Si concentra in sole 3 pagine dell’ormai noto contratto di governo quella dovrebbe essere la rivoluzione fiscale promossa da 5 Stelle e lega.
Tre sono le pagine ma due sono le proposte chiave, FLAT TAX e PACE FISCALE.
1 – FLAT TAX
Frutto di un mix tra l’aliquota unica voluta della Lega e le tre dei 5 Stelle, il neonato progetto giallo-verde è quello di mettere nell’armadio la vecchia struttura dell’IRPEF e sostituirla con sole due aliquote 15% e 20% per i redditi oltre 80.000 calcolati su base familiare con deduzioni di 3.000 euro per componente del nucleo ed al contempo lasciando inalterati i benefici della NO TAX AREA attuale.
Proprio la NO TAX AREA ha sollevato molti dubbi poiché, come ha fatto giustamente notare anche da Enrico Zanetti su START MAGAZINE, bisognerebbe non solo tutelare la fascia fino agli 8.000 euro, quella attualmente scevra da imposte grazie alle detrazioni da lavoro, ma anche quella tra gli 8 ed i 15 mila euro che verrebbe inevitabilmente penalizzata dall’introduzione della tassa piatta.
Il problema, seppur di non poco conto, è facilmente risolvibile con una rimodulazione delle detrazioni che determinano oggi la NO TAX AREA o stabilendo un ulteriore deduzione decrescente al salire del reddito, proposte però che renderebbero più costosa la riforma già fortemente criticata per il nodo coperture.
Sbaglia invece Enrico Zanetti quando solleva il problema della futura presunta impossibilità per artigiani, professionisti e commercianti di dedurre i contributi previdenziali per via del taglio totale delle tax expenditures.
La deduzione dei contributi previdenziali infatti non è una vera e propria tax expenditures ma deduzione strutturata per evitare la doppia imposizione sullo stesso reddito, quello “pensionistico”, che altrimenti verrebbe tassato sia nel momento dell’erogazione sia nel momento della sua formazione, cosa chiaramente contra legem ed incostituzionale. La questione è stata inoltre affrontata e risolta per i contribuenti minimi che, già sottoposti a tassazioni flat senza tax expenditures, hanno comunque la possibilità di dedurre i soli contributi previdenziali versati.
Le novità non si fermeranno però solo all’IRPEF, anche l’IRES infatti avrà l’aliquota del 15% invece dell’attuale 24%, ben 9 punti in meno e sarà interessante capire come verrà strutturata la tassazione degli utili distribuiti dalle società di capitali che oggi prevedono un’imposta sostitutiva del 26%.
2 – LA PACE FISCALE
Benché nel contratto di governo sia scritto il contrario, la PACE FISCALE è chiaramente un condono.
Il disegno, ancora in fase di definizione, prevedrebbe un saldo a stralcio delle posizioni debitorie dei contribuenti con tre aliquote di “sconto”, 6-10-25 per cento applicabili a seconda della condizione economica e familiare dei soggetti.
Senza mai dimenticarsi della grave crisi che messo in ginocchio molte imprese e professionisti nel nostro paese è però opportuno ricordare che solo nell’ultimo quinquennio abbiamo visto ben due rottamazioni delle cartelle (di cui una ancora in corso), una chiusura delle liti pendenti, due voluntary discolure ed è attualmente fase di definizione un ulteriore voluntary per i transfrontalieri ed i soggetti aire.
Parliamo quindi di 6 provvedimenti che hanno minato la credibilità del nostro sistema riscossione e la pace fiscale salviniana punta ad essere il settimo condono in pochissimi anni, con l’ulteriore rischio, dato l’elevato sconto, di creare una enorme discriminazione non solo nei confronti dei contribuenti fedeli, quelli che con sacrificio pagano regolarmente le tasse, ma anche nei confronti degli altri condonati che proprio in questi mesi stanno pagando e pagheranno le rate dei propri debiti scontati però delle “sole” sanzioni ed interessi.
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