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Ci penserà Instagram a rimettere in moto la crescita di Facebook?

Dopo il tonfo a Wall Street e gli utenti persi in Europa a causa degli scandali privacy e fake news come potrà Facebook tornare a macinare utili? Facendo leva su Instagram, dicono gli analisti – purché Mark Zuckerberg non ripeta gli stessi errori fatti con la piattaforma social numero uno e trovi un modo sicuro…

Dopo il tonfo a Wall Street e gli utenti persi in Europa a causa degli scandali privacy e fake news come potrà Facebook tornare a macinare utili? Facendo leva su Instagram, dicono gli analisti – purché Mark Zuckerberg non ripeta gli stessi errori fatti con la piattaforma social numero uno e trovi un modo sicuro (e rispettoso dei dati personali) di generare guadagni dalla app della condivisione foto.

I SUBBUGLI PER LA TRIMESTRALE DI FACEBOOK

Mercoledì sera Facebook ha comunicato i risultati del secondo trimestre 2018: niente di allarmante sul fronte ricavi, che ad aprile-giugno sono cresciuti del 42% anno su anno e arrivano a 13,23 miliardi di dollari, benché leggermente inferiori alla previsione degli analisti (13,36 miliardi). La doccia fredda è arrivata tuttavia dal dato sulla crescita degli utenti che, dopo il caso fake news russe nel mezzo della campagna presidenziale americana e lo scandalo Cambridge Analytica, rappresentava il “sorvegliato speciale” della trimestrale. Qui Facebook ha inciampato: gli utenti attivi giornalieri (DAU) sono cresciuti solo dell’11% a 1,47 miliardi, il più debole aumento trimestrale dal 2011 (gli analisti si aspettavano 1,49 miliardi di unità). In Usa e Canada gli utenti attivi mensili non crescono più (sono stabili a 185 milioni contro attese per 185,4 milioni), mentre in Europa Facebook ha perso 3 milioni di utenti giornalieri (a 279 milioni da 282 milioni del trimestre precedente) e 1 milione di utenti mensili. Il risultato negativo si deve all’entrata in vigore del Gdpr, ha affermato la società, ma pesa anche la perdita di fiducia nella piattaforma social. Attese deluse anche sugli utenti attivi mensili globali: sono saliti a 2,23 miliardi (+11%), ma il consensus era per 2,25 miliardi.

INSTAGRAM ORA VALE DI PIU’

Prima della pubblicazione della trimestrale, molti analisti avevano messo in guardia sul rallentamento della crescita di nuovi utenti e di engagement in America e in Europa a seguito dello scandalo Cambridge Analytica. Tuttavia molti sottolineavano anche che Facebook possiede una potenziale gallina dalle uova d’oro: Instagram. Facebook ha acquistato la app del photo-sharing nel 2012 per 715 milioni di dollari e oggi Instagram conta oltre 1 miliardo di utenti mensili che trascorrono in media sulla app 53 minuti ogni giorno, solo 5 minuti in meno di quanto trascorrano su Facebook, secondo le stime di SimilarWeb. E’ questo numero colossale di utenti affezionati , molti dei quali giovani e provenienti da paesi emergenti in Asia e Sud America, che rende Instagram una potenziale macchina da soldi: l’utilizzo attira pubblicità o, come ha scritto Rich Greenfield, analista di BTIG, “Instagram è diventato un vero gigante in termini di crescita degli utenti e del loro coinvolgimento”. Heather Bellini di Goldman Sachs ha riferito che i partner della pubblicità di Facebook continuano a spendere destinando il budget soprattutto a Instagram.

Facebook non riporta i risultati di Instagram spacchettati dal resto di gruppo. EMarketer stima però che la unit genererà 8,06 miliardi di dollari di fatturato nel 2018; secondo Ken Sena di Wells Fargo, darà un contributo di 20 miliardi di dollari al fatturato di Facebook entro il 2020, generando circa un quarto delle revenues totali senza per questo cannibalizzare la crescita del social network.

Altro elemento di valore per la app di condivisione foto è l’espansione sul mercato video: gli utenti possono postare filmati nella sezione Tv, dando una spinta ulteriore alle video ads di Facebook, dicono gli analisti.

I NUMERI CHE HANNO FATTO CRACK A WALL STREET

Facebook è in realtà un’azienda in salute: l’utile netto nel secondo trimestre è salito a 5,11 miliardi, o 1,74 dollari per azione, in rialzo del 31% rispetto allo stesso periodo del 2017 e un po’ meglio delle attese degli analisti (1,72 dollari per azione). Le vendite generate da pubblicità sono aumentate del 42% a 13,038 miliardi. Il 91% del fatturato generato dalle inserzioni è arrivato da dispostivi mobili, in rialzo dall’87% del secondo trimestre del 2017. I ricavi per utente in media sono stati di 5,97 dollari, 2 centesimi sopra i calcoli degli analisti. Ma Wall Street ha badato ad altri dati: meno utenti, più fluttuazioni valutarie, meno crescita, più investimenti per la privacy. E’ stato il Cfo David Wehner a dire apertamente che i ricavi tireranno il freno per tutto il secondo semestre 2018 e che il margine operativo scenderà verso il 35% contro l’attuale 44% nei prossimi anni per effetto dei cambi e dei massicci investimenti in sicurezza, prodotti, marketing, acquisizione di contenuti e realtà virtuale. Di qui il tonfo negli scambi afterhours di mercoledì (perdita fino al 24% di valore) e nell’intera giornata di giovedì, quando Facebook ha perso a Wall Street il 19% del valore bruciando 120 miliardi di dollari di capitalizzazione: mai alla Borsa di New York un’azienda ha perso tanto in un giorno. Certo, Facebook ha una capitalizzazione gigantesca e giovedì sera valeva ancora 510 miliardi di dollari, ma prima della pubblicazione della trimestrale il market cap sfiorava i 630.

MERCATI EMERGENTI E UTENTI GIOVANI. SU MOBILE

L’azienda di Zuckerberg ha fatto già vari giri sulle montagne russe quest’anno a causa del datagate, ma il tonfo attuale appare agli osservatori più serio perché “sistemico”: preoccupa non il singolo caso ma il modello di business dell’azienda. Va ricordato che il Ceo Zuckerberg ha messo in guardia fin dall’anno scorso sul rallentamento della capacità di generare utili a causa degli ingenti investimenti per migliorare la sicurezza della piattaforma. Lo stesso Zuckerberg ha ora sottolineato, presentando la nuova trimestrale, che tutti i suoi prodotti – Facebook, Messenger, Instagram e WhatsApp – raggiungono 2,5 miliardi di utenti nel mondo; come a dire, la crescita e l’engagement (già in calo nel primo trimestre 2018) possono tornare grazie a mercati e servizi diversi da quelli “core”. Lo ha ribadito su Bloomberg Tv l’analista Hussein Kanji, partner di Hoxton Ventures: il mercato si preoccupa che Facebook sia arrivato alla saturazione sui mercati principali e non possa sostenere alti ritmi di crescita, ma ci sono anche WhatsApp e, soprattutto, Instagram, che avanzano a ritmi sostenuti, attraggono giovani e pubblicità su mobile. Una vera manna, ma attenzione, avverte Kanji: Facebook dovrà capire come monetizzare senza incappare negli stessi errori su fake news e privacy.

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