Ieri, durante il secondo forum ministeriale tra Italia e Germania, il ministro delle Imprese Adolfo Urso e la ministra degli Affari economici Katherina Reiche hanno firmato una dichiarazione congiunta sulla competitività industriale che verrà presentata prossimamente alla Commissione europea. Il documento si concentra in particolare sul settore automobilistico, e non a caso: sia perché si tratta di un comparto rilevantissimo per le economie dei due paesi; e sia perché il 16 dicembre la Commissione dovrebbe annunciare un pacchetto di aiuti all’automotive che potrebbe includere un ammorbidimento del divieto di immatricolazione di veicoli con motore a combustione termica dal 2035.
COSA CHIEDONO ITALIA E GERMANIA SULLE AUTOMOBILI
Quella di Italia e Germania è una richiesta di revisione “tempestiva e pragmatica” della regolazione europea sulle emissioni che si fondi sulla neutralità tecnologica e su una maggiore flessibilità, in modo da non penalizzare né i costruttori di veicoli (con le sanzioni) né i consumatori (con dei modelli troppo costosi).
La neutralità tecnologica, in breve, è un invito a prendere in considerazione tutte le tecnologie disponibili per la decarbonizzazione, e non solo – nel caso della mobilità su strada – le automobili elettriche a batteria. Si tratta di un principio evocato spesso sia dal governo di Giorgia Meloni, che vorrebbe più spazi per i biocarburanti, sia da quello di Friedrich Merz, che l’ha messo al centro di una recente lettera alla Commissione per chiedere un ripensamento del ban al motore termico nel 2035.
Nella dichiarazione, comunque, i ministri Urso e Reiche parlano anche di elettrico, chiedendo un’accelerazione nello sviluppo delle reti di ricarica e nella costruzione di una filiera europea delle batterie, il componente chiave di cui la Cina è attualmente – e nettamente – la maggiore produttrice al mondo.
ATTENZIONE ALL’ACCIAIO
Il testo affronta anche la situazione della siderurgia e delle altre industrie energivore hard-to-abate, che hanno difficoltà a sostenere la concorrenza internazionale per via degli alti prezzi dell’energia nell’Unione europea e delle politiche di decarbonizzazione.
“Italia e Germania chiedono che i legislatori europei adottino lo strumento europeo di salvaguardia per l’acciaio, entro il 30 giugno 2026, per evitare le distorsioni derivanti dalla sovraccapacità globale”, cioè l’eccesso di produzione – dovuto principalmente alla Cina – che sta facendo crollare i prezzi della lega e con questi la profittabilità delle acciaierie europee.
A ottobre la Commissione ha presentato un meccanismo di salvaguarda del settore siderurgico basato sul dimezzamento delle quote di importazione di acciaio e sul raddoppio dei dazi. Più recentemente, la Commissione ha detto anche che limiterà le esportazioni di rottami in alluminio, un tema affrontato nella dichiarazione italo-tedesca.
LE PROPOSTE SUL CBAM E L’ETS
Urso e Reiche chiedono inoltre a Bruxelles di applicare con efficacia il Carbon Border Adjustment Mechanism (Cbam), il meccanismo che introduce una sorta di dazio sulle merci ad alta intensità di CO2 proventi dall’esterno dell’Unione. I due ministri chiedono “condizioni eque nel commercio internazionale”, vale a dire un contrasto effettivo del fenomeno del carbon leakage, la delocalizzazione della produzione inquinante nei paesi che non si sono dotati di politiche rigorose sul contenimento delle emissioni.
Accanto al Cbam, Italia e Germania vogliono ottenere una revisione dell’Ets, il sistema per lo scambio delle quote di emissione: nello specifico, chiedono “di rivedere il meccanismo di eliminazione graduale delle quote gratuite Ets e di creare un migliore collegamento tra le risorse generate dallo scambio di quote di emissione e il sostegno finanziario ai progetti delle industrie ad alta intensità energetica”.
SEMPLIFICAZIONE E SOVRANITÀ TECNOLOGICA
In aggiunta a tutto questo, l’Italia e la Germania chiedono alla Commissione di procedere con la semplificazione normativa e di definire un contesto più attrattivo per gli investimenti e per l’innovazione.
I due paesi fanno poi sapere di sostenere i progetti comunitari volti alla sovranità tecnologica, come il Critical Raw Materials Act sulle materie prime, il recente REsourceEu sul riciclo e il Chips Act sui semiconduttori (che deve essere “più ambizioso”).




