BlackRock, la più grande società di gestione degli investimenti al mondo, ha annunciato giovedì l’uscita dalla Net Zero Asset Managers Initiative, un raggruppamento di oltre trecento enti finanziari impegnati nell’azione climatica e nell’azzeramento netto delle emissioni di gas serra entro il 2050. L’iniziativa, nata nel 2020, è promossa dalle Nazioni Unite.
LA LETTERA DI BLACKROCK AI CLIENTI
BlackRock ha difeso la passata decisione di aderire alla Net Zero Asset Managers Initiative, visto che due terzi dei suoi clienti – la società gestisce asset per circa 11.500 miliardi di dollari – si sono dati l’obiettivo di raggiungere la cosiddetta neutralità carbonica. “Tuttavia”, ha dichiarato BlackRock in una lettera ai suoi clienti, visionata da Reuters, “la nostra appartenenza ad alcune di queste organizzazioni ha causato confusione sulle pratiche di BlackRock e ci ha sottoposto a indagini legali da parte di vari funzionari pubblici”.
La società ha voluto spiegare che l’abbandono dell’iniziativa “non cambia il modo in cui sviluppiamo prodotti e soluzioni per i clienti o come gestiamo i loro portafogli”, e ha precisato che i suoi gestori di portafogli “continuano a valutare i rischi materiali legati al clima”.
LE RAGIONI DIETRO ALL’ABBANDONO DELLA NET ZERO ASSET MANAGERS INITIATIVE
Nella lettera ai clienti BlackRock allude alla causa intentata nei suoi confronti (e di Vanguard e State Street) da parte di undici stati degli Stati Uniti governati dal Partito repubblicano, tra cui il Texas. Le tre società sono accusate di aver portato avanti “un’agenda ambientale distruttiva e politicizzata” contro l’industria del carbone: il procuratore generale del Texas aveva dichiarato che il suo stato “non tollererà la militarizzazione illegale dell’industria finanziaria al servizio di un’agenda ambientale distruttiva e politicizzata”.
Nella causa si insisteva proprio sul coinvolgimento di BlackRock, Vanguard e State Street in alcune iniziative di sostenibilità, come Climate Action 100+ e, appunto, Net Zero Asset Managers.
Sul ritiro di BlackRock – ma anche di numerose banche americane – dalle iniziative per la sostenibilità, dunque, ha probabilmente influito la vittoria di Donald Trump e del Partito repubblicano alle elezioni di novembre scorso. Al di là della causa prima menzionata, già da tempo alcuni stati americani di orientamento conservatore e guidati da governatori repubblicani – come il già citato Texas, la Florida e la Virginia occidentale – hanno lanciato una sorta di guerra al cosiddetto “capitalismo woke“, ovvero un tipo di capitalismo influenzato dalle ideologie dell’estrema sinistra che presterebbe più attenzione agli obiettivi climatici che ai guadagni.
Commentando l’uscita di BlackRock dalla Net Zero Asset Managers Initiative, il deputato repubblicano Jim Jordan ha parlato di “una grande vittoria per la libertà e la prosperità americana. Tutte le istituzioni finanziarie statunitensi dovrebbero seguire l’esempio e abbandonare il cartello del clima e le politiche ESG”, che prestano attenzione ai fattori di sostenibilità ambientale, sostenibilità e di governance degli investimenti.
Un paio d’anni fa l’amministratore delegato di BlackRock, Larry Fink, aveva detto di aver rinunciato a utilizzare il termine ESG perché stava venendo “usato come un’arma” da parte della politica.
IL PASSO INDIETRO DI JPMORGAN (E NON SOLO)
Poco prima della mossa di BlackRock, la banca d’affari statunitense JPMorgan – la più grande al mondo per capitalizzazione di mercato – ha annunciato l’uscita dalla Net Zero Banking Alliance, un’iniziativa simile alla Net Zero Asset Managers Initiative ma rivolta agli istituti di credito.
Anche le altre banche americane un tempo presenti nell’alleanza – Morgan Stanley, Citigroup, Bank of America, Goldman Sachs e Wells Fargo – hanno deciso di abbandonarla. C’entra, come nel caso di BlackRock, la vittoria elettorale dei repubblicani alla Casa Bianca e al Congresso.