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Intesa Sanpaolo

Intesa-Ubi, tutti pazzi per Messina

Chi e come ha festeggiato il successo dell'Opas di Intesa su Ubi

Carlo Messina si appresta a chiudere con successo l’operazione che lo porterà a fondere Ubi Banca dentro Intesa Sanpaolo.

A 24 ore dal termine dell’offerta pubblica di acquisto e scambio, prorogata dalla Consob a giovedì 30 luglio, le adesioni sono arrivate al 75,7%, ben oltre quel 50% più un’azione che avrebbe portato a un successo di misura e soprattutto non all’acquisizione.

Se fino a questo momento in pochi si erano esposti a riguardo, ecco che ora sul carro del vittorioso banchiere romano cominciano a salire vari esponenti del mondo politico e bancario. E da stasera – c’è da giurare – ci sarà via via meno spazio.

L’ELOGIO DALL’AZIONISTA FONDAZIONE CARIPLO

Ieri un plauso all’operazione targata Messina è arrivato dalla Fondazione Cariplo, socio di Ca’ de sass con il 4,381% del capitale. “L’offerta pubblica di scambio di Intesa Sanpaolo verso Ubi Banca è stata un’operazione coraggiosa, all’interno di un sistema bancario che ha bisogno di stabilità, portata avanti in un periodo particolarmente difficile per l’Italia e per le nostre comunità, in uno scenario completamente mutato dalla pandemia, caratterizzato da grande instabilità ed incertezza”, ha detto il presidente Giovanni Fosti. E ancora: “È un’operazione di razionalizzazione che consolida il sistema bancario del nostro Paese, rafforza Intesa Sanpaolo e tende a valorizzare l’importante potenziale di Ubi Banca. Senza dimenticare il particolare momento che sta vivendo il Paese in quanto darà un “contributo alla ripresa economica, con particolare attenzione a chi vive, lavora e opera sui territori”.

Per Fosti, insomma, siamo di fronte a “un’azione che potrà portare benefici agli attori coinvolti e che, guidata da quella responsabilità sociale da sempre mostrata dai due istituti, potrà generare valore anche per il tessuto economico e sociale delle comunità locali”.

Infine, la chiamata in causa – diretta – del banchiere romano: “Mi congratulo con Carlo Messina e il management di Intesa Sanpaolo – ha concluso il presidente di Fondazione Cariplo -, che non ha mai smesso di credere in questo progetto, pur tra molteplici difficoltà e in un quadro complessivo totalmente stravolto dalla pandemia; la competenza di chi ha promosso l’iniziativa e l’oggettiva risposta del mercato hanno dato concretezza ad un percorso che è appena cominciato e che, sono certo, coinvolgerà in modo costruttivo le diverse componenti di questo importante polo di cui oggi vediamo la nascita”.

ATTENZIONE AL CONSOLIDAMENTO DEL SETTORE

Note sul consolidamento del settore bancario nel nostro Paese sono giunte da due esperti di lungo corso come Giuliano Calcagni, decano delle relazioni sindacali in Intesa Sanpaolo e dal 2002 al 2012 segretario di coordinamento del gruppo, e Massimo Doris, amministratore delegato di Banca Mediolanum. “Il successo dell’opas di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca rappresenta una buona notizia per il Paese e per il sistema bancario che da oggi può vantare di avere un polo bancario europeo di primaria importanza” ha commentato Calcagni con l’agenzia Radiocor evidenziando come ora occorra “mettere a terra l’operazione salvaguardando l’occupazione, il presidio dei territori, le piccole e medie imprese e la clientela”.

Secondo Doris, che ha tenuto una call con le agenzie, l’accelerazione al consolidamento del settore bancario in Italia “può venire proprio dal successo della fusione Intesa-Ubi. Questa fusione farà riaccelerare anche altre fusioni e farà muovere altri protagonisti sul mercato”. Insomma, l’offerta pubblica voluta da Messina darebbe il la a quel risiko, vero o presunto, di cui si parla da tanto tempo. “È un dato di fatto che in Italia, o anche in Germania, abbiano ancora troppe banche e troppo piccole e il governatore della Banca d’Italia dice che bisogna creare dei soggetti più forti”. Del resto, ha aggiunto Doris, “il processo di consolidamento era partito e poi ha avuto un rallentamento”.

Dello stesso tenore le parole dell’amministratore delegato di Carige, Francesco Guido, che in un’intervista di ieri al quotidiano Il Foglio ha ammesso: la creazione di grandi player non può “essere contrastata, né è pensabile una resistenza a oltranza verso la crescita dimensionale e l’evoluzione del settore del credito che deve affrontare diverse sfide, compresa quella della trasformazione digitale che richiede spalle larghe per essere sostenuto”. Certo, ciò “non vuol dire che si va verso un oligopolio perché lo spazio per banche di medie dimensioni c’è, ma bisogna sapersi riposizionare sui territori con formule innovative”.

L’APPREZZAMENTO FRA I POLITICI

Nei giorni scorsi sono stati pochi i politici che hanno espresso pubblicamente la propria posizione a favore dell’operazione. Fra questi l’ex segretario del Pd Piero Fassino, oggi membro della direzione nazionale del partito. “Sempre di più le dimensioni di scala e la forza finanziaria sono condizioni essenziali perché il sistema bancario italiano possa operare con efficienza e dinamicità a beneficio delle imprese, delle famiglie, dei risparmiatori e degli investitori – aveva affermato -. Corrisponde a questa esigenza l’unione di Intesa Sanpaolo e Ubi Banca, un’occasione importante per creare il primo gruppo bancario italiano e uno dei più grandi istituti bancari europei”. Secondo Fassino si tratta di un “contributo rilevante al rilancio economico del nostro Paese impegnato a contrastare i rischi di recessione, rimettere in moto investimenti e crescita, creare lavoro e tutelare i redditi degli italiani”.

Nei giorni precedenti però, quando ancora non si conosceva l’esito dell’offerta, ad esporsi – favorevolmente – sulla vicenda era stato il deputato della Lega Giulio  Centemero che, intervistato dal Sole 24 ore, aveva definito l’Ops, diventata Opas, “un’operazione di sistema, che potrebbe creare un campione nazionale nel settore bancario europeo in grado di difendersi da eventuali operazioni ostili dall’estero e di guardare a sua volta a opportunità oltre confine”. Centemero aveva però aggiunto una postilla chiamando in causa l’autorità garante della Concorrenza e del Mercato: “La pluralità del credito sul territorio deve essere conservata ed è compito dell’Antitrust controllare che questo avvenga”.

Tra gli esponenti politici l’ultima in ordine di apparizione è il presidente dei senatori di Forza Italia, Anna Maria Bernini, secondo cui “il successo dell’operazione di acquisizione di Ubi Banca da parte del Gruppo Intesa-San Paolo è una buona notizia per l’Italia. L’eccessiva frammentazione del sistema bancario nazionale, infatti, ci espone a rischi di operazioni ostili straniere oltre a limitare la nostra capacità di essere competitivi sugli scenari internazionali. Il nuovo gruppo bancario sarà il terzo della zona euro per valori di Borsa e gestirà risparmi di italiani per oltre un trilione di euro. Auspico – ha concluso la parlamentare azzurra – che questa importante operazione sia d’esempio per gli altri grandi gruppi bancari nazionali, perché l’Italia e il suo tessuto economico hanno bisogno di istituti di credito solidi e in grado di competere nel mondo”.

IL TIFO DELLA COLDIRETTI

L’elogio che non ti aspetti, o che forse ti aspetti meno, arriva dalla Coldiretti: “La nascita di un colosso bancario, al terzo posto nel continente, è un motivo di orgoglio per l’Italia e una ricchezza per il sistema Paese poiché consentirà alle nostre imprese di cogliere meglio le nuove opportunità che vengono dall’Europa” ha detto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, visibilmente soddisfatto per il successo dell’operazione lanciata lo scorso 17 febbraio. “Con l’emergenza Coronavirus la filiera dell’agroalimentare italiana deve crescere non solo per generare ricchezza, ma anche per garantire nella sicurezza nazionale la nostra indipendenza alimentare – ha proseguito – e la presenza di una grande banca aiuterà a sviluppare nuovi investimenti su volumi più grandi e su territori finora trascurati, per creare e realizzare nuove offerte di servizi e per ridurre il costo della burocrazia”.

Prandini ha poi ricordato che la sua confederazione ha sostenuto l’operazione insieme a Confapi, l’associazione delle piccole e medie industrie private, con lo slogan #orgoglioitalia, “nella consapevolezza che una grande banca strettamente connessa con il territorio assicurerà un adeguato livello di credito al cuore della nostra economia reale”.

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