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Lavoratori di tutto il mondo, unitevi? Fiom vola da Uaw, ma le tute blu Usa non sono affatto solidali con quelle europee

Una delegazione della Fiom-Cgil è volata a Detroit per unirsi ai picchetti dell'Uaw in sciopero contro Gm, Ford e Stellantis. Ma proprio i sindacati Usa sono i primi a volere l'Ira che rischia di lasciare a casa milioni di tute blu in tutto il mondo. Fatti e approfondimenti

La Fiom vola a Detroit, ‘a fianco dei lavoratori in sciopero’: è il titolo di un’Ansa battuta nelle ultime ore. I nostri sindacati, a digiuno di imponenti battaglie come quelle che stanno avvenendo in queste ore negli Usa, vanno a dare il loro appoggio non richiesto ai colleghi statunitensi, alle prese con una battaglia epica e storica, per finalità e proporzioni. Ma è certo che possa crearsi un fronte comune dei lavoratori che prescinda dalle nazionalità? È quasi impossibile, secondo gli esperti, e finora sono stati proprio i sindacati americani a spingere per mettere in difficoltà gli omologhi europei.

Ecco fatti e approfondimenti.

LO SCIOPERO DI UAW

È tuttora in atto lo sciopero che ha bloccato le tre grandi sorelle che operano negli Usa – General Motors, Stellantis e Ford. Le ultime notizie che giungono dai social di Uaw danno i dipendenti dello stabilimento della Ford Kentucky Truck Plant di Louisville uniti a quelli che nelle passate settimane hanno incrociato le braccia in attesa di un rinnovo contrattuale che soddisfi le loro esigenze.

 

Uaw via social continua a pubblicare a ritmo costante le foto di picchetti che arrivano da tutta l’America: si tratta in genere di gruppetti molto piccoli, lontani dalle manifestazioni oceaniche cui è abituato un europeo quando i sindacati organizzano una protesta, ma il novero complessivo supererebbe ormai i 25mila lavoratori in sciopero.

COLPITO LO STABILIMENTO PRINCIPE DI FORD

In particolare, secondo diversi osservatori, essere riusciti a bloccare lo stabilimento Ford di autocarri del Kentucky, sarebbe stato un colpo da maestro per Shawn Fain, il presidente dell’Uaw che sta guidando una protesta in cui, come abbiamo già avuto modo di scrivere nelle settimane passate, molti dei vecchi sindacalisti americani nemmeno credono.

 

Questo perché l’impianto genera 25 miliardi di dollari di entrate annuali, circa un sesto delle entrate automobilistiche globali dell’azienda. E l’Ovale blu finora è sembrata quella più vicina a scendere a patti con la classe operaia, dunque questa nuova mossa potrebbe spingerla a capitolare.

“Abbiamo aspettato abbastanza a lungo, ma Ford non ha capito il messaggio”, ha sferzato il presidente della Uaw, A causa dello sciopero, le tre aziende hanno mandato a casa circa 3.500 lavoratori all’inizio di ottobre.

FIOM VOLA DA UAW

E qui si torna all’Ansa dell’inizio. “Una delegazione della Fiom-Cgil, guidata dal segretario generale Michele De Palma, è in viaggio verso Detroit per unirsi ai picchetti dell’Uaw e portare alle lavoratrici e ai lavoratori in sciopero la solidarietà dei metalmeccanici italiani”, si legge, in un clima che pare guareschiano, tratto da qualche romanzo di Don Camillo.

“Giovedì 12 ottobre – si legge – la delegazione andrà a sostenere il picchetto davanti allo stabilimento di assemblaggio di Stellantis a Toledo nell’Ohio. Il giorno seguente, venerdì 13 ottobre la delegazione della Fiom-Cgil si unirà ai lavoratori in sciopero allo stabilimento Ford del Michigan, a Wayne, e a seguire visiterà la Solidarity House, sede dell’Uaw; mentre nel pomeriggio raggiungerà i lavoratori dello stabilimento di General Motors a Ypsilanti sempre nel Michigan. Sabato 14 ottobre, infine, la delegazione parteciperà al picchetto delle lavoratrici e dei lavoratori del centro di distribuzione dei pezzi di ricambio Stellantis Mopar a Romulus, Michigan”.

GLI AMERICANI NON SONO COSì SOLIDALI

C’è però un tema di fondo: anche se il datore di lavoro è lo stesso, i lavoratori si trovano su fronti distantissimi. Basti vedere come la pensano i sindacati Usa sull’Ira di Biden, quel pacchetto di aiuti pensato per attrarre capitali negli Usa e che rischia di lasciare a casa milioni e milioni di metalmeccanici in Europa. Lo fa notare per esempio Francesco Nespoli, ricercatore alla Lumsa, autore della pubblicazione “Fondata sul lavoro. La comunicazione politica e sindacale del lavoro che cambia”, edita da ADAPT University Press.

Anche quello è un tema che Start ha seguito da vicino, riportando come tutti i principali partner degli Usa, dalla Ue al Giappone, fino alla Corea del Sud abbiano subito battuto i pugni sul tavolo chiedendo che l’America se lo rimangiasse dato che viola gli accordi internazionali sul commercio.

 

Ecco, a chiedere alla Casa Bianca di tirare dritto infischiandosene delle lamentele europee sono stati proprio i sindacati, Uaw in testa, pur consapevoli che misure così protezionistiche rischiano di danneggiare seriamente il tessuto produttivo in altri Paesi. Insomma, ben venga la solidarietà di Fiom, ma è sicuramente troppo presto per dire “lavoratori di tutto il mondo, unitevi”…

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