Stagnazione o recessione. Nel vocabolario della crisi tedesca c’è solo l’imbarazzo della scelta del termine adatto a descrivere una curva che non si rialza e l’imbarazzo degli economisti che devono ritoccare al ribasso le previsioni congiunturali, man mano che i mesi passano. In due giorni, due dei principali think tank della Germania hanno messo mano alle loro rettifiche autunnali, abbassando le asticelle delle aspettative, già di per sé non troppo entusiasmanti, ma che tuttavia indicavano nei mesi a venire una flebile speranza di ripresa. Ora la ripresa si allontana e la bonaccia avvolge tutto.
Oggi è toccato all’Ifo di Monaco presentare le previsioni aggiornate di crescita per l’anno in corso, abbassando le stime precedenti di un +0,4% a uno zero tondo tondo. Calma piatta a Berlino e dintorni. Per questo e anche per il prossimo anno, quando secondo gli economisti bavaresi, invece del previsto balzo a +1,5% ci si dovrà accontare di un più mopdesto +0,9. Solo nel 2026 si toccherà la soglia del +1,5%.
“L’economia tedesca è bloccata e languisce nella depressione, mentre altri paesi avvertono la ripresa”, ha commentato le stime il direttore economico dell’Ifo Timo Wollmershäuser. “Stiamo vivendo una crisi strutturale. Gli investimenti sono troppo scarsi, soprattutto nell’industria, e la produttività è stagnante da anni”, ha aggiunto, “abbiamo anche una crisi economica, la situazione degli ordinativi è negativa e l’aumento del potere d’acquisto non porta ad un aumento dei consumi, ma piuttosto a maggiori risparmi perché le persone sono inquiete”.
Il tasso di risparmio è ora dell’11,3%, significativamente superiore alla media decennale del 10,1% prima della pandemia di Covid. L’Ifo individua almeno un raggio di speranza nelle previsioni sul tasso di inflazione, che continuerà a scendere dalla media del 5,9% dello scorso anno al 2,2% di quest’anno. Successivamente scenderà al 2,0% e poi all’1,9 in ciascuno dei prossimi due anni.
Nonostante la crisi cominci ad aggredire anche la polpa dell’industria, sul piano dell’occupazione l’Ifo non prevede catastrofi, a parte un’aumento dei senza lavoro in questa fase, cosa peraltro già segnalata dai dati statistici degli ultimi mesi forniti dall’Agenzia federale del lavoro. Il tasso di disoccupazione – secondo l’istituto di Monaco – salirà a fine 2024 al 6,0%, dal 5,7% dello scorso anno. Ma nel 2025 tornerà a scendere al 5,8 per raggiungere infine il 5,3%. Effetto anche della carenza di manodopera, specialmente qualificata, un problema che angoscia gli imprenditori tedeschi.
Infine l’Ifo prevede che quest’anno il deficit del bilancio statale raggiungerà il 2,0% della produzione economica e nei prossimi due anni scenderà rispettivamente all’1,3 e allo 0,9%.
Nel dettaglio, orizzonte nero per il settore edile, la cui produzione dovrebbe ridursi del 3,1%, e per l’industria, che dovrebbe diminuire del 2,0%.
“La decarbonizzazione, la digitalizzazione, il cambiamento demografico, la pandemia del coronavirus, lo shock dei prezzi energetici e il cambiamento del ruolo della Cina nell’economia globale stanno mettendo sotto pressione modelli di business consolidati e costringendo le aziende ad adattare le loro strutture produttive”, ha commentato ancora Wollmershäuser. Vi è quindi una mancanza di investimenti, soprattutto nell’industria, che rappresenta una quota significativamente più elevata della produzione economica in Germania rispetto ad altri paesi. “E la popolazione invecchierà più velocemente, sempre meno persone avranno un lavoro. Lo spostamento dal settore industriale a quello dei servizi spiega in gran parte il rallentamento della produttività registrato negli ultimi anni”, ha aggiunto concludendo la presentazione delle stime.
Leggermente più pessimistiche erano state le previsioni sfornate il giorno prima dall’Institut für Weltwirtschaft (IfW) di Kiel, anch’esse corrette al ribasso rispetto a quelle precedenti. Gli economisti di Kiel stimano una contrazione del Pil dello 0,1%, invece della preventivata crescita dello 0,2%. La correzione al ribasso è ancora più evidente per il 2025, quando invece del previsto +1,1% ci si dovrà accontentare di un più modesto +0,5.
Anche per i ricercatori dell’istituto che ha la sua sede nella Germania più settentrionale “l’economia tedesca non si muove, i segnali di ripresa non si sono consolidati negli ultimi mesi e l’industria è in recessione”. Da sud a nord, da Monaco a Kiel, la disamina è simile: “Le famiglie private hanno frenato i consumi nonostante l’aumento dei redditi reali, gli investimenti continuano a soffrire dell’elevato livello di incertezza e delle condizioni di finanziamento restrittive”. L’IfW prevede una crescita più forte solo nel 2026, ma all’1,1%.
Se ciò accadesse – concludono gli economisti di Kiel – sarebbe ufficiale: la Germania non è ancora in grado di uscire dalla stagnazione. “Il prodotto interno lordo è al momento solo leggermente al di sopra del livello della fine del 2019. A causa del calo del potenziale di crescita dovuto al cambiamento demografico, nei prossimi anni diventerà sempre più difficile compensare l’attuale mancanza di crescita. La mancanza di produzione economica probabilmente alimenterà le difficoltà distributive a medio termine”.