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Ecco come Tria, Di Maio e Salvini troveranno (forse) la quadra sulla Legge di Bilancio

L'articolo dell'economista Giorgio La Malfa, già ministro delle Politiche comunitarie, sui rapporti tesi tra il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, e i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini

Sempre molto difficile che le nuvole che si addensano sul capo del ministro Tria possano trasformarsi in tempesta e condurlo alle dimissioni. La ragione è semplice: poiché nessuno può sapere come reagirebbero i mercati a una simile eventualità e il rischio di uno sconquasso è molto alto, alla fine nei due partiti di maggioranza prevarrà la prudenza.

I NUMERI FRA TRIA E M5S-LEGA

Tria potrà dunque fissare i numeri del deficit per il 2019 al livello che riterrà più opportuno. Non sarà lo 0,9 che la Commissione europea aveva negoziato con il governo Gentiloni e con il ministro Padoan e forse non sarà neppure l’1,6% che Tria ha dichiarato nei giorni scorsi come la sua linea del Piave. Probabilmente sarà qualcosa in più dell’1,6%, ma non di molto.

IL POSSIBILE PUNTO DI EQUILIBRIO

Un possibile punto di equilibrio potrebbe essere il 2% che è esattamente a metà strada fra il 3% che è la cifra che in genere citano gli esponenti della maggioranza e lo 0,9% della Commissione europea. Per di più essendo un po’ più alto dell’1,6 che propone Tria, potrebbe consentire alla maggioranza di dire e di avere “strappato” a Tria delle concessioni importanti. Ma Tria, a sua volta, potrebbe dire alla Commissione europea che cavarsela con un 1% in più di quello che avrebbero voluto è molto meglio di quello che potevano temere dopo avere letto i risultati delle elezioni italiane.

IL COMPROMESSO INEVITABILE

Insomma alla fine un compromesso si troverà e sarà più o meno intorno alle cifre sopra indicate. Tria, però, dovrà essere molto accorto nel modo di presentare il risultato. Mentre avrà via libera sul deficit, dovrà evitare di dare l’impressione che è più incline a trovare spazio per le proposte di uno o dell’altro dei due partner: dovrà stanziare cifre equivalenti per il reddito di cittadinanza dei 5 Stelle e per i progetti della Lega. Saranno cifre modeste, perché dovendo impedire l’aumento dell’Iva che costa molti soldi, restano pochissimi margini per il resto. Ma dovranno essere cifre che consentano ai due partiti di dire che le riforme che essi hanno promesso ai loro elettori sono partire. Anche se in realtà non sarà vero.

IL CAPITOLO INVESTIMENTI

La vittima del modo in cui sembra che si dipani questa storia saranno gli investimenti che invece dovevano essere la vera novità di un governo deciso a fare crescere più rapidamente l?talia. Fare il deficit per alimentare la spesa corrente è un vero spreco di risorse in perfetta continuità con il passato recente. Ma chi sarà in grado di prendere questa posizione polemica in seno al governo? Forse solo il ministro degli Affari Europei che aveva subito predisposto un piano di investimenti potrebbe fare rilevare la contraddizione fra propositi ed esiti.

COME INVERTIRE LA ROTTA?

L’Italia viene da anni di crescita economica insoddisfacente e da un lento e progressivo peggioramento del rapporto fra il debito pubblico e il reddito. Se la domanda è: il bilancio del governo Conte sarà in grado di modificare questa rotta, la risposta è No. E francamente è un peccato perché il voto degli italiani era un chiaro invito proprio a un cambiamento di rotta su questo terreno.

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