Non c’è solo la fuga dall’Italia di Stellantis a dividere due delle maggiori testate nazionali su carta, Repubblica e Corriere. Il quotidiano capitolino e quello meneghino nei mesi scorsi hanno infatti presentato narrazioni antitetiche anche per ciò che riguarda il boom di Airbnb, tema tornato prepotentemente alla ribalta dopo gli interventi governativi, sebbene il provvedimento in sede finale contenuto nel Dl 145/2023, meglio noto come Decreto Rilanci, sia stato di gran lunga depotenziato almeno rispetto agli annunci iniziali.
AIRBNB DIVIDE REPUBBLICA E CORRIERE
E così proprio negli stessi giorni in cui Repubblica proponeva l’intervista al co-fondatore e Ceo di Airbnb, Brian Chesky, che ovviamente della stretta newyorkese da cui tutto ha avuto inizio parla malissimo il Corriere della Sera titolava: Roma e Venezia si spopolano? «È anche colpa di Airbnb».
Non dimentichiamo inoltre che il numero 1 di Airbnb è stato l’ospite di spicco della Italian Tech Week (evento startup finanziato sempre dal quotidiano capitolino) che si è svolto nella seconda metà di settembre alle OGR di Torino, dove ha partecipato a un dialogo con John Elkann, editore del quotidiano fondato da Scalfari.
IL CORRIERE OSPITA ALTRE ACCUSE AD AIRBNB
Il Corriere nei mesi passati ha intervistato invece Filippo Celata, professore dell’università la Sapienza e autore dello studio “Overtourism and online short-term rental platforms in Italian cities”, pubblicato sulla rivista Journal of Sustainable Tourism che sulle conseguenze del fenomeno degli affitti brevi è piuttosto ferale: «Abbiamo concluso che il 70-90% dello spopolamento delle aree centrali di città come Roma e Venezia dipende proprio dalla conversione degli appartamenti residenziali in locazioni per gli affitti brevi».
A inizio ottobre la redazione di via Solferino è tornata sull’argomento per raccontare la difficile coabitazione tra i fiorentini e i turisti mordi e fuggi ospitati tramite piattaforme web attraverso 97 storie – ma sarebbe meglio definirle lagnanze – raccolte dallo sportello “Questo condominio non è un albergo” di Sunia e Progetto Firenze.
Il pezzo fin dal catenaccio enfatizzava le conseguenze: “Spese su fino al 30%, turisti in oltre il 50% dei palazzi”. Tra le testimoniante raccolte si legge: “I turisti sembrano padroni del condominio. Trovo spesso nell’androne del palazzo cataste di lenzuola sporche in attesa di essere lavate, sulle scale si trovano monopattini e biciclette nonostante ci sia il divieto di introdurli, a volte sento musica e schiamazzi fino a tarda notte, devo dormire con le finestre chiuse perché alcuni condizionatori degli appartamenti per turisti sono obsoleti e fanno rumore”.
BERGAMO SI SCHIERA CONTRO L’APP
Ultima tappa quest’oggi, mercoledì 24 gennaio. Questa volta, dopo Roma e Firenze. le lamentele arrivano da Bergamo e da Brescia, raccolte nel pezzo «Troppe case ad Airbnb. Va messo un limite ma ci serve una legge» che occupa gran parte di pagina 17. I sindaci delle due città lombarde, Giorgio Gori e Laura Castelletti, apparsi a CorriereTv, sono stati intervistati dal vicedirettore della testata, Venanzio Postiglione, e da Maria Serena Natale per l’iniziativa «Il Corriere delle città». E ora riappaiono in questo pezzo che, fin dal titolo, prende di mira la piattaforma americana degli affitti brevi.
In realtà nell’articolo si toccano i temi più disparati, dai fondi del Pnrr alle recenti polemiche su Bologna città 30 che hanno avuto una eco ministeriale e, dunque, nazionale, passando per la sanità.
Anche se il titolo verte su quello, nell’economia del pezzo i virgolettati su Airbnb occupano una parte assai modesta: «C’è stato l’aumento del 42% degli alloggi in affitto tramite Airbnb — ha spiegato al Corriere il sindaco di Bergamo—. Nei centri storici causa l’erosione dell’offerta di case in affitto per la residenza, perché c’è una maggiore convenienza economica per i proprietari. Questa cosa sta diventando un problema e ho più volte sollecitato parlamento e governo per chiedere che i comuni abbiano gli strumenti per arginare il fenomeno dove necessario. Purtroppo non c’è nessuna sensibilità. È curioso: il parlamento a luglio 2022 ha concesso questa possibilità di regolamentazione solo a Venezia».
Non si esprime, invece, l’omologa bresciana. E l’argomento che segue nel dialogo è di tutt’altra natura: i cinquant’anni dalla strage fascista di piazza Loggia. Ma tanto è bastato per permettere al Corriere di tornare a pungolare la ben nota app delle vacanze mordi e fuggi.