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Trenta

Ecco come Di Maio e Trenta soccorrono Iveco Defence (Cnh-Fca)

Sollievo in casa di Cnh Industrial (gruppo Fca). Ecco perché

Sollievo in casa di Cnh Industrial (gruppo Fca).

Il governo ha deciso di finanziare programmi che erano attesi dalla Difesa e da Iveco Defence Vehicles, uno dei marchi di Cnh Industrial (Fca).

Lo sblocco è stato salutato con favore dai lavoratori dell’azienda che ha radici in Italia e dagli analisti del settore. Ecco tutti i dettagli.

CHE COSA HA ANNUNCIATO IL GOVERNO SU IVECO (CNH-FCA)

Il ministero dello Sviluppo economico retto da Luigi Di Maio il 13 giugno “ha comunicato l’impegno preso insieme al Ministero della Difesa, a finanziare un piano complessivo di circa 7,2 miliardi di euro di investimenti relativi ai programmi del settore Difesa”, si legge in una nota del dicastero.

IL COMMENTO DEL MISE

“Questo sblocco di investimenti consentirà, infatti, di risolvere anche la crisi produttiva e occupazionale di Iveco Defence Vehicles in corso da diversi anni, attraverso la produzione di due tipologie di automezzi militari fino al 2032, il cui valore complessivo è di 2,2 miliardi di euro”, ha sottolineato il Mise.

LE ATTESE DI DI MAIO

Ma il governo si attende anche un atteggiamento costruttivo e attivo da parte dell’azienda del gruppo Cnh-Fca, come si desume dal commento del vicecapo di gabinetto del Mise: “E’ stato raggiunto un importante risultato da parte del Governo, che consente di preservare una strategica azienda italiana che opera nel settore della Difesa, salvaguardando al contempo le importanti competenze maturate in questi anni dai lavoratori. Il MiSE e il Ministero del Lavoro continueranno nella propria azione di monitoraggio sui prossimi passi che Iveco Defence dovrà compiere per consolidare il suo ruolo nei mercati internazionali”, ha dichiarato il Vice Capo di Gabinetto, Giorgio Sorial, vicinissimo al ministro e vicepremier Di Maio.

IL COMMENTO DELL’OSSERVATORIO

“A quanto è dato di sapere al momento – ha commentato l’Osservatorio sulle spese militari italiane – quello annunciato sarebbe solo un impegno politico e non di un’allocazione di fondi reale, allocazione che dovrebbe invece essere concretizzata con la prossima Legge di Bilancio (e dunque si andrebbe a sommare ai circa 13 miliardi di euro già previsti a favore della Difesa negli ultimi anni dal Fondo Investimenti MEF): secondo le informazioni fin qui raccolte dal nostro Osservatorio Mil€x, “una parte delle cifre che verranno iscritte a bilancio dovrebbe provenire dallo sblocco di vecchie partite, mentre per la restante parte (anche se non è dato di sapere in che misura) dovrebbe trattarsi di un rifinanziamento della Legge 808/1985”.

I DETTAGLI DELL’ANNUNCIO

Ecco i dettagli secondo la ricostruzione dell’Osservatorio: “Secondo i dettagli diffusi dal Ministero della Difesa il fondo da 7,2 miliardi dovrebbe essere destinato, oltre che ai già ricordati automezzi militari, a programmi di ammodernamento e adeguamento degli equipaggiamenti delle Forze Armate come F2000 (il caccia Eurofighter), TORNADO MLU, M345, NH90, N-ESS, HH101, FREMM E FSAF/AAMS B1-NT nonché all’avvio del programma Cosmo-SkyMed 2nd generation e a sostegno dell’acquisizione di sommergibili U212 NSF, del sistema SICOTE per l’Arma dei Carabinieri ed il sistema Teseo Mk2”.

IL COMMENTO DI MARGELLETTI

Positivo il commento di Andrea Margelletti, analista ed esperto di cose militari, presidente del centro studi Cessi: “Ognuno dei programmi sbloccati è importante e atteso dalle Forze armate da diverso tempo. L’autoblindo Centauro ha visto il suo primo impiego operativo in Somalia nei primissimi anni 90. Poi è stato utilizzato praticamente in tutte le missioni all’estero dei nostri militari. È chiaro che occorre un programma per il rinnovamento. La stessa cosa vale per le Fregate europee multi-missione (Fremm): le navi vecchie vanno sostituite. A tal proposito bisognerebbe rendersi conto che lo stop and go fa alzare i prezzi”, ha commentato Margelletti.

L’INCOGNITA SUL DOSSIER CAMM.ER

Margelletti lamenta però un’assenza nella comunicazione del governo: un riferimento alla questione dei missili Camm.Er (qui l’approfondimento di Start sul dossier): “Se non arrivasse anche per questo uno sblocco dei finanziamenti – ha criticato il presidente del Cesi – sarebbe una disgrazia per l’industria nazionale. Si sente spesso parlare di fuga dei cervelli e della perdita dei giovani talenti. È inutile disquisire sulle ragioni del fenomeno se non diamo la possibilità di crescere e investire alle società italiane che producono alta tecnologia. Se il governo, e mi riferisco a un esecutivo di qualsivoglia colore, decide che le armi non ci piacciono, possiamo anche chiudere tutto, Polizia e Carabinieri compresi”.

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