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Difesa Sipri

Lockheed Martin, Airbus, Boeing, Leonardo e Airbus. Che succede al giro d’affari dei big della difesa. Report Sipri

Nel 2022 le vendite mondiali di armi scendono del 3,5% a 597 miliardi di dollari nonostante l’aumento della domanda: è quanto emerge dall'ultimo rapporto del Sipri. Nomi, numeri e confronti tra Lockheed Martin, Airbus, Boeing, Leonardo, Airbus e non solo.

Nonostante l’aumento di crisi e conflitti nel mondo, le vendite di armi da parte delle 100 principali aziende del settore difesa sono diminuite nel 2022.

È quanto emerge dall’ultimo rapporto annuale dell’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (Sipri), secondo cui il declino si registra sebbene la domanda di armamenti sia aumentata a causa della guerra della Russia contro l’Ucraina.

Si tratta del primo calo dal 2015, anno della prima pubblicazione della classifica Sipri delle 100 principali aziende produttrici di armi. “Nonostante il volume dei nuovi ordini, che ha raggiunto livelli record per molte aziende, i ricavi sono diminuiti, soprattutto negli Stati Uniti”, ha detto Xiao Liang, uno dei gli autori del rapporto.

Appena fuori dalla Top Ten dei produttori di armi, alla tredicesima posizione, prima azienda in Ue, si posiziona l’italiana Leonardo, subito dopo i colossi di Usa, Cina, Russia e Regno Unito. Inoltre, l’Italia è il sesto Paese al mondo per ricavi nel settore armamenti.

Tutti i dettagli.

SCENDE IL FATTURATO DELLE AZIENDE DELLA DIFESA NEL 2022 SECONDO IL RAPPORTO SIPRI

Secondo il rapporto Sipri Top 100 Arms-producing and Military Services Companies 2022, le società hanno generato un totale di quasi 600 miliardi di dollari (550 miliardi di euro) dalla vendita di armi e servizi militari. Si tratta di una somma enorme, ma i ricavi sono diminuiti notevolmente, del 3,5%, rispetto al 2021.

In particolare, la contrazione è dovuta al calo dei ricavi subito dalle aziende statunitensi, che non sono state in grado di soddisfare immediatamente la crescente domanda per carenza di manodopera e incremento dei costi. Dominando la top 100 con una quota del 51%, i ricavi delle 42 società statunitensi analizzate dal Sipri sono infatti diminuiti del 7,9% su base annua a 302 miliardi di dollari nel 2022.

COLPA DEI COSTI, MANODOPERA E CRISI DELLA SUPPLY CHAIN

Secondo gli analisti del think tank di Stoccolma, molte aziende della difesa statunitensi ed europee non sono state in grado di aumentare le proprie capacità produttive a causa della carenza di manodopera, dell’aumento dei costi, delle conseguenze della pandemia di coronavirus e delle interruzioni della catena di approvvigionamento, esacerbate dalla guerra russa contro l’Ucraina.

La maggior parte delle armi fornite all’Ucraina provenivano da scorte europee e statunitensi, che non generavano molte entrate per l’industria. Un altro motivo è l’attenzione delle più grandi aziende produttrici di armi su sistemi costosi come aerei, navi e missili. Secondo  il ricercatore del Sipri Xiao Liang l’equipaggiamento militare “più richiesto a causa della guerra in Ucraina non era necessariamente più costoso, ma rigurdava veicoli blindati, munizioni e artiglieria”.

CHI HA BENEFICIATO DELLA DOMANDA NEL SETTORE DIFESA SECONDO IL RAPPORTO DEL SIPRI

A beneficiare della crescita della domanda sono stati invece soprattutto i produttori di armamenti in Germania (+1,1%), Norvegia e Polonia.

In particolare, i ricavi del consorzio aerospaziale europeo Airbus hanno registrato un +17%, mentre per il conglomerato tedesco Rheinmetall il dato è del +13%. Nella divisione per la difesa del gruppo industriale tedesco Thyssenkrupp le vendite sono invece diminuite del 16%.

L’aumento maggiore si osserva su scala globale in Medio Oriente, con un +22% per le società turche e un +6,5% per quelle israeliane. I ricavi totali del business militare delle quattro società turche presenti nella lista ammontano a 5,5 miliardi di dollari nel 2022, segnando un aumento del 22% rispetto al 2021.

“Un esempio calzante è l’azienda turca Baykar, produttore del drone Bayraktar TB-2. Baykar è entrata nella Top 100 per la prima volta dopo che le sue entrate nel settore delle armi sono aumentate del 94%, il tasso più rapido tasso di crescita di qualsiasi azienda nella classifica” ha commentato il ricercatore del Sipri Diego Lopes da Silva.

Sono aumentate notevolmente anche le attività delle aziende dell’Asia e dell’Oceania, che per il secondo anno vedono i ricavi superiori a quelli dei concorrenti europei.

LA SPINTA CINESE

A trarre vantaggio dall’incremento delle spese per la difesa sono stati soprattutto i produttori di Cina, India, Giappone e Taiwan. Dopo gli Stati Uniti, la Cina detiene la seconda quota maggiore nella produzione internazionale di armamenti.

Nel 2022 Pechino rappresentava la seconda quota maggiore dei 100 maggiori ricavi combinati degli armamenti per paese, pari al 18%. I ricavi aggregati delle armi delle otto società cinesi presenti nella classifica sono aumentati del 2,7% raggiungendo i 108 miliardi di dollari.

CHE SUCCEDE ALLA RUSSIA

Inoltre, secondo l’istituto svedese, la situazione dei dati sulle aziende russe sta diventando sempre meno chiara a causa della mancanza di trasparenza.

A causa della mancanza di dati, nella lista ci sono solo due società russe: Rostec (10° posto) e United Shipbuilding Corporation (36°). Il loro fatturato complessivo è sceso del 12% a 20,8 miliardi di dollari. I loro ricavi combinati legati alle armi sono diminuiti del 12% a 20,8 miliardi di dollari.

IL PRIMATO DI LEONARDO NELLA CLASSIFICA SIPRI DELLE AZIENDE ATTIVE NEL BUSINESS DIFESA PER VENDITA DI ARMI

Infine, passando in rassegna le aziende della classifica Sipri per vendita di armi, dominano la classifica i colossi americani: prima fra tutti Lockheed Martin con 59 miliardi di euro di ricavi, seguita da Raytheon Technologies, Northop Grumman, Boeing e General Dynamics.

Al sesto posto troviamo la britannica BAE Systems, con 24,8 miliardi. A completare la top ten ci sono tre aziende cinesi (Norinco, Avic e Casc) e la russa Rostec con 18,6 miliardi. Dopodiché, come prima azienda Ue del settore difesa per vendita di armi troviamo Leonardo, con 12,4 miliardi di ricavi, sebbene abbia registrato un calo del 7% rispetto al 2021. Segue la transeuropea Airbus con 12 miliardi (in aumento del 17% rispetto all’anno precedente). La seconda azienda italiana presente nella classifica Sipri è Fincantieri, posizionata al 46esimo posto, che con 2,5 miliardi di ricavi registra un leggero aumento rispetto al 2021 (1,6%).

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