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Il glifosato fa male (a Bayer)

Bayer continua a escludere la possibilità di scindere le sue attività ma la unit delle scienze agrarie è come un macigno per i conti. Ecco quindi cosa ha in mente di fare per risollevarsi nel 2024. Fatti, numeri e commenti

 

Continuano le difficoltà di Bayer causate dal glifosato che, insieme ad altre criticità, ha fatto chiudere al gruppo farmaceutico tedesco il 2023 con una perdita di 2,9 miliardi di euro.

Per il momento, però, il gigante esclude l’opzione spin-off e annuncia i suoi piani per il 2024.

IL 2023 DI BAYER

Secondo i risultati riportati dall’azienda, Bayer ha chiuso il 2023 con una perdita di 2,9 miliardi di euro, a fronte di un utile netto pari a 4,15 miliardi nel 2022. I ricavi dell’anno scorso sono scesi del 6,1% a 47,637 miliardi.

Il gruppo ha registrato un Ebitda di 11,706 miliardi (-13,4% rispetto al 2022), mentre il free cash flow è sceso del 57,9% a 1,311 miliardi.

Il debito finanziario netto al 31 dicembre era di 34,498 miliardi, l’8,5% in più rispetto alla stessa data dell’anno precedente. Questo dato, oltre ovviamente al rosso nel conto economico, ha portato alcuni analisti a concludere che potrebbe essere necessario un aumento di capitale. L’azienda ha dichiarato che cercherà di ridurre il debito netto di 1-2 miliardi quest’anno.

 

Fonte: Bayer

LE CAUSE DEL “ROSSO” DEL 2023

“Abbiamo quattro sfide che devono essere affrontate con urgenza”, ha dichiarato l’amministratore delegato Bill Anderson, citando la pipeline farmaceutica, le controversie sui diserbanti a base di glifosato, gli alti livelli di debito e la burocrazia gerarchica di Bayer.

Secondo quanto riportato da Reuters, sono circa 54.000 i casi di denuncia legati al glifosato che rimangono in sospeso, dopo che 113.000 richieste sono state liquidate o ritenute non ammissibili.

NIENTE SPIN-OFF (PER ORA)

Tra le cure per rimettersi in sesto, gli investitori avevano ipotizzato – e avrebbero gradito – un piano per scorporare le attività nel settore delle scienze delle colture, in parte a causa delle preoccupazioni sulla responsabilità del diserbante Roundup, che solo nell’ultima sentenza negli Stati Uniti è costato a Bayer 2,25 miliardi di dollari. L’azienda opera infatti attraverso tre business unit: scienze agrarie, salute dei consumatori e prodotti farmaceutici.

Mesi fa la possibilità di spin-off era stata presa in considerazione anche dal gruppo che, però, come già accaduto a fine gennaio, ora ha ribadito di aver accantonato questa opzione, almeno per il momento.

“Sulla questione della struttura della società e di una possibile separazione del gruppo, la nostra risposta è che i cambiamenti strutturali rimangono un’opzione ma ‘non ora’ e questo non va frainteso come ‘mai'”, ha chiarito Anderson.

E QUINDI QUALI PIANI PER IL 2024?

Se la scissione non s’ha da fare, Bayer punta a migliorare la performance e a riconquistare la flessibilità strategica entro il 2026 con altre strategie. Per ridurre il debito e aumentare il prezzo delle sue azioni, il gruppo ha dunque detto di volersi concentrare nei prossimi 24-36 mesi sulla costruzione di una solida pipeline di prodotti farmaceutici, affrontando i contenziosi su Monsanto e continuando a implementare il suo nuovo modello operativo per migliorare le prestazioni.

A tal proposito, a gennaio, aveva annunciato una riduzione “significativa” della sua forza lavoro in Germania entro la fine del 2025 per snellire gerarchia e burocrazia dell’azienda.

In tutto, la ricetta di Bayer prevede un taglio di costi per 2 miliardi di euro a partire dal 2026.

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