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Vivendi-Mediaset

Che cosa succede fra Elliott, Milan, Mediaset, Vivendi e Tim? Fatti, nomi e scenari

Sarà breve l’iter per il passaggio del Milan sotto il controllo di Elliott, con l’uscita di scena di Li Yonghong. Ieri sera sono arrivate anche le prime conferme da parte di fonti vicine al club, secondo le quali nel giro di 7-10 giorni si riunirà l’assemblea del Milan, per approvare la modifica della composizione del cda,…

Sarà breve l’iter per il passaggio del Milan sotto il controllo di Elliott, con l’uscita di scena di Li Yonghong.

Ieri sera sono arrivate anche le prime conferme da parte di fonti vicine al club, secondo le quali nel giro di 7-10 giorni si riunirà l’assemblea del Milan, per approvare la modifica della composizione del cda, e di sicuro verranno sostituiti almeno i consiglieri cinesi, con nuovi componenti indicati dal fondo statunitense, che potrebbe anche cambiare il management: Gandini e Maldini sono i nomi più gettonati, secondo le cronache sportive e finanziarie.

Fra le prime mosse di Elliott, dovrebbe esserci un’iniezione di 150 milioni di euro nelle casse del Milan: risorse fresche, utili anzi indispensabili, anche per affrontare con più serenità il mercato. Fonti vicine al club sottolineano anche che il cambio di proprietà, con l’azzeramento del debito ed Elliott che garantisce la continuità aziendale, può avere effetti positivi nel ricorso davanti al Tas contro l’esclusione dall’Europa League, tanto che la memoria difensiva sarebbe in fase di revisione.

Assente dal raduno a Milanello, Marco Fassone in serata ha preferito non parlare del futuro del club, durante la presentazione della maglia da trasferta realizzata dal nuovo sponsor Puma.

“Inizia una stagione nuova, una stagione importante per noi dopo un anno di rodaggio e grande cambiamento”, ha detto l’ad rossonero, Marco Fassone. Un nuovo cambiamento, però, sarebbe imminente, e nel giro di qualche mese ce ne sarà probabilmente un altro: sul fronte americano, la famiglia Ricketts e Stephen Ross sono i favoriti nella corsa al Milan, non è escluso un nuovo tentativo da parte di Rocco Commisso, né l’inserimento di nuovi potenziali acquirenti.

Secondo alcune indiscrezioni, Elliott avrebbe già avviato dietro le quinte trattative, prediligendo soggetti diversi da quelli che si sono rivolti a Li.

La prima garanzia che il pegno concede è il diritto di voto, facoltà che a Elliott permetterà di convocare un’assemblea dei soci della Rossoneri Lux di cui verranno cambiati gli amministratori. Eventualità peraltro già occorsa alla Rossoneri Champion Invest Lux, società partecipata da Elliott attraverso la Project RedBlack che controlla la Rossoneri Invest Lux, a sua volta proprietaria del club.

Stessa circostanza – il cambio degli amministratori – si verificherà poi al Milan, ultima controllata della catena: in una settimana, dieci giorni al massimo, verrà modificata la composizione del cda, con l’uscita di scena dei consiglieri cinesi e l’ingresso di nuovi componenti indicati dal fondo statunitense

“La parte italiana, capeggiata dal capo azienda Fassone, è invece destinata a rimanere magari con Paolo Scaroni presidente. Nell’area sportiva quello di Paolo Maldini è un nome che torna con forza d’ attualità: la settimana scorsa, a Ibiza, avrebbe incontrato rappresentanti del fondo”, ha scritto La Gazzetta dello Sport.

All’inizio dell’anno, Scaroni sul dossier Milan-Elliott ha detto: “Sinceramente non penso che Gordon Singer sia interessato a fare il presidente del Milan. Il prestito che Elliott ha fatto al Milan ha tutta una serie di garanzie e qualora non dovesse essere rimborsato nelle scadenze, ci sono delle clausole che possono portare alla cessione del Milan in modo tale che Elliott riporti a casa i suoi soldi. Che poi un fondo americano, che possiede soldi di terzi, mi sembra piuttosto inverosimile”.

Scaroni, già presidente di Enel ed Eni, è “storicamente vicino al fondo statunitense”, ha scritto di recente sul Messaggero Rosario Dimito, giornalista di lungo corso in materia finanziaria, oltre che a Silvio Berlusconi che lo ha voluto – sotto gli auspici anche di Gianni Letta – ai vertici dei colossi partecipate dallo Stato.

La partita del Milan s’interseca con quella sempre di Elliott nelle tlc a partire da Tim? Molti analisti si interrogano da settimane su tempi e modi del riassetto del comparto che non potrà non riguardare anche Mediaset.

L’assemblea degli azionisti di Mediaset nei giorni scorsi ha rinnovato il consiglio di amministrazione che sarà in carica per i prossimi tre esercizi, cioè fino all’approvazione del bilancio dell’esercizio 2020. Il nuovo board è composto da 15 membri: 12 sono espressione della lista di maggioranza presentata da Fininvest e guidata da Confalonieri, confermato alla presidenza; tre (Giulio Gallazzi, Costanza Esclapon e Raffaele Cappiello) sono espressione della lista presentato dal comitato dei gestori dei fondi di investimento (Assogestioni). Esclapon, imprenditrice nella comunicazione, ha lavorato spesso a fianco nelle aziende guidate da Luigi Gubitosi (Wind, Alitalia, Rai, fra l’altro).

Gubitosi, nel board di Tim rinnovato di recente dopo il ribaltone societario ad opera di Elliott, è espressione del fondo americano di Singer. Non solo: “Nel “toto nomine” per la successione a Genish, Gubitosi figura tra i “papabili” insieme con Rocco Sabelli, già ex ad della stessa Telecom”, ha scritto giorni fa Carlotta Scozzari di Business Insider Italia.

L’ultima assemblea dei soci di Tim ha decretato la vittoria del fondo americano Elliott sostenuto in maniera decisiva dalla Cassa depositi e prestiti. Una sortita, quella di Cdp, che ha destato le ire di Vivendi.

Ma non c’è solo chi preconizza scenari tra Elliott e Mediaset. Adesso Vivendi ha le mani più libere, si dice in Borsa. Ovvero: se prima la sua partecipazione in Tim era di fatto invendibile, o meglio il prezzo in una potenziale trattativa sarebbe stato dettato dall’acquirente e non dal venditore, ora lo scenario è cambiato di 180 gradi: è Vivendi a poter fare il prezzo.

E con un’eventuale uscita da Tim a un prezzo congruo, magari salito anche grazie all’arrivo di Elliott, gli sguardi del gruppo di Vincent Bolloré potranno rivolgersi su Mediaset. Fanta-finanza industriale? Chissà.

Gli analisti di Mediobanca Securities, commentando il ribaltone in Tim, nelle scorse settimane hanno scritto in un report che ora “un accordo tra Mediaset e Vivendi potrebbe arrivare presto, i toni attenuati potrebbero anche accelerare i colloqui da quella parte, aprendo la strada a una potenziale integrazione verticale”. E pochi giorni dopo Tim e Mediaset hanno annunciato un accordo sui contenuti tv.

La situazione è fluida. Ma una certezza c’è: Mediaset – non solo il Milan – deve trovare un equilibrio finanziario e un futuro societario. Chi se ne occuperà?

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