La corte dei conti della Germania ha criticato il piano del cancelliere Olaf Scholz per ridurre il prezzo nazionale del gas a famiglie e imprese, accusando implicitamente il governo di avere aggirato le regole sul debito con un fondo speciale da 200 miliardi di euro che fungerà da copertura per lo “scudo difensivo” contro il caro-energia.
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LA MANOVRA TEDESCA
Il debito da 200 miliardi rappresenta un grattacapo per il ministro delle Finanze Christian Lindner, contrario agli scostamenti di bilancio. Per non violare l’impegno costituzionale al contenimento del debito, i 200 miliardi per il price cap nazionale (si tratta di fatto di un tetto ai prezzi del gas in Germania) verranno allora fatti rientrare in un fondo di stabilizzazione economica che non fa parte del bilancio ordinario.
LA CRITICA DELLA CORTE DEI CONTI
Commentando la decisione del governo Scholz con il giornale Politico, il presidente della corte dei conti tedesca, Kay Scheller, ha detto che “i fondi speciali creano una mancanza di trasparenza. Oscurano la verità e la chiarezza del bilancio”. Non ha menzionato espressamente il fondo speciale da 200 miliardi, ma la sua contrarietà alla mossa governativa è comunque evidente.
IL FONDO SPECIALE È DEBITO FEDERALE?
Scheller ha inoltre contestato la tesi del ministro Lindner, secondo cui l’iniezione di capitali nell’economia attraverso un fondo speciale è una cosa diversa dal normale indebitamento, che può far crescere l’inflazione (dovrebbe raggiungere il 10 per cento, stando alle previsioni). Il presidente della corte dei conti, al contrario, pensa che “quando si preleva denaro dai fondi speciali, lo stato deve contrarre un prestito. In definitiva, i fondi speciali sono debito federale, anche se non si chiamano così”, ha detto il presidente della Corte dei Conti.
IL MESSAGGIO DI LINDNER AI MERCATI
Per rassicurare i mercati, Lindner ha dichiarato che “anche se ora usiamo un ombrello difensivo, la Germania si atterrà alla sua politica fiscale orientata alla stabilità e alla sostenibilità”.
DIFFICOLTÀ DI SUPERVISIONE
Per Scheller, inoltre, l’utilizzo di fondi speciali da parte del governo tedesco complica il monitoraggio da parte del parlamento. “Il bilancio federale è soggetto ai princìpi di unità e completezza”, dice, “e dovrebbe quindi consentire al parlamento e all’opinione pubblica di comprendere la situazione del bilancio con un solo sguardo”.
“Tuttavia”, prosegue, “a causa del gran numero di fondi speciali, una buona visione d’insieme richiede numerosi conti sussidiari. Naturalmente, questo rende più difficile il controllo parlamentare”.
TANTI FONDI SPECIALI QUANTO UN INTERO BILANCIO
Oltre a quello da 200 miliardi, infatti, il governo Scholz ha istituito anche un fondo speciale da 100 miliardi per la modernizzazione delle forze armate e uno da 60 miliardi per il clima. “Questo ci porta a circa 360 miliardi di euro di nuovo debito solo quest’anno”, ha detto Friedrich Merz, il capo dell’opposizione di centro-destra. “È quasi quanto un intero bilancio federale”, ha aggiunto: il bilancio federale tedesco per il 2022 ammonta infatti a 496 miliardi.
Secondo il ministero delle Finanze, nel 2020 in Germania c’erano ventisei fondi speciali esterni al bilancio regolare.
I MALUMORI TEDESCHI
Isabella Bufacchi, corrispondente del Sole 24 Ore da Francoforte, ha scritto che lo “scudo” da 200 miliardi di Scholz non è stato accolto benissimo da tutti i tedeschi. Anzi, non piace a quelli “contrari all’alto debito pubblico, è sgradito ai presidenti dei Länder perché temono di doverlo cofinanziare, è visto con sospetto da imprese e famiglie che avrebbero preferito sussidi chiari e diretti”.
Il governo tedesco – spiega Bufacchi – “ha deciso di legiferare sul Fondo di stabilizzazione per il caro bollette quest’anno, in modo da far rientrare i 200 miliardi (stanziati ma non spesi) nei conti pubblici 2022 esenti dalla tagliola dello zero nero, Schwarze Null ovvero pareggio di bilancio”.
Il fondo sarà amministrato dall’agenzia del debito Finanzagentur, che si occuperà di raccogliere i fondi sui mercati, mentre la gestione potrebbe essere affidata a KfW, l’equivalente tedesca di Cassa depositi e prestiti.