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Banche, Sileoni (Fabi) elogia Patuelli e bacchetta Visco

Banche: il contratto nazionale rimarrà l’unico strumento per evitare forzature e scorciatoie di ogni genere a danno della categoria e talvolta della stessa clientela. Il testo dell'intervento del segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, all'assemblea dell'Abi

 

Il presidente Patuelli è uno dei migliori presidenti nella storia dell’Abi: persona e professionista serio, riservato, attento al sociale e alle condizioni delle lavoratrici e ai lavoratori bancari. Gli va dato atto di aver saputo coniugare, con equilibrio, l’interesse delle banche con quello dei lavoratori, in un ambiente certamente non facile né privo di insidie e in un periodo, a partire da gennaio 2013, estremamente complicato, talvolta drammatico per il settore.

Il costante, quotidiano e impegnativo lavoro svolto dal sindacato con Abi, con tutti i gruppi bancari e con le singole aziende, anche in una fase drammatica, come quella del Covid, è stato pubblicamente riconosciuto dalla nostra controparte, l’Abi del presidente Patuelli, che ha evidenziato come i licenziamenti di personale, sotto la sua gestione, di otto anni e mezzo, non siano mai stati utilizzati come metodo per la riduzione del personale.

Con Abi è stato creato un accordo sindacale, il Fondo esuberi e il Fondo per l’occupazione giovanile, due decisivi strumenti per gestire i piani industriali e i cambiamenti in atto, garantendo prepensionamenti volontari e assunzioni di circa 30.000 giovani.

Con Patuelli abbiamo sottoscritto due importanti contratti nazionali, nel 2015 e nel 2019, che hanno iniziato a regolamentare anche i problematici rapporti fra i dipendenti bancari e le stesse banche rispetto alla vendita di prodotti finanziari alla clientela. Con Patuelli è stato garantito anche un importante equilibrio di settore fra gli stessi gruppi bancari, spesso lacerati da assurde e incomprensibili guerre sotterranee di religione e di mercato, non di rado a danno delle lavoratrici e dei lavoratori.

Con l’Abi abbiamo inoltre raggiunto importanti e lungimiranti accordi, per tempi eccezionali, come quelli del Covid, a tutela della salute della categoria e della clientela, nonostante la nostra svolga un servizio pubblico essenziale, come stabilito per legge. Mentre in Europa, negli ultimi sette anni, sono stati attuati, nelle banche, oltre 340.000 licenziamenti, il sindacato e l’Abi del presidente Patuelli, l’hanno accuratamente evitato.

Va inoltre rimarcato che, mentre il presidente Patuelli richiama e sostiene la centralità del contratto collettivo nazionale di lavoro, in alcuni gruppi bancari si tenta di sostituirlo con modelli e presupposti inaccettabili che vanno soltanto nella direzione, a scapito delle lavoratrici e dei lavoratori bancari, di raggiungere vantaggi economici a danno anche di altri gruppi bancari.

La gestione della transizione, come l’ha puntualmente definita il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, non potrà, perché non lo permetteremo, essere improntata sulla riduzione dei costi del personale che significherebbe una ulteriore perdita di posti di lavoro o, in alternativa, un’obbligatoria aggregazione fra piccole banche.

Con Visco, invece, concordiamo sul fatto che le nuove tecnologie potranno diventare, se preparate in tempo, un’opportunità di sviluppo e di nuovi posti di lavoro.

Nei prossimi mesi, come sottolineato dal governatore Visco, quando ha parlato di ulteriori aggregazioni, assisteremo a una vera e propria rivoluzione del settore, che cambierà equilibri e dinamiche di potere e, in quella nuova geografia del settore, il contratto nazionale rimarrà l’unico strumento per evitare forzature e scorciatoie di ogni genere a danno della categoria e talvolta della stessa clientela.

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