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Il nuovo governo in Francia è una minaccia all’affare Tim-Kkr?

La sarkosizzazione che traspare dal nuovo governo voluto da Macron può dare una sponda a Vivendi di Bolloré nella guerra a Tim-Kkr grazie agli agganci bruxellesi... La lettera di Francis Walsingham

Caro direttore,

ieri ho incontrato a Milano un vecchio amico francese e, dopo le inevitabili e sempre gradite rievocazioni dei bei tempi andati, ci siamo messi a discutere del nuovo governo voluto dal presidente Emmanuel Macron. So cosa stai pensando, quindi ti fermo subito: non ho intenzione di analizzare nel dettaglio la composizione dell’esecutivo e il suo significato per la politica interna della Francia; al contrario, vorrei spiegare a te e ai lettori di Startmag perché la riorganizzazione impressa da Macron potrebbe avere delle conseguenze rilevanti per alcune partite economico-finanziar-industriali dell’Italia.

Mi limiterò, dunque, ai dettagli fondamentali. Il nuovo governo deciso da Macron è piuttosto orientato a destra – un modo per sottrarre consenso ai partiti estremisti, tipo Rassemblement National di Le Pen, insistendo sugli stessi valori conservatori, come scrive oggi Politico – e segna un’alleanza implicita ma piuttosto evidente tra l’attuale presidente e Nicolas Sarkozy: niente di inedito – dell’avvicinamento del primo al secondo ne scrivevano già da tempo Le Monde e France 24, per dire -, quanto piuttosto un rafforzamento di questa tendenza.

La presenza di Rachida Dati a ministra della Cultura e le riconferme di Gérald Darmanin all’Interno e Bruno Le Maire all’Economia sono i segnali più evidenti della “sarkosizzazione” di Macron.

Fatte le premesse, arrivo al punto.

Come sai, Vincent Bolloré non è ben visto – per usare un eufemismo – dalla cerchia di Macron e dalle élite liberali che lo sostengono: l’imprenditore aveva finanziato Éric Zemmour, di estrema destra, alle elezioni presidenziali, pur di vedere Macron fuori dall’Eliseo, ma senza successo.

Come sai, ancora, Bolloré era invece vicinissimo all’amministrazione Sarkozy e godeva di una certa influenza.

Insomma: mi aspetto che l’accresciuta sintonia tra Macron e Sarkozy si riveli positiva per Bolloré, che potrà certamente godere di maggiori attenzioni.

Questa cosa ci riguarda perché Bolloré, attraverso Vivendi, è il singolo maggiore azionista di Tim (23,7%) ed è contrario all’operazione di vendita della rete al fondo americano Kkr tanto da ribadire una guerra legale senza esclusione di colpi.

Se il nuovo governo Macron dovesse avere bisogno del sostegno di Bolloré, non escludo che possa prenderne le difese su qualche dossier a lui caro: quello Tim, appunto. I francesi, del resto, ci stanno già mettendo i bastoni tra le ruote sull’affare Ita-Lufthansa, dannoso per gli interessi di Air France, come leggo in questa ottima ricostruzione del manager Cristiano Spazzali.

Le istituzioni europee, che devono approvare l’operazione Ita-Lufthansa e dovranno fare lo stesso con quella Tim-Kkr per la rete, sono piene di burocrati francesi. Non è forse un caso se, come ha rivelato ieri Il Sole 24 Orela conclusione dei colloqui tra Lufthansa e l’Unione europea per Ita è destinata ad allontanarsi.

È possibile che la Francia – oggi con Air France, domani con Vivendi – proverà a intralciare un’altra partita industriale importante per l’Italia. Anzi, è più che possibile: è molto probabile, qualora il nuovo governo francese dovesse cominciare a vedere di buon occhio, o anche solo a tollerare maggiormente, il signor Bolloré.

Auguri.

Francis Walsingham

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