Chi la dura la vince. Dopo due anni di battaglie legali, alla fine il Texas riceverà da Meta di Mark Zuckerberg, 1,4 miliardi di dollari. Lo Stato infatti aveva intentato una causa in cui accusava la società di aver utilizzato illegalmente la tecnologia di riconoscimento facciale per raccogliere dati biometrici di milioni di texani senza il loro consenso.
Anche Google sta affrontando una causa analoga nello stesso Stato americano.
LE ACCUSE DEL TEXAS A META
Nel 2022 il Texas ha accusato Facebook di aver catturato “miliardi di volte” informazioni biometriche da foto e video che le persone hanno caricato sulla piattaforma come parte della funzione “Tag Suggestions”, che consigliava agli utenti chi taggare nelle foto e nei video, scansionando la “geometria facciale” delle persone ritratte.
La causa, secondo gli studi legali che hanno seguito il contenzioso, è stata la prima causa importante intentata in base alla legge sulla privacy biometrica del 2009 del Texas. Una disposizione della legge, precisa Reuters, prevede danni fino a 25.000 dollari per ogni violazione.
Intanto, “Tag Suggestions”, lanciata nel 2001, è stata interrotta dieci anni dopo, insieme al sistema di riconoscimento facciale. Meta afferma inoltre di aver cancellato i dati biometrici raccolti da 1 miliardo di utenti, citando “incertezze legali” e “crescenti preoccupazioni sull’uso di questa tecnologia nel suo complesso”.
L’ACCORDO
Il Texas e Meta hanno dichiarato di aver raggiunto un’intesa a maggio, settimane prima dell’inizio di un processo in un tribunale statale. Ieri sono poi stati resi noti i termini dell’accordo, il più grande mai raggiunto da un singolo Stato, stando ai legali.
Meta, che ha continuato a negare qualsiasi illecito, ha accettato di pagare 1,4 miliardi di dollari in cinque anni al Texas per risolvere la causa e si è detta lieta di aver risolto la questione. Si augura inoltre di “esplorare future opportunità per approfondire i suoi investimenti commerciali in Texas, compreso il potenziale sviluppo di centri dati”.
Già nel 2020 Meta aveva acconsentito a pagare 650 milioni di dollari per risolvere una class action sulla privacy biometrica intentata con riferimento a una legge sulla privacy dell’Illinois, considerata una delle più severe della nazione. Anche allora l’azienda aveva negato di aver commesso illeciti.
La sanzione del caso in Texas, aggiunge il Financial Times, è “una delle più grandi inflitte a Meta dalle autorità di regolamentazione, seconda solo all’accordo da 5 miliardi di dollari che la società ha pagato alla Federal Trade Commission degli Stati Uniti nel 2019 per l’uso improprio dei dati degli utenti in seguito allo scandalo sulla privacy di Cambridge Analytica”.
IL PROCURATORE DEL TEXAS VS LE BIG TECH
Ken Paxton, il procuratore generale del Texas dietro alla causa avviata contro Meta nel 2022, ha dichiarato che l’accordo segna “l’impegno dello Stato ad affrontare le più grandi aziende tecnologiche del mondo e a ritenerle responsabili di aver infranto la legge e violato i diritti alla privacy dei texani”.
Ma la lotta di Paxton non finisce qui. Il procuratore sta continuando a lavorare a una causa simile per i dati biometrici contro un altro big: Google. Il motore di ricerca infatti è accusato di raccogliere milioni di identificatori biometrici, tra cui impronte vocali e registrazioni della geometria del viso, attraverso prodotti e servizi come Google Foto, Google Assistant e Nest Hub Max.