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Facebook, chi trama contro Zuckerberg

Zuckerberg ha troppo potere, così Facebook non può andare avanti. Parola del fondo attivista Arjuna Capital

In qualità di Ceo, presidente del consiglio di amministrazione e azionista più importante dell’azienda, Mark Zuckerberg ha troppo controllo su Facebook. E questo non piace a chi condivide con lui la gestione e la proprietà della compagnia e vede il pericolo di una piattaforma mal gestita che rischia di abbattersi su di investitori e utenti. È quanto sostiene Natasha Lamb, managing partner ad Arjuna Capital, advisor specializzato in investimenti sostenibili, tra cui dal 2016 Facebook.

IL DOMINIO ASSOLUTO DI ZUCKERBERG SU FACEBOOK È INCONTROLLATO

Secondo Lamb, “il consolidamento del potere di Zuckerberg non è stato un caso – scrive su Quartz -. Dagli umili inizi di Facebook all’Università di Harvard, al suo stato attuale di colosso globale utilizzato da oltre 2 miliardi di persone, la crescita di Facebook è stata guidata da Zuckerberg. Eppure, il suo dominio sull’azienda continua a essere incontrollato, visto che la piattaforma e i contenuti online sono utilizzati per diffondere interferenze elettorali, violenza, discorsi di odio, molestie sessuali, pubblicità discriminatoria e violazioni dilaganti della privacy”. Per questo molti investitori stanno sempre più pensando a un Zuckerberg fuori dal consiglio di amministrazione, ribadisce Lamb, che rammenta come il numero uno del social abbia addirittura saltato il summit globale contro i discorso d’odio online ospitato dal presidente francese Emmanuel Macron, e a cui erano presenti anche il premier britannico Theresa May, quello canadese Justin Trudeau, l’irlandese Leo Varadkar e il suo omologo di Twitter, Jack Dorsey.

GLI AZIONISTI E I GRUPPI PER I DIRITTI CIVILI HANNO LANCIATO LA CAMPAGNA “VOTA NO” CONTRO ZUCKERBERG COME MEMBRO DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

Un paio di settimane fa, gli azionisti e i gruppi per i diritti civili hanno lanciato una campagna “Vota No” che invita gli investitori di Facebook a votare contro Zuckerberg come membro del consiglio di amministrazione della società in occasione della riunione annuale del 30 maggio. “’Vota No’ segue mesi di rivelazioni di abusi e nessuna prova persuasiva che la struttura di governance esistente possa risolvere il problema di Facebook. La mia azienda, Arjuna Capital, sostiene lo sforzo ‘Vota No’ come un chiaro percorso per un cambiamento fondamentale”. La Lamb ha sottolineato che Arjuna Capital non è estranea alla gerarchia intransigente di Facebook o alla sua incapacità di affrontare le preoccupazioni degli investitori. Tanto che nel dicembre 2016, ha presentato una proposta agli azionisti che esprimeva la preoccupazione che le notizie false diffuse sulla piattaforma avessero un impatto sulle nostre elezioni e sulla nostra democrazia. Ma si risolse in un nulla di fatto. “Sei mesi dopo, Facebook ha testimoniato davanti al Congresso sui 126 milioni di americani che potrebbero aver visto la propaganda russa su Facebook in vista delle elezioni presidenziali americane del 2016”.

L’INCUBO DELLE PUBBLICHE RELAZIONI PER ZUCKERBERG

Nel 2018, Arjuna Capital ha presentato una proposta correlata sulla “content governance” – cioè, le notizie false, i discorsi di odio e le molestie sessuali propagate sulla piattaforma che è in diretta violazione con i termini di servizio dell’azienda. “Insieme ai nostri co-filer, il New York State Common Retirement Fund e il Tesoriere di Stato dell’Illinois, abbiamo chiesto un dialogo, ma siamo stati liquidati – ha ammesso Lamb -. Un altro sintomo della leadership dittatoriale di Zuckerberg è l’incubo delle pubbliche relazioni ormai dimenticato che si è sviluppato con il vicepresidente della comunicazione globale Elliot Schrage. Sotto il culto della personalità di Zuckerberg, Schrage ha coinvolto la società Definers Public Affairs. I Definers hanno pubblicato notizie critiche sui concorrenti di Facebook, tra cui Apple e Alphabet, mentre George Soros è stato scelto come architetto di una campagna di spin negativa su Facebook”. Schrage ha lasciato ma “continua ad essere Zuckerberg a utilizzare queste tattiche basate sul ‘negare e deviare’”.

FACEBOOK NON È ANCORA RIUSCITO A RISOLVERE I PROBLEMI DI FONDO RELATIVI ALL’USO DEI DATI E AI DIRITTI CIVILI

Nonostante anche il grande pubblico si sia reso conto della cattiva gestione di Facebook, “Zuckerberg dice che dimettersi ora non ha ‘ha senso’. Quando è il momento?”, si è chiesta Lamb. “La verità è che Facebook sta affrontando più controversie e rischi che mai. Come ha recentemente commentato il gruppo Fight for the Future, ‘dopo quasi un decennio di seconde opportunità, Facebook non è ancora riuscito a risolvere i problemi di fondo relativi all’uso dei dati e ai diritti civili’”.

UNA SCELTA IMPORTANTE DA FARE PER GLI INVESTITORI

Insomma, ha concluso Lamb, “durante l’incontro annuale di questo mese, gli investitori di Facebook hanno una scelta importante da fare: continuare a dare il loro sostegno all’autocrazia fallimentare di Zuckerberg, o sostenere una struttura di governance più democratica, trasparente e responsabile con la nomina di un presidente indipendente”. “Facebook sarà sempre un monumento a Mark Zuckerberg. La questione è se quel monumento rifletterà il meglio del suo genio, o il peggio della sua spinta verso il potere. In assenza di cambiamenti, Zuckerberg continuerà a detenere le chiavi del castello come presidente e amministratore delegato, a controllare il potere di voto di maggioranza delle azioni e ad ignorare le preoccupazioni degli azionisti della società”, ha concluso Lamb.

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