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Fincantieri

Fusione Leonardo-Finmeccanica e Fincantieri? Fatti, ipotesi, commenti e analisi

Su Start Magazine nei giorni scorsi si è animato un dibattito grazie a diversi contributi e interventi di esperti, analisti e addetti ai lavori sul futuro di Leonardo (ex Finmeccanica) e Fincantieri. Tutti i dettagli

 

Come saranno realizzati i proventi messi a bilancio per quest’anno dal Tesoro sulle privatizzazioni? E’ la domanda che analisti e addetti ai lavori continuano a porsi e che si accavallano con i tormenti politici legati alla crisi del governo fra Movimento 5 Stelle e Lega.

Nel Def viene confermata l’ipotesi di incassi da privatizzazione per un punto percentuale di Pil nel 2019 e a 0,3 punti nel 2020, pari rispettivamente a circa 18 e 5,5 miliardi.

C’è chi dice che non possa non prevedersi – per raggiungere l’obiettivo delle entrate previste – la dismissione di un’altra fetta di Enel da parte del Tesoro. Così come riemerge l’ipotesi di un passaggio di quote di Leonardo (ex Finmeccanica) dal ministero dell’Economia alla Cassa depositi e prestiti.

Ma al momento nulla di concreto c’è in cantiere, anche perché manca il via libera di due gruppi interessati e soprattutto l’indirizzo del Mef, ha sottolineato oggi il Corriere Economia ricordando che agli inizi di agosto Fincantieri è passata da Fintecna (100% Cdp) alla neonata scatola societaria Cdp Industria in cui confluiranno anche le quote che la Cassa depositi e prestiti detiene in Saipem.

Comunque tra esperti e analisti non manca il dibattito, come si evince dai contributi pubblicati nei giorni scorsi da Start Magazine.

L’INTERVENTO DI ARMARO SU LEONARDO-FINMECCANICA E FINCANTIERI

L’esperto del settore Andrea Armaro, giorni fa su Start Magazine, ha scritto quello che in molti pensano ma non dicono: perché non pensare a un polo unico fra Leonardo-Finmeccanica e Fincantieri? “Quali saranno gli elementi di forza e debolezza e quali le nuove opportunità che si creeranno? Quali le possibili opzioni da esplorare?  Ci sono due grossi gruppi, Leonardo e Fincantieri, entrambi con punti di forza e debolezza che vanno affrontati, pena la progressiva irrilevanza a livello di sistema mondiale e la subalternità a colossi europei e americani in rapida evoluzione”, secondo Armaro: “Fincantieri ha una doppia anima: le costruzioni civili, che operano con ridotti margini di profitto e sono soggette ad ampie oscillazioni del mercato, e le costruzioni militari, più stabili e con maggiori margini, ma con un mercato più piccolo. In quest’ultimo settore, Fincantieri sconta la mancanza di un partner organico in grado di offrire “il contenuto” alle proprie costruzioni. Ci si riferisce all’insieme di tutti i sistemi che trasformano “uno scafo” in un sistema in grado di fare operare una nave (sensori, sistema di combattimento, sistemi di Comando e Controllo, ecc.) e che rappresentano il valore più consistente dell’intera realizzazione”. “Finmeccanica-Leonardo, invece, ha una grande moltitudine di competenze e attività, ma sono meno quelle che potremmo definire come “core skills”, ovvero aree di reale e riconosciuta competenza a livello globale. Gli elicotteri, ad esempio, con AgustaWestland, così come le costruzioni aerospaziali e i sistemi elettronici. Finmeccanica Leonardo ha inoltre una forte presenza in Gran Bretagna e la capacità di crescere in altri Paesi quali la Polonia e gli stessi Stati Uniti”, conclude Armaro, già portavoce dell’ex ministro della Difesa, Roberta Pinotti (Pd) e prima ancora del prodiano Arturo Parisi alla presidenza del Consiglio.

L’ANALISI DEL GENERALE ARPINO

Ha scritto su Start Magazine il generale Mario Arpino, ex capo di Stato Maggiore della Difesa: “Il tema di creare il “colosso” unificando competenze e strutture di Leonardo (ex Finmeccanica) e Fincantieri è ricorrente. Le sinergie possono essere individuate e ciò che manca può essere acquisito: difficile invece è individuare il superfluo, da dirottare in società satelliti o da alienare, e capire quali siano la dimensione critica e gli skill da incorporare per raggiungere un livello di competitività globale. A ottobre dell’anno scorso (se ne era occupata in più occasioni anche Startmag), all’epoca dell’accordo operativo dei due gruppi nell’ambito della collaborazione in Orizzonte Sistemi Navali), già cominciavano a circolare voci di un’ipotesi di fusione tra i due gruppi. Si prevedeva persino un giro contabile tra Ministero Economia e Finanze (Mef) e Cassa Depositi e Prestiti Cdp) delle quote di partecipazione dello Stato. Lo scopo era ridurre il debito pubblico e, parallelamente, sopire l’ostilità dei francesi e di Bruxelles alla fusione. La banche d’affari si mettevano in moto, ma i dubbi sulla reale efficacia operativa della fusione portavano prima ad un rallentamento, poi alla sospensione dell’operazione”.

IL COMMENTO DI GIANSIRACUSA

“Unificare i due gruppi sotto un unico cappello non sarebbe una mossa saggia – ha scritto l’analista ed esperto di cose militari e di intelligence, Aurelio Giansiracusa, animatore di Ares-Osservatorio Difesa – sia Leonardo, sia Fincantieri (parlo del settore militare) vivono in buona parte di commesse nazionali (per Fincantieri sono vitali). Ma le commesse nazionali hanno due difetti, i costi mediamente più elevati, rispetto all’acquisto off the shell all’Estero, legati al numero di sistemi ordinati e dilazionati nel tempo ed il livello tecnologico che il più delle volte è esagerato per il mercato estero che richiede, invece, soluzioni più a basso costo, meno performanti e meno capaci in termini di prestazioni complessive. Questo si riflette negativamente sulle nostre esportazioni che trovano sfogo solo nei Paesi Arabi che hanno un ricco portafoglio e presso i Paesi alleati più avanzati che ricercano soluzioni tecnologiche altamente avanzate. Per Fincantieri significherebbe tentare di vendere all’Estero unità con armamenti e sistemi totalmente made in Italy, il che sappiamo che è piuttosto difficile da realizzare. Non è un caso che Fincantieri abbia aperto a Thales come sistemista nell’ambito dell’operazione con Naval Group di cui Thales è azionista di riferimento. Del resto Fincantieri e Leonardo hanno creato OSN spa che nelle intenzioni dovrebbe essere lo strumento aziendale per piazzare navi, armamenti e sistemi made in Italy ma al momento sembra poco più che una scatola vuota”.

I RUMORS

In ambienti dell’industria della Difesa, c’è chi non disdegnando lo scenario “polo unico” storce il naso per le mire egemoniche attribuite al numero uno di Fincantieri, Giuseppe Bono, che da decenni si vedrebbe già alla testa di questo campione nazionale. Una prospettiva non da tutti condivisa.

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