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Lagarde

Merkel e Lagarde si sono svegliate sul Coronavirus? Il commento di Cesarano

Il commento di Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, dopo le ultime dichiarazioni di Merkel (Germania) e Lagarde (Fmi)

Arrivano dichiarazioni ad unisono da parte della Merkel e della Lagarde, entrambe preoccupate dall’impatto del Coronavirus. Ieri è stata effettuata una riunione in teleconference tra i leader europei con la partecipazione anche della Lagarde.

Secondo indiscrezioni di stampa, la Lagarde nel corso di questa riunione avrebbe dichiarato che la crisi in corso ricorda molto lo scenario del 2008, richiedendo pertanto una risposta congiunta governi/banca centrale.

Le fa eco oggi la Merkel che, in un discorso a Berlino, ha dichiarato che di concordare con la Lagarde sul fatto che la minaccia virus sia molto seria, aggiungendo che la Germania farà “whatever is necessary” per fronteggiare la crisi.

Si scaldano pertanto i motori sulle possibili manovre congiunte governi/Bce in area euro.

Questa mattina si è mossa la Boe (il meeting di calendario è previsto per il 26 di marzo), che ha reso noto manovre articolate su 3 punti:

  • Taglio tassi di 50pb
  • Piccole aziende: un piano per finanziare le piccole imprese per oltre 100 Mld£
  •  Banche: azzeramento del buffer di capitale anticiclico richiesto (in precedenza la normativa prevedeva l’1%). La stessa Boe si è detta disponibile a spingersi anche oltre se necessario.

Domani sarà il turno della Bce che potrebbe di fatto seguire in buona parte il modello offerto oggi dalla Bank of England, con una manovra sugli stessi tre filoni.

Taglio Tassi: Il taglio dei tassi di 10 pb scontato dal mercato è al momento poco efficace e quasi controproducente, per tutte le problematiche che porrebbe in tema di tiering. Il taglio potrebbe interessare però solo il tasso di rifinanziamento (attualmente a zero) e non il tasso sui depositi che potrebbe essere mantenuto fermo a -0,5%, senza pertanto comportare modifiche del meccanismo del tiering (ossia del meccanismo che regolamenta la soglia di esenzione dal tasso negativo dei depositi delle banche presso Bce). In questo modo verrebbe inaugurata una double rate policy, ossia una politica monetaria che contempla la possibilità di effettuare manovre anche divergenti su tasso di rifinanziamento e di deposito.

Allargamento del QE: è possibile ipotizzare un aumento quali/quantitativo del QE, includendo maggiormente titoli green, ed eventualmente aumentandone l’importo senza però vincolarsi ad effettuare importi fissi di acquisto ogni mese. Un’ipotesi potrebbe essere, ad esempio, un QE “fino a” 40 Mld€, dagli attuali 20Mld€ mensili. In questo modo la BCE si riserverebbe implicitamente di aumentarlo fino alla soglia target quando avrà a disposizione maggiore investibile green (presumibilmente nella seconda parte dell’anno).

TLTRO: questa è forse la misura più importante, non tanto per la novità dello strumento (è tuttora in corso la TLTRO III varata da Draghi a settembre), quanto per il suo meccanismo di funzionamento. Più in dettaglio:

Costo: si potrebbe ipotizzare uno spread negativo ad esempio fino a 50 pb vs tasso depositi, nel qual caso il vantaggio per il beneficiario (trattandosi di tasso negativo) potrebbe arrivare fino a -1%. Attualmente il beneficio massimo arriva fino a -0,50% ossia il livello del tasso sui depositi

–       Durata: tra 2/4 anni

–       Oggetto: soprattutto prestiti a piccole e medie imprese oltre che a famiglie tramite credito al consumo

–       Modalità attuative: le banche potrebbero essere sollevate in toto o in parte dal rischio trasformazione di tali impieghi in sofferenze, mediante due operazioni alternative o combinate.

Allungamento dei tempi regolamentari previsti per il passaggio in UTP/NPL, con riferimento anche agli impieghi in essere;
Apposizione di garanzie da parte dei singoli stati e/o da un organismo sovranazionale come la BEI;
Ridimensionamento temporaneo di alcuni obblighi regolamentari sul tema capitale di vigilanza.
Ammontare: il calcolo potrebbe continuare ad essere effettuato con riferimento all’importo degli impieghi ad una certa data (ad esempio fine 2019), ma la percentuale erogabile dovrebbe potenzialmente comportare una manovra molto corposa, in modo da risultare credibile in termini di efficacia agli occhi del mercato.
In estrema sintesi, la manovra della Bce si articolerebbe su tre fronti:

Una manovra convenzionale sui tassi;
Una manovra non convenzionale in tema di QE;
Una manovra molto vicina all’ipotesi di helicopter money che di fatto coinvolgerebbe anche la vigilanza, attraverso alcune modifiche regolamentari sui requisiti di capitale.
A questa manovra dovrebbe accompagnarsi una serie di misure fiscali espansive da parte dei governi. Il tutto all’interno di manovre su scala globale, a partire dal piano di taglio delle tasse ipotizzato da Trump e dalle infusioni di liquidità della Fed.

OPERATIVAMENTE

In termini di impatto di mercato, tali misure potrebbero comportare:

Un temporaneo marcato recupero dei mercati euro/usa almeno fino al giorno della Fed del 18 marzo.
Se la Fed si limiterà ad offrire un ulteriore taglio tassi (già scontato dal mercato) insieme ad altre manovre di infusione di liquidità a breve (vedi repo/commercial paper), i mercati potrebbero alla fine poi ricominciare a chiedere di più, soprattutto se nel frattempo entro fine mese la diffusione del virus sarà sempre più globale, interessando il nord Europa e gli Usa.
Dopo il recupero di questi giorni pertanto potrebbero nuovamente ripresentarsi marcate turbolenze sui mercati entro la successiva riunione della Fed del 29 aprile. Gli operatori, con l’ostaggio della pandemia, potrebbero infatti costringere la Fed a ripristinare un nuovo QE in versione potenziata come importo (almeno 3000Mld$) e modalità di funzionamento rispetto al passato.

Sul fronte cambio, il dollaro potrebbe temporaneamente riprendere ad apprezzarsi nel corso delle prossime settimane fino all’ipotesi di ritorno in area 1,08, come conseguenza delle forti immissioni di liquidità della Bce e della percezione di una tematica virus che interessa l’intera Europa e non più solo l’Italia.

Il dollaro potrebbe pertanto di nuovo riprendere il ruolo di bene rifugio, dopo aver scontato per intero l’ipotesi di taglio dei tassi Fed fino a 0,25%, ipotesi che ha comportato il deprezzamento fino ad 1,15, complice anche il recente mancato accordo in sede Opec+.
Dopo l’eventuale QE della Fed (ipotizzato tra aprile e maggio), potrebbe invece ripristinarsi un marcato trend di deprezzamento del dollaro fino ad 1,18/1,20 a fine anno.

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