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Google Copyright

Gli editori francesi bastonano Google sul copyright

Google dovrà pagare 250 milioni di euro per aver violato le leggi europee sul copyright. A stabilirlo è stata l’Antitrust francese in seguito a diverse denunce da parte degli editori. Tutti i dettagli

 

Una multa da 250 milioni di euro per non aver rispettato una serie di impegni relativi ai cosiddetti “diritti connessi” al copyright. La decisione arriva dall’Antitrust francese ed è diretta a Google, alla sua società madre Alphabet, a Google Ireland e Google France. In Europa, l’episodio non è il primo. La big tech, infatti, nel 2022, aveva già accumulato sanzioni per oltre 8 miliardi di euro tra denunce dei singoli Stati e dell’Unione europea.

LA MULTA DELL’ANTITRUST FRANCESE A GOOGLE

La sanzione da 250 milioni di euro imposta dall’Antitrust francese a Google non piove dal cielo. Si tratta infatti della conseguenza di una storia iniziata nel 2020 e che si pensava conclusa l’anno seguente. In seguito alle denunce presentate da importanti organizzazioni giornalistiche francesi, tra cui l’Agence France Presse (Afp), per violazione dei diritti connessi al diritto d’autore, Google aveva ritirato l’appello preparato contro una multa iniziale di 500 milioni di euro e proposto una serie di misure correttive.

I PERCHÉ DELLA SANZIONE

Misure che, però, secondo l’Antitrust francese, almeno in parte, non ha rispettato. Il gigante di Mountain View risulterebbe inadempiente per quattro dei sette impegni concordati nel 2022 e che prevedevano: collaborare con il rappresentante autorizzato; negoziare la retribuzione in buona fede con gli editori sulla base di criteri trasparenti, oggettivi e non discriminatori; fornire informazioni complete per tutte le entrate generate dall’uso di contenuti protetti, in particolare quelle indirette; e la questione dei diritti connessi nello sviluppo di strumenti di intelligenza artificiale.

Non solo. L’Autorità ha inoltre scoperto che il gruppo aveva utilizzato “contenuti di editori e agenzie di stampa” per addestrare il suo chatbot di IA Bard [finito poi sotto il nome di Gemini, ndr], “senza informare gli editori o l’Autorità”.

LA RISPOSTA DI GOOGLE

Sebbene Google abbia spiegato in un comunicato di aver “raggiunto un compromesso perché è ora di voltare pagina e, come dimostrano i nostri numerosi accordi con gli editori, desideriamo (…) lavorare in modo costruttivo con gli editori francesi”, non ha potuto evitare di manifestare la propria insoddisfazione per una sanzione giudicata “sproporzionata rispetto alle violazioni individuate.

Secondo l’azienda americana, i suoi “sforzi” non sono stati “sufficientemente” presi in considerazione in assenza di “chiare misure normative” e la multa “riflette in parte un disaccordo sul valore che Google trae” dai contenuti giornalistici.

Inoltre, aggiunge Le Parisien, negli ultimi anni, Google ha firmato un accordo con l’organizzazione dedicata alla gestione dei diritti connessi di editori e agenzie di stampa, la Société des Droits Voisins de la Presse, e due accordi quadro: uno con l’Alliance pour la presse d’information générale (Apig, che rappresenta quasi 300 testate di stampa quotidiana nazionale, regionale e locale) e un altro con il Syndicat des éditeurs de la presse magazine (Sepm, che rappresenta 80 editori con oltre 400 testate). Microsoft e X si sono invece categoricamente rifiutate di negoziare.

LA LEGGE SUI DIRITTI CONNESSI AL COPYRIGHT

I diritti legati al copyright sono stati introdotti per le piattaforme digitali nel 2019 da una direttiva europea. Permettono a giornali, riviste e agenzie di stampa di essere pagati quando i loro contenuti vengono riutilizzati su Internet da giganti come Google, il cui motore di ricerca visualizza estratti di stampa nelle pagine dei risultati. La Francia, ricorda Ap, è stata la prima delle 27 nazioni dell’Ue ad adottarla.

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