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Generali Caltagirone

Generali: le ultime mosse di Caltagirone e Crt, le manovre di De Agostini e la carta a sorpresa di Nagel per la conferma di Donnet

Che cosa succede in Assicurazioni Generali? Fatti, nomi, numeri, rumors, approfondimenti e scenari

 

Si continuano ad affilare le armi fra gli azionisti di Generali, mentre si chiariscono ancor più gli schieramenti e le istituzioni sorvegliano.

Ecco tutte le novità in vista del rinnovo dei vertici di Assicurazioni Generali: infatti il nodo del contendere è la conferma o meno dell’amministratore delegato Philippe Donnet. Ma c’è chi in Mediobanca – secondo rumors che circolano nella finanza milanese – pensa a una mediazione con gli azionisti di Generali anti Donnet: offrire la presidenza del Leone proprio a uno dei scalpitanti: Francesco Gaetano Caltagirone.

LE MOSSE DI CALTAGIRONE IN GENERALI

Francesco Gaetano Caltagirone ha arrotondato la sua partecipazione in Generali acquistando negli ultimi giorni un altro 0,1% del capitale e salendo a circa il 6,2%. Il titolo sale oggi dell’1,72% a 17,75 euro per oltre 28 miliardi di euro di capitalizzazione, mentre il Ftse Mib guadagna l’1,25%. La quota in mano all’imprenditore romano vale quindi 1,73 miliardi.

GLI ULTIMI ACQUISTI DI GENERALI DA PARTE DI CALTAGIRONE

Secondo alcuni internal dealing, Caltagirone ha acquistato tra il 17 settembre e ieri circa 1,6 milioni di azioni a prezzi unitari compresi tra 17,3596 e 17,7474 euro. L’11 settembre lo stesso Caltagirone e Leonardo Del Vecchio, azionista di Generali con il 5%, hanno annunciato un patto di consultazione in vista del rinnovo del board la prossima primavera. Con il successivo ingresso della Fondazione Crt, il patto raccoglie complessivamente il 12,4%, appena sotto la quota di Mediobanca, primo azionista singolo, con circa il 13%.

IL FORCING DI CALTAGIRONE CONTRO DONNET DIFESO DA MEDIOBANCA

Come noto, Caltagirone e Del Vecchio chiedono un cambio di passo nella strategia della compagnia non confermando il mandato dell’attuale amministratore delegato Philippe Donnet, che invece gode dell’appoggio di Piazzetta Cuccia e del suo ad, Alberto Nagel. Quest’ultimo, a sua volta, è sotto pressione da parte di Del Vecchio, primo socio di Mediobanca con il 18,9%.

LA MOSSA DI CRT PRO CALTAGIRONE E DEL VECCHIO

Ai due imprenditori si è unita formalmente anche la fondazione torinese Crt. La Fondazione torinese, infatti, ha aderito ‘incondizionatamente e irrevocabilmente, a tutti gli effetti di legge’ al patto già in essere tra il gruppo Caltagirone e Delfin (la cassaforte di Del Vecchio) su Generali, ‘di cui condivide le finalita”, e “riconosce di assumere tutti i diritti e le obbligazioni” regolati dal patto stesso in relazione alle 19.482.665 azioni del Leone (1,232% del capitale) detenute e tutte conferite all’accordo parasociale. E’ quanto si legge nella missiva, consultata da Radiocor, con cui l’ente creditizio torinese lo scorso 17 settembre ha chiesto a Caltagirone e Del Vecchio di entrare nel patto su Generali che, proprio in queste ore, e’ salito al 12,43% del capitale della compagnia triestina. La finalità condivisa dell’accordo tra i due imprenditori, va ricordato, e’ “ponderare i propri autonomi interessi rispetto a una più profittevole ed efficace gestione della società, improntata alla modernizzazione tecnologica dell’attività caratteristica, al posizionamento strategico dell’impresa, nonché alla sua crescita in una logica di mercato aperta, trasparente e contendibile”.

LE AUTORITA’ SORVEGLIANO

Intanto le Authority di controllo del sistema finanziario stanno monitorando con attenzione la ‘battaglia’ per il rinnovo del Cda di Generali e tra queste ci sarebbe anche Bankitalia. Lo scrive oggi in prima pagina il quotidiano economico Mf in un articolo nel quale spiega che anche Ivass e Consob per le loro rispettive competenze seguono la vicenda. Tra gli ”equilibri monitorati”, scrive il quotidiano, anche le voci riportate ieri da due diversi siti sul fatto che si sarebbe acceso un faro sulla possibilità che Crt al 12,3% ce ne potrebbe essere uno tra Mediobanca e De Agostini per un 14.63% di azioni. Le società non commentano i rumors e all’autorità di Borsa l’unica indicazione che si ottiene è che la vicenda Generali viene seguita dagli uffici in tutti i suoi aspetti.

COSA E’ SUCCESSO NELLA RIUNIONE INFORMALE

In una riunione informale dei membri non esecutivi del board della scorsa settimana, otto consiglieri su 12 si sono espressi a favore della conferma di Donnet. Tre i voti contrari: dello stesso Caltagirone che è vicepresidente e di altri due consiglieri legati a lui e a Del Vecchio. Si è poi registrata un’astensione.

LA TEMPISTICA

Il 24 settembre, poi, si riunirà il comitato nomine, mentre il 27 del mese il consiglio di amministrazione sarà chiamato a decidere se avviare la procedura per mettere a punto una propria lista per il rinnovo del board, novità introdotta lo scorso anno nello statuto. Caltagirone e Del Vecchio potrebbero presentare una propria lista per il rinnovo del consiglio con una proposta alternativa per il ceo. L’appuntamento decisivo è l’assemblea di aprile. Ago della bilancia restano gli investitori istituzionali presenti nel capitale di Generali con circa il 40%. Da verificare anche la decisione della famiglia Benetton, azionista con il 3,97%.

IL CASO BANCA GENERALI

Ma perché Caltagirone e Del Vecchio vogliono azzoppare Donnet? Sono diversi i dossier al centro delle critiche dei due azionisti del Leone. Il casus belli è stata la tentata vendita di Banca Generali a Mediobanca, senza gara, ha ricordato lunedì scorso Repubblica. Tra l’altro su Banca Generali si è scatenato un certo putiferio sui giornali internazionali (e che sui giornali di carta italiani hanno avuto eco solo su La Stampa di Torino) non solo per un recente accantonamento; vicende che hanno indirettamente indebolito il fronte caltagironiano perché il numero uno di Banca Generali è ritenuto vicino alla galassia dell’imprenditore siculo-romano.

IL DOSSIER CATTOLICA

Ma c’è anche altro: l’acquisizione di Cattolica non è stata gradita troppo da Caltagirone e Del Vecchio – per usare un eufemismo –  poiché torna a concentrare il focus di Generali troppo sull’Italia. “E specularmente, la mancata acquisizione degli asset di Aviva in Polonia, la mancata partecipazione alla gara per Pioneer, una politica di shopping di prede generalmente di piccola taglia in Malesia come in Grecia, sarebbero indizio di una attitudine insufficientemente ambiziosa”, ha aggiunto Repubblica.

LE CRITICHE DI CALTAGIRONE E DEL VECCHIO CONTRO DONNET SECONDO REPUBBLICA

Agli occhi di Del Vecchio e Caltagirone non basta che sotto Donnet il Leone abbia maturato il migliore combined ratio tra i concorrenti e un total shareholder value del 95% dal novembre 2016, secondo Repubblica: “Non basta che Donnet abbia pienamente colto gli obiettivi indicati nei piani industriali votati in assemblea. Conta di più il paragone con i competitors — “Generali 30 anni fa era più grande di Allianz e Axa” — e con le loro politiche di sviluppo”.

Allianz nell’ultimo triennio ha rilevato asset per oltre 5 miliardi (tra cui Aviva in Polonia), Axa ha messo sul piatto 12 miliardi per la statunitense XL, Zurich ha investito 6 miliardi per aumentare il perimetro. Generali ha dedicato alla voce acquisizioni 3,3 miliardi, incluso il miliardo abbondante per Cattolica (l’Opa è in rampa di lancio). Troppo poco per la crescita su scala internazionale, ha aggiunto il dorso finanziario del quotidiano del gruppo Gedi: “Secondo Del Vecchio e Caltagirone, qualora le risorse generate dalla compagnia non fossero sufficienti, il tema di un aumento di capitale finalizzato ad accelerare il passo non può restare un tabù”.

CALTAGIRONE ALLA PRESIDENZA DI GENERALI?

Ma a Milano c’è chi ritiene che in Mediobanca si ha una carta segreta per rabbonire Caltagirone: offrire al costruttore-editore la poltrona di presidente delle Generali, per coronare un antico sogno mai confessato.

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