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Tim Rete

Rete Tim senza Sparkle, ecco come il governo dà l’ok alla vendita a Kkr

Il governo ha autorizzato l'operazione di vendita della rete di Tim al fondo americano Kkr dopo gli impegni delle parti su alcune questioni strategiche. Ecco tutti i dettagli

Il governo ha autorizzato la vendita della rete di telecomunicazioni di Tim al fondo statunitense Kohlberg Kravis Roberts, abbreviato in Kkr: lo ha fatto sapere oggi la società guidata da Pietro Labriola (nella foto).

Un ok che è anche un assenso agli impegni di Tim e Kkr tra l’altro su “nomina del preposto di cittadinanza italiana” e “mantenimento in Italia delle attività di ricerca e manutenzione”.

Ecco tutti i dettagli

LA STRATEGICITÀ DELLA RETE TIM

Il consiglio dei ministri ha esercitato i poteri speciali del golden power nella forma delle prescrizioni per garantire – spiega Tim – la tutela degli interessi strategici connessi agli asset oggetto dell’operazione.

L’operazione ha un valore di circa 20 miliardi di euro e dovrebbe concludersi entro l’estate 2024. L’elemento strategico è dovuto al fatto che NetCo – cioè la nuova società nella quale confluirà la rete di Tim e che sarà controllata da Kkr – si occuperà di infrastrutture di connettività telefonica e a Internet. Benché il suo controllo sarà estero, Kkr ha però sede negli Stati Uniti, un paese alleato dell’Italia.

E SPARKLE?

Nella nota, Tim non fa menzione di Sparkle, la società del gruppo che si occupa principalmente di cavi Internet sottomarini per la quale non esiste ancora un’offerta definitiva da parte di Kkr.

COSA DICE LA NOTA DI PALAZZO CHIGI

A proposito dell’operazione Tim-Kkr su NetCo, in una nota Palazzo Chigi afferma che “si prevede un ruolo del Governo nella definizione delle scelte strategiche, vengono assicurati tutti i presidi essenziali e garantita la supervisione allo Stato di tutti gli aspetti inerenti la sicurezza, la difesa e la strategicità della rete e dei relativi asset”.

“La delibera del Consiglio dei ministri”, prosegue il testo, “recepisce nelle prescrizioni gli impegni che le parti hanno assunto a cominciare dalla creazione dell’organizzazione di sicurezza, dalla nomina del preposto di cittadinanza italiana, dalla competenza esclusiva su tutte le questioni incidenti sugli asset strategici, dal mantenimento in Italia delle attività di ricerca e manutenzione, e dal monitoraggio”.

“Si delinea quindi”, conclude Palazzo Chigi, “un quadro certo di supervisione strategica affidata allo Stato”.

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