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Kion

Il gas sgasa gli utili del gruppo tedesco Kion

Kion Group, società tedesca di attrezzature per la logistica, ha emesso un profit warning: teme una perdita nel terzo trimestre del 2022 per via dell'aumento del costo dell'energia. Tutti i dettagli.

Dall’inizio di questa settimana le azioni di KION Group, società tedesca che produce mezzi e attrezzature per la logistica (carrelli elevatori, ad esempio) hanno perso oltre il 37 per cento del loro valore alla borsa di Francoforte dopo l’allarme sugli utili.

PROFIT WARNING

Il gruppo ha infatti emesso un profit warning perché prevede di registrare una perdita nel terzo trimestre del 2022 dovuta all’aumento dei prezzi dell’energia e dei materiali, oltre che al perdurare degli intoppi alle catene di approvvigionamento.

La capitalizzazione della società ammonta a 3 miliardi di euro.

UTILI NEGATIVI NEL TERZO TRIMESTRE DEL 2022

Secondo le stime di KION Group, nel terzo trimestre dell’anno riporterà utili netti rettificati negativi tra i -100 e i -140 milioni di euro. Negativo anche il flusso di cassa (come già nei tre mesi precedenti), a -159 milioni circa.

AUMENTO DEI COSTI NON SCARICATO SUI CLIENTI FINALI

La società ha spiegato di aver trasferito sui clienti solo una minima parte dell’aumento dei costi di produzione; produzione che risente peraltro della carenza di componenti critici. Stanno venendo elaborate delle misure per contenere la crisi della supply chain, ma richiederanno del tempo per essere efficaci.

LE PREVISIONI DI EBITDA DELUDONO GLI ANALISTI

Nel terzo trimestre del 2022 l’EBITDA rettificato di KION Group sarà di 200-310 milioni di euro, molto più basso di quanto stimato dagli analisti (647 milioni).

IL PARERE DI BAADER

Gli analisti della società di consulenza Baader, come riportato da MF-Milano Finanza, “hanno giudicato il profit warning talmente duro da aver scioccato i mercati, aggiungendo che è probabile che le pressioni derivanti dall’aumento dei costi e dai ritardi della catena di approvvigionamento aumenteranno ulteriormente”.

E IN ITALIA?

Circa un mese fa Giovanni Savorani, presidente di Confindustria Ceramica e imprenditore del settore, aveva dichiarato che in Italia il solo prezzo dell’energia supera l’intero costo di produzione di una piastrella in altre parti del mondo, o addirittura il prezzo di vendita.

Fabio Zanardi, presidente di Assofond, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese di fonderia italiane, aveva parlato similmente di situazione “ingestibile”: “nel medio termine”, aggiunse, “tutti noi rischiamo di perdere clienti e commesse a vantaggio di paesi più competitivi”.

Alberto Candiani, presidente e amministratore delegato dell’azienda tessile Candiani, spiegò che “solo per pareggiare i rincari” della materia energetica “dovrei aumentare ancora del 20% i prezzi ma è impossibile, il mercato non me lo consentirebbe”.

UN TETTO EUROPEO AL PREZZO DEL GAS?

L’imposizione di un tetto europeo al prezzo del gas non sembra un’opzione fattibile – e infatti non compare tra le proposte della Commissione contro la crisi energetica – per via della contrarietà di diversi paesi. La Germania, ad esempio, teme un azzeramento dei flussi dalla Russia e una riduzione delle forniture dal resto del mondo, perché i carichi di combustibile liquefatto potrebbero facilmente dirigersi verso paesi disposti a pagare di più.

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