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Recovery Fund

Perché la Germania andrà peggio del previsto. Report Ifo di Monaco

Guerra e inflazione minacciano la ripresa: cosa dicono le previsioni dell'istituto Ifo di Monaco sull'economia della Germania. L'articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino.

 

Proprio quando l’economia sembrava sul punto di lasciarsi davvero alle spalle la crisi provocata dalla pandemia i cannoni di Putin hanno riaperto scenari negativi e riportato indietro tutti i numeri sulle stime di crescita della Germania.

Ultime in ordine di tempo le previsioni congiunturali dell’istituto Ifo di Monaco, che seguono a ruota i rapporti altrettanto pessimistici di altri istituti di ricerca economica del paese. “L’attacco russo all’Ucraina sta ostacolando la crescita economica e accelerando l’inflazione in Germania”, ha detto Timo Wollmershäuser, capo economista del centro bavarese, “e per l’anno in corso ci aspettiamo solo una crescita compresa tra il 2,2 e il 3,1%”. Si tratta di un rallentamento consistente rispetto alle stime invernali dello scorso dicembre, quando l’Ifo pronosticava per l’economia tedesca una crescita del 3,7%. Al contrario, avvertono a Monaco, è probabile che l’inflazione aumenti più rapidamente del previsto: le stime oscillano fra il 5,1 e il 6,1%, invece del 3,3% pronosticato a dicembre.

“L’attacco russo sta frenando l’economia attraverso prezzi delle materie prime significativamente più alti, le sanzioni, l’aumento dei colli di bottiglia nell’offerta di materie prime e prodotti intermedi e una maggiore incertezza economica”, ha aggiunto Wollmershäuser. E complessivamente, nel solo primo trimestre, si è perso un potere d’acquisto di circa 6 miliardi di euro a causa dell’aumento dei prezzi al consumo. La guerra è intervenuta nel momento in cui l’economia aveva davvero avviato una robusta ripresa post-Covid, che secondo l’Ifo resterà il motivo dominante anche nei prossimi mesi, seppur rallentato dalle incertezze belliche: “Allo stesso tempo, il robusto portafoglio di ordini nell’industria e la normalizzazione dovuta all’allentamento e smantellamento delle restrizioni per la pandemia dovrebbero dare all’economia un forte impulso”. Si sposta dunque un po’ in avanti la ripresa più robusta, al 2023, anno per il quale l’Ifo modifica al rialzo le precedenti previsioni: per il Pil si passerà dal 3,3% della stima precedente al 3,9%., mentre l’inflazione dovrebbe riassestarsi attorno al 2%.

Data l’incertezza della situazione, l’Ifo ha elaborato due modelli di previsione che presuppongono andamenti diversi dei prezzi dell’energia, che quest’anno avranno un impatto soprattutto sulla spesa dei consumatori privati. Lo scenario ottimistico presuppone che il prezzo del petrolio scenda gradualmente dagli attuali 101 euro al barile a 82 euro a fine anno, e il prezzo del gas naturale scenda parallelamente da 150 euro al megawattora a 108. Nello scenario pessimistico, il petrolio sale a 140 euro al barile a maggio per poi scendere a 122 a fine anno. Il gas naturale dovrebbe salire a 200 euro entro maggio per poi scendere gradualmente a 163 euro per megawattora.

Si prevede un rallentamento degli investimenti aziendali in attrezzature che, a seconda dello scenario che si verificherà, potrebbero o ristagnare o aumentare fino al 3,9%. Nessun impatto rilevante è previsto sulla disoccupazione, che resterà bassa, data anche la penuria di manodopera di cui soffrono molti settori produttivi. Tuttavia, è probabile che il lavoro a orario ridotto crescerà anche significativamente nel caso dovesse prevalere lo scenario pessimistico.

I venti di guerra spingono al ribasso anche le analisi dell’Institut für Weltwirtschaft (IfW) di Kiel, che quasi dimezza le previsioni di crescita del Pil 2022 rispetto alle stime invernali: si passa infatti dal precedente 4% al 2,1%. Un calo neppure troppo ricompensato dal ritocco al rialzo delle stime per il 2023, che passano dalla previsione invernale del 3,3% a quella primaverile del 3,5%. Segno che l’onda lunga delle difficoltà non verrà assorbita tanto presto.

“L’economia tedesca sta affrontando ancora una volta forti venti contrari”, affermano gli analisti dell’IfW, “la guerra in Ucraina porta a prezzi elevati delle materie prime, nuovi colli di bottiglia nell’offerta e opportunità di vendita in diminuzione”. La catena è inevitabile: gli alti prezzi delle materie prime riducono il potere d’acquisto del reddito disponibile e quindi smorzano i consumi privati. Ulteriori colli di bottiglia nella consegna stanno avendo anche un notevole impatto sul settore industriale e del resto le opportunità di vendita si stanno deteriorando, almeno temporaneamente, a causa delle sanzioni e della maggiore incertezza causata dalla guerra.

“Tutto ciò colpisce l’economia in una fase in cui gli effetti frenanti della pandemia si stanno attenuando ed è prevista una forte ripresa: alto potere d’acquisto represso nelle famiglie private e un grosso tesoretto di ordini nell’industria stanno comunque attenuando le onde d’urto della guerra in Ucraina”. Di conseguenza, “è probabile che la ripresa continui quest’anno, anche se a un ritmo notevolmente più lento rispetto a quel che era stato previsto in inverno”.

Altro elemento da tenere sotto osservazione è l’inflazione, avvertono a Kiel, che quest’anno dovrebbe raggiungere il 5,8%, livello mai raggiunto nella Germania riunificata. “Anche se i prezzi delle materie prime smetteranno di aumentare e le strozzature dell’offerta si allenteranno a poco a poco, l’inflazione rimarrà probabilmente alta al 3,4% nel prossimo anno, anche perché i più recenti aumenti dei prezzi alla produzione stanno raggiungendo solo gradualmente i consumatori”. Anche per Kiel nessun riflesso sulla disoccupazione: “La guerra sta lasciando poca o nessuna traccia sul mercato del lavoro e la spesa pubblica aumenterà, così che i disavanzi di bilancio rimarranno a livelli elevati più a lungo”.

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