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Bce

Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm e non solo. Cosa deciderà la Bce sui dividendi?

Fatti, numeri e scenari sui dividendi 2020 delle banche italiane

Che cosa deciderà la Bce?

C’è attesa tra gli azionisti delle banche italiane per sapere cosa succederà riguardo ai dividendi del 2020. A dicembre la Banca Centrale Europea ha fornito le indicazioni e i tetti massimi di stacco delle cedole richiamando sempre i vertici degli istituti alla prudenza vista la situazione pandemica ancora grave. Una raccomandazione, quella di poco più di un mese fa, che superava la precedente con cui Francoforte aveva invitato le banche Ue a non pagare dividendi fino al 1° gennaio 2021.

LE ULTIME NOVITÀ SUI DIVIDENDI DELLE BANCHE

Occorre osservare che il 15 gennaio scadeva il termine per le banche che vogliono staccare le cedole di contattare i joint supervisory team, ovvero i team di vigilanza, per comunicare quanto intendevano fare. Secondo quanto risulta al Sole 24 Ore quasi tutte le banche si sarebbero allineate alle raccomandazioni della Bce e comunque nessuno potrà comunicare al mercato decisioni sul pagamento dei dividendi finché non arriverà un feedback dai joint supervisory team. “Non è escluso peraltro – nota il quotidiano economico – che alcuni istituti puntino alla possibilità di erogare parte del dividendo ‘mancante’ una volta caduto il veto” di Francoforte che nel frattempo valuterà “se il livello di distribuzione previsto dalle singole banche rispetti l’indicazione di massima prudenza”.

Del resto, come sottolinea Il Sole, se la Bce “punta a salvaguardare la capacità delle banche di assorbire le perdite su crediti derivanti dalla pandemia” è perché è convinta che “l’impatto del Covid-19 non si sia ancora manifestato pienamente sui bilanci, complici le garanzie pubbliche in atto e il ritardo temporale con cui la crisi si può manifestare sul portafoglio crediti”.

COS’HA RACCOMANDATO LA BCE A DICEMBRE SUI DIVIDENDI DELLE BANCHE

A dicembre, come dicevamo, Francoforte aveva chiesto “estrema prudenza” tanto da sospendere l’erogazione dei dividendi cash, o comunque di limitarli, fino al 30 settembre 2021 “vista la persistente incertezza sull’impatto economico della pandemia di coronavirus”. Nel dettaglio la Bce notava che dividendi e buyback non dovessero superare il livello più basso tra il 15% degli utili cumulati 2019-2020 e i 20 punti base in termini di Cet1.

E comunque l’eventuale pagamento era consentito solo agi istituti “redditizi” e “con solide traiettorie patrimoniali” e dopo confronto con il joint supervisory team “per valutare se il livello di distribuzione previsto” fosse “prudente”.

Una nota della Banca centrale segnalava come questa raccomandazione puntasse a “salvaguardare la capacità delle banche di assorbire le perdite e di finanziare l’economia” visto che “l’impatto della pandemia sui bilanci delle banche non si è ancora manifestato in pieno”. Comunque si lasciava aperta una porta: a ottobre “in assenza di sviluppi avversi” l’intenzione è quella di “abrogare la raccomandazione e tornare a valutare il capitale delle banche e i piani di distribuzione sulla base dei risultati del normale ciclo di supervisione”.

In un’intervista a Bloomberg Enria aveva rilevato che il provvedimento era stato approvato “con consenso molto ampio” e che rappresentava un “ritorno graduale alla normalità”. Inoltre aveva presentato una stima della distribuzione delle cedole, “tra 10 e 20 miliardi di euro, circa un terzo di quelli pagati in un anno normale”, previsione ripetuta anche a un consiglio dell’Abi.

LE PREVISIONI DEGLI ANALISTI SUI DIVIDENDI DELLE BANCHE

Dopo le raccomandazioni di dicembre gli analisti si sono messi a fare i conti in tasca alle banche. Secondo Fidentiis – con un limite del 20% del payout – il settore dovrebbe registrare un dividend yield medio del 2% annuo. Ad esempio Intesa Sanpaolo riporterebbe un rendimento da cedola pari all’1,9% per il 2020 e ugualmente per il 2021 mentre Unicredit un rendimento nullo per lo scorso anno e al 2,3% per quello in corso. E poi Banco Bpm, rispettivamente1,2% e 1,3%, Bper 1,5% e 1,6%, Credem 1,7% e 2%. Nessun dividendo, ancora, per Montepaschi che continua a rimanere in rosso.

Certo, un tetto fisso così senza andare a mettere il naso nei bilanci per verificarne la solidità non è il massimo secondo gli analisti tanto è vero che, per Intermonte, si potrebbe trattare solo di una mossa temporanea fino all’esito degli stress test – a fine luglio 2021 – e dopo gli istituti con le migliori performance potrebbero avere il via libera “per una distribuzione più importante degli utili”. Dello stesso avviso Fidentiis secondo cui sarebbe un errore non far staccare la cedola a gruppi “come Credem e Mediobanca, che storicamente avevano una strategia di remunerazione degli azionisti molto conservativa rispetto al comportamento di altri concorrenti”.

COSA PENSAVANO A FINE 2020 LE BIG ITALIANE SUI DIVIDENDI DELLE BANCHE

Occhi puntati a Francoforte, dunque, a partire dai maggiori istituti di credito nazionali. Il dimissionario amministratore delegato Jean Pierre Mustier, che ad aprile lascerà Unicredit, presentando i conti del terzo trimestre, a novembre scorso, aveva detto che il gruppo rimaneva “fermamente impegnato a ripristinare la politica di distribuzione del capitale prevista in Team 23 (il piano strategico 2020-2023, ndr), che abbina alla distribuzione del 50 per cento degli utili netti sottostanti, da realizzarsi con un mix di dividendi in contanti e riacquisto di azioni, la distribuzione graduale, a partire dal 2021, del capitale in eccesso, soggetta a ricevere il ‘via libera’ regolamentare”.

Una decisione a riguardo Intesa Sanpaolo dovrà prenderla a febbraio, in occasione del board sui conti del quarto trimestre e dell’intero 2020. A novembre l’ad Carlo Messina era stato chiaro: “Siamo convinti di essere una delle banche meglio posizionate per poter riprendere la distribuzione dei dividendi una volta avuta l’autorizzazione della Bce. Confermiamo un pay out ratio del 75% per il 2020 e del 70% per il 2021. In aggiunta alla distribuzione dei dividendi previsti a valere sul 2020, verificheremo il consenso della Bce rispetto alla distribuzione da riserve del dividendo a valere sul 2019”.

Desideroso di remunerare i suoi azionisti anche Bper perché, come ha detto l’ad Alessandro Vandelli in occasione della presentazione dell’ultima trimestrale, “i risultati positivi, l’outlook per la fine del 2020, la posizione patrimoniale e la redditività lasciano spazio per una possibile distribuzione del dividendo”. Non solo: il manager ha assicurato “il forte impegno” di Bper a staccare la cedola per i “nostri soci, che ci hanno supportato nell’aumento di capitale” pur sottolineando la necessità di aspettare la decisione a riguardo della banca centrale, arrivata poi a dicembre.

Per Montepaschi, ovviamente, nulla cambia, mentre Banco Bpm in una nota sempre a novembre aveva notato: “Salvo nuovi significativi peggioramenti del contesto che, considerate l’eccezionalità e l’incertezza del quadro attuale, non possono essere esclusi, la solida posizione patrimoniale del Gruppo, unita alla capacità di generare organicamente capitale, non precluderà una remunerazione degli azionisti subordinatamente alle indicazioni che verranno fornite dalle Autorità di Vigilanza in merito alla distribuzione di dividendi”.

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