Nell’ultima lettera agli azionisti di BlackRock, la più grande società di gestione degli investimenti al mondo, l’amministratore delegato e presidente Larry Fink non menziona mai il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ma ne commenta le politiche e le decisioni.
IL PENSIERO DI FINK SUL PROTEZIONISMO
Ad esempio, pochi giorni prima dell’imposizione di un gran numero di dazi commerciali – il cosiddetto “Liberation Day” sarà mercoledì 2 aprile -, in aggiunta a quelli già in vigore, nella lettera Fink scrive che “il protezionismo è tornato con forza. L’assunto non dichiarato è che il capitalismo non ha funzionato ed è ora di provare qualcosa di nuovo”.
Il capo di BlackRock riconosce che molte economie procedono a doppia velocità – i ricchi costruiscono nuova ricchezza, mentre i meno abbienti hanno sempre più difficoltà – e che questa situazione alimenta risentimento e divisioni. Ma “la soluzione”, spiega, “non è abbandonare i mercati: è espanderli, per completare la democratizzazione del mercato” e permettere così a più persone di partecipare alla crescita della ricchezza globale. “Il capitalismo funziona, ma per troppe poche persone”.
In sostanza, Fink promuove una maggiore partecipazione dei consumatori agli investimenti nelle infrastrutture e nel credito privato, tutte aree nelle quali BlackRock si è espansa di recente: per esempio, ha acquisito il fondo Global Infrastructure Partners e la società di investimento Hps Investment Partners, specializzata nel credito privato.
L’ACCORDO SUI PORTI DI PANAMA
A BlackRock i dazi non piacciono, eppure la società potrebbe aver tratto beneficio dalle politiche protezionistiche di Trump.
Il presidente ha ripetuto di voler prendere il controllo del canale di Panama, una delle linee di navigazione più importanti al mondo che ha ricevuto parecchi investimenti dalla Cina. A inizio marzo è stata data notizia di un accordo da 19 miliardi di dollari tra il gruppo hongkonghese Ck Hutchison e un consorzio guidato da BlackRock sul controllo di quarantatré porti nel mondo, inclusi due a Panama. Fink ne parla nella lettera; il completamento dell’operazione, però, è incerto data l’opposizione delle autorità cinesi.
L’affare sui porti, data la convergenza con gli interessi trumpiani, ha aiutato BlackRock a riguadagnare credibilità di fronte al Partito repubblicano, che si era inimicato negli anni scorsi per via dell’attenzione data ai cosiddetti fattori di sostenibilità degli investimenti (Esg, in gergo). Fink, però, ha smesso di utilizzare il termine Esg e a gennaio BlackRock è uscita dalla Net Zero Asset Managers Initiative, un raggruppamento di oltre trecento enti finanziari impegnati nell’azione climatica.
IL BITCOIN SARÀ IL NUOVO DOLLARO?
Nella lettera agli azionisti Fink inserisce un avvertimento: “se gli Stati Uniti non riescono a tenere sotto controllo il loro debito, se i deficit continuano a crescere, l’America rischia di perdere questa posizione”, cioè il ruolo del dollaro come valuta di riserva mondiale, “a favore di asset digitali come il bitcoin.
Il riferimento al bitcoin è un richiamo anche ai piani di Trump sulle criptovalute, tra l’istituzione di una riserva strategica (che dovrebbe dovrebbe fungere da assicurazione contro l’inflazione e da fondo per la riduzione del debito) e la creazione di una stablecoin basata sul dollaro.