Non sono molti gli esponenti di spicco dei partiti che hanno preso posizione sull’Offerta pubblica di scambio in corso lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi Banca che sta facendo dibattere anche i grandi azionisti della banca (Ubi) oggetto dell’Ops del gruppo capeggiato dall’amministratore delegato, Carlo Messina.
Quello che si è più esposto è l’ex ministro degli Esteri, Piero Fassino, del Partito democratico.
“Sempre di più le dimensioni di scala e la forza finanziaria sono condizioni essenziali perché il sistema bancario italiano possa operare con efficienza e dinamicita’ a beneficio delle imprese, delle famiglie, dei risparmiatori e degli investitori. Corrisponde a questa esigenza l’unione di Intesa Sanpaolo e Ubi Banca, un’occasione importante per creare il primo gruppo bancario italiano e uno dei più grandi istituti bancari europei – ha detto il torinese Fassino, attualmente membro della direzione nazionale del Pd guidato da Nicola Zingaretti – Un contributo rilevante al rilancio economico del nostro Paese impegnato a contrastare i rischi di recessione, rimettere in moto investimenti e crescita, creare lavoro e tutelare i redditi degli italiani”, ha concluso Fassino.
Se l’ex ministro pd si è espresso oggi, risalgono alla scorsa settimana le altre dichiarazioni di un altro politico di peso, come Giulio Centemero, tra l’altro tesoriere della Lega guidata da Matteo Salvini.
Centemero, sentito dal Sole 24 ore, ha definito l’Ops di Intesa “un’operazione di sistema, che potrebbe creare un campione nazionale nel settore bancario europeo in grado di difendersi da eventuali operazioni ostili dall’estero e di guardare a sua volta a opportunità oltre confine”.
L’esponente di rilievo della Lega ha comunque aggiunto: “La pluralità del credito sul territorio deve essere conservata ed è compito dell’antitrust controllare che questo avvenga”. Il Garante del mercato e della concorrenza ha in corso un’istruttoria infatti sull’Offerta di Intesa che deve ancora concludersi e che nell’atto di avvio ha rimarcato alcune sovrapposizioni territoriali e settoriali fra Intesa e Ubi.
Ieri la fondazione della Cassa di Cuneo, che è azionista di Ubi, ha messo nero su bianco il suo no, al momento, all’Ops di Intesa. “Non credo che la Fondazione Cr Cuneo abbia nulla da temere dal possibile accordo Intesa-Ubi”, ha dichiarato il 17 giugno in una intervista alla Voce di Alba il sindaco di Cuneo Federico Borgna, rieletto nel 2017 con il sostegno del Pd. “Un’operazione come questa – ha spiegato Borgna subito dopo avere ricevuto la visita di Fabrizio Palenzona e di Gaetano Micicché, rispettivamente presidente di Conftrasporto e presidente della divisione Imi Corporate di Intesa Sanpaolo, ha chiosato Business Insider Italia – va valutata con estrema attenzione, soprattutto per le ricadute finanziarie e strategiche che può avere sul Cuneese. Se ben costruita può essere una grande opportunità, ma se mal congegnata o mal condotta può diventare un grande rischio”.
Ma cosa dicono i primi cittadini di Bergamo e Brescia, città di riferimento per Ubi? Carlotta Scozzari di Business Insider ha notato il silenzio del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, democrat con ascendenze renziane. Mentre il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono del Pd, alla fine di febbraio, al termine di un incontro con il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, aveva espresso dubbi sull’offerta di Intesa. “Ubi è una banca molto importante per il territorio. Per ora sembra che ci sia un po’ di resistenza e preoccupazione”, aveva detto il primo cittadino di Brescia.