore. Aforismi per la patria e i risparmiatori" di Luigi Einaudi, edito da Rubbettino

 

A novant’anni dalla morte si recuperano ancora scritti di Luigi Einaudi. Eppure, nelle sue molteplici attività e incarichi (dal Quirinale al giornalismo, dalla bibliofilia all’insegnamento, dall’accademia alla politica) la produzione einaudiana raggiunse livelli scarsamente confrontabili. Stupisce e rallegra, insieme, vedere che suoi interventi dimenticati vedono oggi la luce per la prima volta razionalmente pubblicati.

Sotto il titolo Elogio del rigore Corrado Sforza Fogliani cura la raccolta di «Aforismi per la patria e i risparmiatori», che Rubbettino pubblica con prefazione di Ferruccio De Bortoli e postfazione di Roberto Einaudi. Nel 1915 Alberto Albertini, in nome del fratello Luigi, invitò l’amico di sempre Einaudi a comporre per il Corriere della Sera una «piccola serie di aforismi, di massime, di consigli brevissimi per esortare il pubblico a sottoscrivere il prestito», volontario e non forzoso. In tal modo Einaudi metteva insieme impegno patriottico e visione politica favorevole a un risparmio di pubblica utilità dal quale il singolo potesse ricavare vantaggi.

La partenza è fissata il 1° luglio 1915 e l’autore sostiene con ricchezza di argomenti e larga messe di dati l’utilità nazionale dei prestiti che si succedono. Il ricorso a un limitato numero di parole maiuscole resta limitato alle prime settimane. Anche il discorso talvolta si prolunga distendendosi in microtrattati di economia lineari, accessibili, si direbbe perfino avvincenti.

Per meglio comprendere l’opera di Einaudi, ecco testualmente il primo intervento. «1 luglio 1915. Fate il vostro interesse e opera patriottica. 1) QUALE MIGLIOR libretto di cassa di risparmio di un buon titolo del prestito nazionale? Rende il 2 per cento di più ed è altrettanto sicuro. 2) CHI, avendo sottoscritto al vecchio, non può sottoscrivere al nuovo prestito nazionale, venda l’opzione all’amico, al parente, al conoscente. 3) NON VOLETE che il Governo sia costretto a ricorrere a un prestito forzoso? Sottoscrivete largamente al prestito nazionale. 4) CHI SOTTOSCRIVE al nuovo prestito nazionale, fa, insieme, il proprio interesse ed un’opera patriottica. 5) RISPARMIARE è sempre un dovere verso se stessi e verso la famiglia. Oggi è anche un dovere verso la Patria. Sottoscrivete tutti il nuovo prestito nazionale».

Non mancano le battute, come «chi sparagna guadagna», sempre per esortare la sottoscrizione. Chi non ottempera, danneggia per primo sé stesso, perché negare il contributo al prestito è contribuire a rendere la guerra più lunga. La durata bellica è un tema sovente pretermesso, laddove l’esperienza di millenni consente di capire come i popoli preferiscano sovente la sconfitta alla continuità del conflitto.

Einaudi non dimentica di essere un acceso sostenitore del risparmio, che rammenta come dovere individuale e famigliare in tempi normali. In un periodo di prestiti nazionali, il risparmio va dirottato dalle banche o dalle lenzuola verso appunto prestiti volontari. Un’altra soluzione, dall’autore redarguita, è la stampa di carta moneta: l’Austria ha emesso troppi biglietti, perdendo così ben il 40% del valore nominale. Quanti più biglietti emette lo Stato, tanto meno essi valgono: a maggior ragione nella Russia bolscevica, posto che il debitore è lo stesso, cioè lo Stato. Non solo: maggiori debiti oggi vogliono dire maggiori imposte domani. Si tratta di una riflessione che non sarebbe fuor di luogo rammentare pure nelle odierne condizioni, specie quando si affermano timori immotivati.

Per esempio, i contadini temono che il governo abbia lasciato poco grano e non intendono cederne l’anno successivo. Oppure ci si lamenta perché gli arricchiti non figurano ancora adeguatamente nelle liste dei sottoscrittori del prestito nazionale. In tema di profitti di guerra essi dovrebbero essere i primi e più spontanei a sottoscrivere.

Einaudi però è contro il ricorso forzoso e ritiene che la riflessione possa portare a comportamenti egregi e lodevoli. È il caso di quando si spende troppo, per consumi da reputarsi inutili, mentre bisognerebbe tesoreggiare, ovviamente a favore di prestiti o titoli di Stato.

Accanto alla lotta per il risparmio, l’investimento mirato, la lotta allo spreco, la ricerca della produzione utile, Einaudi avverte il dovere patriottico. Nei cupi giorni successivi a Caporetto, esorta ciascuno a chiedersi: «è l’ora della prova, ho fatto il mio dovere»?

Sovente predilige l’invito a non turbare il manovratore in nome della costruzione dell’Unità nazionale e, della salvezza medesima della patria. Emergono quindi le polemiche, sviluppate con acutezza e rigore, contro i nemici delle società liberali, emersi soprattutto dopo la Rivoluzione d’Ottobre:

«Il socialismo è una burocrazia estesa a tutti gli abitanti di un paese» perché sono tutti «impiegati dello Stato, o dei Comuni e dei Consigli (Soviet) del lavoro». Nel biennio rosso, Einaudi non tace la polemica contro ferrovieri e postali, in quanto compiono «scioperi contro lo Stato, il rappresentante degli interessi collettivi».

Back To Top