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Taiwan

Meloni e Urso vogliono sedurre Taiwan lasciando la Via della Seta?

Funzionari del ministero delle Imprese si sono riuniti con le autorità di Taiwan per proporre un patto: collaborazione sui microchip in cambio dell'uscita dell'Italia dalla Nuova via della seta cinese. Ma quali sono le intenzioni del governo Meloni? E davvero alle aziende taiwanesi interessa questo"scambio"? Fatti, rumors e dubbi

 

Il governo Meloni scaricherà la Cina per attirare Taiwan?

Stando alle informazioni raccolte da Bloomberg, alcuni funzionari del ministero delle Imprese hanno discusso con le loro controparti taiwanesi di un piano per la collaborazione sulla produzione e l’esportazione di microchip. I colloqui si sono svolti a Taipei, la capitale di Taiwan.

ACCORDO CON TAIWAN IN CAMBIO DELL’USCITA DALLA BRI?

Per cercare di convincere le autorità taiwanesi ad aderire al progetto, pare che i funzionari italiani – quasi come in uno scambio – abbiano suggerito la possibilità di ritirarsi dal memorandum d’intesa sulla Belt and Road Initiative (BRI o Nuova via della seta) stretto con la Cina nel 2019.

L’Italia è l’unico paese del G7 ad aver aderito all’iniziativa infrastrutturale-geopolitica cinese. Proprio per questo il memorandum, benché di per sé non abbia avuto conseguenze pratiche di rilievo, possiede un grande valore simbolico per Pechino, che sta lavorando all’espansione della sua presenza internazionale.

La Cina non considera Taiwan uno stato a sé ma una provincia del proprio territorio, pur non avendo mai governato l’isola.

IL RINNOVO DEL MEMORANDUM CON LA CINA

La decisione di non rinnovare il memorandum con la Cina – in caso contrario il rinnovo scatterà in automatico, nel 2024 – spetta alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Che non ha ancora preso una decisione in merito: in passato aveva lasciato intendere che potrebbe abbandonare l’accordo; negli ultimi tempi, tuttavia, ha smesso di esprimersi sulla Cina e di nominare il paese per non creare motivi di frizione.

Bloomberg scrive che gli Stati Uniti, rivali di Pechino, presteranno grande attenzione alla scelta della presidente, che ha più volte utilizzato una retorica atlantista.

MA ALLE AZIENDE TAIWANESI IMPORTA DAVVERO DELLA CINA?

La visita a Taipei dei funzionari del ministero delle Imprese simboleggia, sempre secondo Bloomberg, la volontà italiana di approfondire le relazioni diplomatiche con Taiwan, un paese rilevantissimo nella filiera mondiale dei chip avanzati.

– Leggi anche: Cosa c’è nel Chips Act dell’Unione europea

Lorenzo Lamperti, giornalista italiano di base a Taipei ed esperto di Cina, ha però fatto notare su Twitter che “alle aziende taiwanesi di chip non interessa se l’Italia sta o meno nella BRI. Usare questa ‘leva’ nei colloqui con le parti private non serve”.

IL SECONDO UFFICIO DI TAIWAN IN ITALIA

Taiwan ha intenzione di aprire un secondo ufficio di rappresentanza (una sorta di ambasciata, nel concreto: sono pochissimi i governi ad avere relazioni formali con l’isola) sul territorio italiano, a Milano.

IL CASO SINOCHEM-PIRELLI

La presenza economica cinese in Italia è comunque fonte di preoccupazione per il governo Meloni, che sta lavorando per ridurre l’influenza del conglomerato Sinochem in Pirelli, di cui è il maggiore azionista con il 37 per cento, senza però arrivare allo scontro con Pechino.

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