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Mps, ecco gioie e dolori per il Monte dei Paschi di Siena

Tutte le ultime novità sul Monte dei Paschi di Siena (Mps). Il punto di Emanuela Rossi

Gioie e dolori per Mps. Ecco perché.

CHE COSA SI PENSA AL TESORO SU MPS

Il Tesoro vuole andar via da Siena e per accelerare l’addio si prepara a impegnarsi nuovamente dopo la ricapitalizzazione avvenuta nel 2017 e costata in totale 5,4 miliardi di euro. Dunque, per uscire dal 68,2 % del capitale di Montepaschi entro dicembre 2021, come ribadito di recente dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, Via XX Settembre sarebbe pronta a impegnarsi nell’operazione di scissione “Hydra M” e sbloccare così il via libera da parte della Banca centrale europea.

IL PIANO SU MPS SVELATO DA RADIOCOR

Un passo, anticipato dall’agenzia Radiocor, che potrebbe facilitare l’aggregazione con qualche altro istituto di credito, magari italiano, nell’ottica di quel risiko di cui si parla da tempo e che ha visto nell’acquisizione di Ubi Banca da parte di Intesa Sanpaolo un passo importante.

I TEMPI DI MPS

Una cosa è certa: il tempo a disposizione non è molto visto che occorre convocare un’assemblea straordinaria dopo l’autorizzazione della Bce. Secondo quanto indicato da Montepaschi nella semestrale, l’eventuale scissione va perfezionata entro gli ultimi due mesi del 2020.

L’OPERAZIONE PREPARATA DAL TESORO

Nel dettaglio, sempre secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa, via XX Settembre si sarebbe impegnata a sottoscrivere obbligazioni ‘AT1’ emesse da Mps grazie a quanto previsto dall’articolo 66 del decreto Agosto che autorizza il Tesoro a sottoscrivere “aumenti di capitale e strumenti di patrimonializzazione di società controllate” fino a 1,5 miliardi per il 2020. Le obbligazioni non potrebbero essere offerte sul mercato perché non pagano cedole in caso di perdita dell’emittente. Intanto occorre ricordare che Siena – secondo quanto sottolineato nella semestrale – prevede una perdita sia nel 2021 sia nel 2022 oltre a quella già certa di quest’anno. Con l’operazione Hydra però i conti di Mps migliorerebbero perché l’istituto diventerebbe più redditizio e più appetibile per eventuali merger.

Per Radiocor, inoltre, l’istituto ha in programma pure di emettere un subordinato T2 che seguirebbe quello collocato lo scorso gennaio e che, ricorda, “ebbe un ottimo riscontro tra gli investitori consentendo di contenere all’8% la cedola pagata da Siena”.

IL  VIA LIBERA DELLA BCE SU AMCO

A sostenere le quotazioni del titolo Mps la scorsa settimana è sttao il via libera condizionato della Bce alla scissione di 8,1 miliardi di Npl a favore di Amco, la società di gestione al 100% del Tesoro, arrivato in serata a mercati chiusi con una bozza della decisione. Ma c’è davvero da festeggiare per la decisione dell’Istituto di Francoforte su Amco? Vediamo.

L’AUMENTO DI CAPITALE SOTTINTESO

La Bce, in effetti, ha posto alcune condizioni per l’ok. La prima è che la scissione sia accompagnata da un rafforzamento patrimoniale, da attuare con bond subordinati (tecnicamente At1 e Tier2). In pratica obbligazioni particolari, che irrobustiscono il patrimonio di base. Ma la Vigilanza dell’Istituto centrale non ha indicato cifre complessive, se non per il Tier2 da 250 milioni, da emettersi prima che sia completata la scissione. Per la seconda parte si dice dovranno essere «ripristinati i requisiti patrimoniali complessivi » di Mps, dettati dai regolatori (lo Srep). “Questa seconda misura (l’At1) potrebbe essere intorno ai 450 milioni (dunque 700 complessivamente) ma né la banca né la Bce lo hanno indicato”, ha Repubblica.

I NUMERI DELLA RICAPITALIZZAZIONE

Il Corriere della Sera ha ipotizzato: Mps deve “trovare capitali. Quanti? Circa 1 miliardo, secondo i rumors di ieri sera dopo la nota della banca guidata da Guido Bastianini che riferiva della «draft decision» Bce, cui Mps non ha replicato”.

I NUMERI POCO RASSICURANTI DELLA SEMESTRALE

Si lavora alacremente a Rocca  Salimbeni e a via XX Settembre anche perché Mps non si trova in una situazione fiorente. La banca ha chiuso il primo semestre dell’anno in rosso di 1,09 miliardi di euro a fronte dell’utile di 93 milioni registrato nello stesso periodo del 2019. Secondo quanto riferito dall’istituto in una nota seguita all’approvazione dei conti da parte del cda a gravare è il calo pari a 45 milioni di euro registrato nel secondo trimestre, appesantito dalla svalutazione delle Dta (attività fiscali differite) per 476 milioni, da componenti non operative negative per 384 milioni e da rettifiche su crediti addizionali per 107 milioni.

I CONTI DI MPS NEL PRIMO SEMESTRE

Segno meno anche per i ricavi, scesi nei primi sei mesi del 2020 dell’8,4% a più di 1,4 miliardi con oneri operativi che hanno superato quota 1 miliardo (-5,3%), e per il risultato operativo lordo che nel secondo trimestre è stato di 186 milioni a causa della flessione del margine d’interesse del 2,2% e delle commissioni del 12,3%. Più che raddoppiato il costo del credito a 519,3 milioni che ha contribuito a determinare un risultato operativo netto di 157,7 milioni. Per quanto riguarda i coefficienti patrimoniali, al 30 giugno scorso il Common Equity Tier 1 Ratio è sceso al 13,4%, dal 14,7% di fine 2019, e il Total Capital Ratio è diminuito dal 16,7 al 16%.

IL NODO DEL CONTENZIOSO

Da tempo a Siena aleggia poi uno spauracchio non da poco ovvero una bomba legale pronta a esplodere e che ha portato nei primi sei mesi dell’anno ad accantonare al fondo rischi e oneri risorse per 357 milioni di euro. Si tratta di accantonamenti, come viene specificato in una nota del gruppo, “riconducibili principalmente a rischi legali e ai rischi connessi ad accordi contrattuali.

Intanto il 31 luglio scorso sono arrivate all’istituto di credito “ulteriori richieste stragiudiziali per 3,8 miliardi di euro da parte della Fondazione Mps” che portano il petitum delle sole “richieste stragiudiziali” a un totale di 4,8 miliardi di euro. “Rispetto a tali iniziative — si legge ancora nel comunicato post board — la banca esprime opinioni critiche rispetto alle tesi sostenute. Gli argomenti a supporto di tale interpretazione verranno sviluppati compiutamente nella risposta che sarà inviata alla Fmps. La Banca si riserva ogni azione a tutela del proprio patrimonio”.

Nell’ambito della conference call con gli analisti Bastianini ha affermato che il totale delle richieste danni, giudiziali e stragiudiziali, nei confronti della banca è salito a 10 miliardi di euro.

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