Se il Tesoro spinge per uscire da Mps a partire dal 2021, i possibili candidati nicchiano (Banco Bpm) o attendono di capire cosa ne sarà di loro (Ubi Banca).
Sebbene tutti gli occhi siano puntati su Intesa Sanpaolo e Ubi Banca, per capire come finirà l’offerta pubblica di acquisto lanciata il 17 febbraio scorso, c’è un altro tassello del risiko bancario da mettere a posto.
Stiamo parlando del Monte dei Paschi di Siena (Mps), da cui lo Stato – che detiene il 68% – intende uscire a partire dal prossimo anno. Da tempo si parla di Banco Bpm come di un possibile sposo, ipotesi rafforzata dopo il tentativo di Ca’ de Sass di mettere le mani su Ubi.
Nel frattempo il mercato cerca di capire quanto costerebbero le nozze e si scopre – grazie a un report degli analisti di Equita – che la dismissione di 8,1 miliardi di Npl agevolerebbe le nozze ma richiederebbe a Banco Bpm (o a Ubi nel caso rimanesse in corsa) un rafforzamento patrimoniale pari a 1 miliardo di euro pre-oneri di ristrutturazione. Senza dimenticare che rimangono in ballo ingenti rischi legali.
Dal canto suo Banco Bpm fa finta di niente e con il presidente Massimo Tononi definisce infondati i rumors sui contatti intercorsi fra il suo istituto e Montepaschi.
I CONTI DI EQUITA
Come dicevamo, Equita ha pensato bene di fare i conti in tasca a Montepaschi per capire come renderla appetibile agli occhi di un ipotetico sposo e ne è emerso che deve portare in dote una pulizia pari a 8,1 miliardi di euro di crediti deteriorati. In particolare, rilevano gli analisti di Equita che hanno rialzato il target price di Rocca Salimbeni da 1,3 a 1,6 euro dopo l’operazione con Amco, il de-risking permette di ridurre la percentuale di crediti deteriorati (npe ratio) dal 13% al 4,3%. In questo modo il livello sarebbe “non lontano dalla media europea del 3,3%” e Montepaschi – come ricorda l’Ansa – diventerebbe la seconda banca più pulita in Italia.
D’altro canto si otterrebbe una riduzione dell’indicatore di solidità patrimoniale Cet1 a regime (fully phased) al 10,3%, come risultato della contribuzione di 1,1 miliardi di patrimonio ad Amco.
Sempre secondo Equita la cessione degli Npl produrrebbe anche una riduzione del 4% del margine di interesse e un calo di 11 punti base del costo delc redito, con un saldo pari a 232 milioni di maggiori utili nel biennio.
Occorre pure considerare, comunque, che la riduzione dell’esposizione ai crediti deteriorati e l’indebolimento dei coefficienti patrimoniali comporterebbe per la controparte una diluizione del Cet1: Ubi e Banco Bpm dunque “avrebbero bisogno di almeno 1 miliardo di pre-oneri di ristrutturazione per ripristinare il capitale” precedente al merger.
Peraltro, anche se “la copertura dei rischi legali totali è fra le più alte di sistema (circa il 10%), l’entità assoluta (4,8 miliardi) può scoraggiare un teorico acquirente”.
COSA VUOLE FARE IL GOVERNO
La questione Mps peraltro agita Palazzo Chigi. Se infatti il ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri (Pd), ha ribadito l’intenzione di uscire dal capitale dell’istituto a partire dal 2021, l’altro partito di governo – il Movimento Cinque Stelle – replica con la presidente della Commissione Banche, Carla Ruocco, che l’istituto di credito deve rimanere pubblico al 100%.
Comunque, l’addio di Via XX Settembre potrebbe avvenire in maniera graduale: nel 2021 passerebbe dall’attuale 68% a meno di un terzo per poi scendere ancora negli anni successivi.
Il Banco, poi, potrebbe sfruttare a proprio vantaggio questa decisione del Mef tanto più che le autorità di vigilanza hanno ribadito varie volte che in questa fase per le aggregazioni non si chiederanno più richieste extra di capitale. Anzi Inoltre nelle scorse settimane il Comitato di Basilea ha autorizzato l’uso di riserve di capitale per affrontare la crisi e la Banca Centrale Europea ha fatto sapere che continuerà sulla strada delle misure straordinarie a favore del settore bancario.
TONONI: NESSUN CONTATTO CON BANCO BPM
Dalle parti del potenziale nubendo, Banco Bpm, non arriva però alcun segnale d’interesse. Il presidente Massimo Tononi, già al vertice di Mps, ha parlato di “assoluta infondatezza delle voci relative a contatti tra i due istituti”.
IL PROBLEMA DELLE CAUSE LEGALI
Da tenere sempre a mente la bomba dei rischi legali piazzata alla porta della Rocca. Giusto di recente l’Eurotower ha segnalato a Mps undici raccomandazioni su azioni da svolgere per migliorare gestione e governo del rischio legale.
A fronte di un petitum complessivo di 4,8 miliardi – di cui 3,9 miliardi a rischio di soccombenza ritenuto “probabile o possibile” -, riportava Radiocor, la Bce ha realizzato un’ispezione dedicata al rischio operativo tra gennaio e aprile 2019.
Secondo quanto emerso dalle risposte fornite dall’istituto di credito alle domande scritte inviate dai soci per l’assemblea, Francoforte chiede tra l’altro di migliorare la supervisione da parte del board, la struttura organizzativa, il ruolo del risk management, i controlli di primo livello, i meccanismi di reporting e le attività di internal audit.
Il Monte non ha reso noti i tempi richiesti dalla banca centrale per attuare le undici raccomandazioni.