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La Cina vuole incastrare Foxconn?

La Cina ha perquisito le sedi di Foxconn, importante azienda taiwanese di componenti elettronica. Normale controllo o pressione politica in vista delle elezioni di inizio 2024? Tutti i dettagli.

Foxconn, la più grande società produttrice di componentistica elettronica su contratto, è stata recentemente sottoposta a perquisizioni dalle autorità fiscali della Cina. Con decine di migliaia di lavoratori, il paese è la principale base produttiva dell’azienda.

Foxconn (anche nota come Hon Hai Precision Industry) è taiwanese ed è nota principalmente per l’assemblaggio degli iPhone di Apple. Ha intenzione di dedicarsi maggiormente alla realizzazione di piattaforme per i veicoli elettrici, e nei giorni scorsi ha annunciato una collaborazione con NVIDIA (importante società statunitense di microchip) per la costruzione di centri dati dedicati all’intelligenza artificiale.

COSA SAPPIAMO SULLE PERQUISIZIONI A FOXCONN IN CINA

Stando al Global Times, giornale cinese in lingua inglese di orientamento nazionalista e legato al Partito comunista, gli uffici di Foxconn nelle province di Guangdon e Jiangsu sono stati sottoposti alle perquisizioni dei funzionari fiscali per possibili violazioni della legge. Il ministero delle Risorse naturali ha invece ispezionato gli uffici nelle province di Henan e Hubei, dove l’azienda possiede dei grandi stabilimenti, per ragioni di uso del suolo.

Il Global Times non ha fornito dettagli né sulla data delle perquisizioni (la notizia è stata pubblicata domenica) né su cosa è stato rinvenuto dalle autorità. Ha scritto però, citando un esperto, che “se da un lato le imprese finanziate da Taiwan, tra cui la Foxconn, stanno condividendo i dividendi dello sviluppo e stanno facendo notevoli progressi nella terraferma, dall’altro dovrebbero assumersi le corrispondenti responsabilità sociali e svolgere un ruolo positivo nella promozione dello sviluppo pacifico delle relazioni tra le due sponde dello Stretto”.

LE TENSIONI TRA CINA E TAIWAN

La dichiarazione si riferisce al fatto che la Cina continentale (la Repubblica popolare cinese, con capitale Pechino) rivendica la propria sovranità su Taiwan (ufficialmente la Repubblica di Cina, una democrazia con capitale Taipei), considerandola una parte del proprio territorio pur non avendola mai governata. Il Partito comunista parla di “riunificazione”, e non esclude che questa possa avvenire anche per via armata.

Tra Pechino e Taipei non esistono relazioni diplomatiche formali – la Cina, infatti, non considera Taiwan un paese a sé -, ma i rapporti economici bilaterali sono molto forti. Le tensioni politiche tra i due stati si sono talvolta ripercosse sulla sfera commerciale: negli ultimi anni, ad esempio, la Cina ha vietato le importazioni di ananas (la risposta internazionale di solidarietà a Taiwan fu molto forte) e di altri prodotti agroalimentari taiwanesi. Nonostante tutto questo, il Partito comunista cinese si era perlopiù astenuto dal prendere di mira le aziende taiwanesi che operano nella Cina continentale, come scrive Associated Press.

LA RISPOSTA DI FOXCONN

In un comunicato pubblicato domenica sera, Foxconn ha dichiarato che “collaborerà attivamente con le unità competenti per il lavoro e le operazioni connesse”.

TERRY GOU SI CANDIDA ALLA PRESIDENZA DI TAIWAN

Il fondatore di Foxconn, Terry Gou (qui l’approfondimento di Startmag), ha annunciato ad agosto la candidatura alle elezioni presidenziali di Taiwan, che si terranno il 13 gennaio 2024; si è dimesso dal consiglio d’amministrazione dell’azienda.

Gou è ideologicamente vicino al Kuomintang, partito di destra e nazionalista all’opposizione, e pensa che Taiwan dovrebbe essere in buoni rapporti con la Cina, sua principale partner commerciale.

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