Se ne parlava da anni e le voci di corridoio si erano intensificate dopo che Meta aveva aumentato gli spot su Instagram e Facebook, inserendoli a toast anche durante la visione delle stories dei propri amici. E adesso è ufficiale: la pubblicità sbarcherà anche su WhatsApp, contravvenendo una regola aurea che durava fin dalla nascita della chat di messaggistica, da parte dei suoi creatori originari, Jan Koum e Brian Acton, nell’ormai lontano 2009. Una era fa nel frenetico mondo delle app.
ORA LA PUBBLICITÀ IRROMPE SU WHATSAPP
Il comunicato stampa, persino quello italiano, evita accuratamente di utilizzare la parola “pubblicità”, ma al netto dei giri di parola talvolta pure ammirevoli per la fantasia messa in campo il significato è quello: “Oggi – si legge – WhatsApp ha annunciato l’introduzione di alcune nuove funzionalità per la tab Aggiornamenti, che include sia i Canali che lo Stato. Negli ultimi due anni abbiamo lavorato per rendere questa tab il luogo dove scoprire le novità di WhatsApp e ora è utilizzata da oltre 1,5 miliardi di utenti ogni giorno. Siamo incoraggiati – prosegue la nota stampa – dall’entusiasmo riscontrato, e vogliamo aumentare il supporto che forniamo agli amministratori, alle organizzazioni e alle aziende che si affidano a questa tab ogni giorno. Queste nuove funzioni saranno visibili solo nella tab Aggiornamenti, rimanendo separate dalle chat personali. Ciò significa che, se usi WhatsApp solo per chattare con amici e persone care, l’ esperienza non cambierà in nessun modo”.
IL TEMA DELLA PRIVACY
Le inserzioni, viene assicurato nel comunicato stampa nel quale si dà conto anche dell’inedita possibilità di abbonarsi ai canali “per ricevere aggiornamenti esclusivi a fronte di un pagamento mensile”, non compariranno tra le conversazioni private, ma soltanto nella sezione “Aggiornamenti”. Il modus operandi dell’Adv sui social Meta ormai è chiaro a tutti: Menlo Park utilizza i dati dell’utente per esporgli pubblicità maggiormente in linea con quelli che l’algoritmo pensa essere i suoi gusti.
Un modello che non può essere replicato, per ovvie ragioni di privacy, per la pubblicità su WhatsApp dato che i soli dati da raccogliere sarebbero all’interno delle chat. Per questo la stessa Meta mette le mani avanti: “I messaggi personali, le chiamate e gli stati rimangono crittografati end-to-end, il che significa che nessuno (nemmeno WhatsApp) può vederli o ascoltarli”. Le pubblicità dunque dovrebbero essere molto generiche e basate sui dati a disposizione di Meta dati alla registrazione, mentre per i canali suggeriti con ogni probabilità l’algoritmo proverà a prevederli partendo da quelli già frequentati dall’utente.
UN IMPERO FONDATO SULL’ADV
Lato economico, non smette di correre Meta Platforms che anche nel primo trimestre, dopo un 2024 d’oro, ha superato le attese di Wall Street per quanto riguarda i ricavi: fatturato in aumento del 16% a 42,31 miliardi di dollari rispetto alla stima media degli analisti che si attestava sui 41,40 miliardi. I profitti sono aumentati del 35% a 16,6 miliardi.
Lo sviluppo di soluzioni di Intelligenza artificiale richiede fiumi di denaro, tanto più se Mark Zuckerberg volesse realmente portare a compimento la realizzazione di un nuovo campus di data center da 200 miliardi di dollari, come riportato qualche mese fa da Reuters e poi apparentemente promesso da Menlo Park a Donald Trump che, va ricordato, esige dalle Big Tech massicci investimenti sul suolo americano significativi per ridare slancio all’economia degli States.