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Arnese

Le armi dell’Italia all’Ucraina, l’Europa imballa l’Italia, purghe milionarie di Musk, Minenna sfruculiato dalla Ragioneria

Pillole di rassegna stampa nei tweet di Michele Arnese, direttore di Startmag.

 

LE ARMI DELL’ITALIA ALL’UCRAINA

 

COSA CELANO I CALI DEI CONSUMI

 

L’AGENZIA DELLE DOGANE SECONDO LA RAGIONERIA DI STATO

 

NUTRISCORE VISTO DA DE CASTRO (PD)

 

PURGHE MILIONARIE A TWITTER

 

SOVRANITA’ O AUTARCHIA ALIMENTARE?

 

L’EUROPA IMBALLA L’ITAALIA?

 

GLI AIUTI DI STATO GRADITI ANCHE A BRUXELLES

 

LE MOSSE DELLA BCE VISTE DAL PROF. BOCCONIANO

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SOVRANITA’ ALIMENTARE. ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL SOLE 24 ORE:

Se l’Italia fosse costretta a contare sull’attuale livello di sovranità alimentare i suoi cittadini dovrebbero cibarsi quasi esclusivamente di poké conditi con pollo e verdure. Altro che made in Italy o Dieta Mediterranea. L’Italia è autosufficiente (ovvero dispone delle materie prime necessarie per far fronte al proprio fabbisogno interno e alle esportazioni) soltanto per riso, pollo e probabilmente ortofrutta. Sovranità alimentare, infatti, non significa autarchia ma rafforzare la produzione agricola e delle materie prime alla base dell’industria alimentare.

Secondo il costante monitoraggio effettuato sul grado di autosufficienza da Federalimentare l’Italia è “sovrana” come detto per le carni avicole e le uova (ma non per i mangimi), per il vino e le acque minerali, per il riso (importa solo il 5%), per il latte e i formaggi (importa il 6%) per l’ortofrutta trasformata (per la quale compra sui mercati internazionali il 16% delle materie prime). Ma è, invece, dipendente dall’estero per due dei prodotti simbolo del made in Italy: la pasta (importa il 40% dei grani) e l’olio d’oliva (il 60% del fabbisogno è coperto con prodotto estero). E ancora per le farine (ne importiamo il 45%), per i prodotti da forno (28%), per le conserve ittiche (95%), per le carni preparate e i salumi (40%) e per l’alimentazione animale (proviene da oltre confine il 65% dei mangimi). E infine l’Italia è totalmente dipendente dall’estero per il caffè e il cioccolato.

L’argomento è tornato di grande attualità con il cambio, voluto dal nuovo Governo Meloni, del nome del ministero delle Politiche agricole che è diventato, sull’esempio della Francia, ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare. Ma se ne è cominciato a discutere con la pandemia prima e poi con la guerra Russo-Ucraina subito dopo. Due eventi che hanno avuto un forte impatto sul commercio internazionale di prodotti agroalimentari.

Nei primi mesi dell’emergenza Covid 19 si è a lungo temuto che potessero mancare prodotti alimentari sugli scaffali dei supermercati mentre con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sono state a lungo bloccate nei porti del Mar Nero quote importanti di grano tenero, duro, semi oleosi e fertilizzanti con le quali vengono rifornite diverse aree soprattutto del Nordafrica e del Medio Oriente.

In realtà problemi di buchi d’offerta, durante queste prolungate crisi, non se ne sono registrati né in Europa né in Italia. E questo perché magari sostenendo prezzi più elevati è stato possibile reperire sempre le materie prime agricole altrove.

Di fatto però, e a livello europeo e italiano, è emersa in maniera forte l’esigenza di adottare misure per rafforzare la produzione agricola e ridurre così la dipendenza dalle importazioni almeno per alcune produzioni considerate strategiche.

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