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Generali, Caltagirone e il discusso attivismo della fondazione Crt

Che cosa fa Crt (azionista di Assicurazioni Generali) e come si discute a Torino sull'attivismo caltagironiano dei vertici della fondazione piemontese

 

Che cosa succede in casa della Crt, la Cassa di risparmio di Torino, su Generali?

Negli scorsi giorni, la stampa ha dato risalto – e non sarebbe la prima volta – alle baruffe in casa Crt (Cassa di risparmio di Torino), azionista di Assicurazioni Generali.

La Stampa e MF hanno in particolare dato conto di una raccomandazione approvata mercoledì scorso con maggioranza bulgara da parte della Commissione 1, l’organismo che si occupa di patrimonio e finanze, in cui si esorta il consiglio di amministrazione della Fondazione Crt ad optare per l’astensione nell’assemblea delle Generali anziché convergere sulla lista Caltagirone (capitanata a sorpresa da un top manager del Leone, Luciano Cirinà, che fino a poche ore fa ha collaborato con il numero uno del colosso assicurativo, Philippe Donnet, che vorrebbe scalzare).

Pochi giorni prima, lo stesso consiglio di amministrazione di Crt era stato teatro di momenti accesi.

Venerdì della scorsa settimana, un consiglio convocato d’urgenza aveva avallato la candidatura della vicepresidente di Crt, la notaia Caterina Bima, per la lista Caltagirone. Appena ventiquattro ore dopo, tuttavia, lo stesso consiglio di amministrazione si è rimangiato la candidatura della Bima, con una delibera di revoca.

Cosa giustifica questa bizzarra piroetta e ancora di più l’imbarazzo causato alla Bima, del tutto inusuale per una città abituata a salvare le forme e la faccia a ogni costo?

Alcune fonti riferiscono che a causare la retromarcia siano stati i pareri dei legali della fondazione torinese, anche alla luce delle verifiche che la Consob sta effettuando in questi giorni.

Più in dettaglio, il timore è quello di violare con la designazione della Bima il divieto per i soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione o controllo presso una fondazione di ricoprire funzioni di amministrazione, direzione o controllo presso sue controllate o partecipate bancarie o assicurative.

Tanto più che l’incompatibilità si applica anche all’esercizio di cariche nelle società concorrenti.

Su quest’ultimo aspetto, lo studio Weigmann che assiste Crt è lapidario.

Il gruppo Unicredit, partecipato da Crt, distribuisce polizze assicurative in tutto il mercato italiano attraverso le proprie filiali, e Assicurazioni Generali, partecipata a sua volta da Crt, distribuisce polizze con una rete di agenti in tutto il mercato italiano: dunque sono in concorrenza sul mercato della distribuzione dei prodotti assicurativi.

Altre fonti squadernano invece una lettura tutta politica e a tinte forti della vicenda.

Bima, a sua insaputa, sarebbe divenuta la pedina di una sorta di  ‘scambio’, in cui l’inclusione del notaio torinese nella lista Caltagirone era la condizione per incassare da subito il sostegno della CRT alla lista Caltagirone.

Ma, su quest’ultima scelta, più di un membro del consiglio di amministrazione ha preso tempo, e quindi è sfumata anche la candidatura della Bima.

Questa settimana si è aperta con la presentazione della lista Caltagirone, in cui non vi è traccia della Bima.

Nel frattempo la Commissione 1 ha caldamente esortato il consiglio di amministrazione di Cassa di risparmio di Torino a scegliere la ‘neutralità’ anziché il voto a Caltagirone.

Resta da vedere se il presidente di Crt, Gianni Quaglia, tirerà dritto e travolgerà le resistenze di chi, nella fondazione, ha nostalgia di una Crt più istituzionale e meno manovriera.

“Quaglia gestisce Crt come un fondo attivista, ma CRT non è né Elliot né Amber”, è la battuta che si sente a Torino negli ambienti che più borbottano sull’attivismo finanziario della fondazione.

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